Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza LA TEOSOFIA
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Il ruolo dell’umanità nell’evoluzione della terra secondo la visione teosofica Riccardo Taraglio
Esplorare insieme la visione teosofica riguardante il ruolo dell’umanità nell’evoluzione del pianeta terra è certamente un’attività affascinante per chi nutre un desiderio di conoscenza intellettuale, ma è altrettanto fondamentale per tutti noi, perché ci pone di fronte al senso dell’esistenza, al significato stesso della nostra presenza sul pianeta e del nostro posto fra gli esseri. Tuttavia è di fondamentale importanza comprendere che le risposte che possiamo darci, o che le tradizioni spirituali, filosofiche, politiche e via dicendo hanno cercato di offrire all’umanità nel corso del tempo, necessitano di una qualità particolare: la fede. Sì, anche in quei campi nei quali a prima vista la fede non viene presa in considerazione o non è materia di discussione, ogni volta che noi diamo credito ad una qualsiasi informazione o interpretazione della realtà, facciamo un atto di fede. Spesso preferiamo chiamarlo “atto di fiducia”, ma la sostanza non cambia: ci fidiamo di orientamenti politici, di dettami religiosi e di interpretazioni filosofiche senza avere la minima prova della loro Verità. Questa fede riposta in una qualsiasi delle interpretazioni della realtà, spesso è sufficiente a soddisfare la nostra insicurezza materiale, emotiva o mentale oppure ci aggrada per il tornaconto personale che può procurarci. Resta il fatto che non abbiamo idea di cosa sia la Verità e se il percorso e le esperienze che stiamo compiendo nella nostra esistenza siano orientate alla sua espressione. Insomma, non siamo certi da dove veniamo, chi siamo e dove stiamo andando, ma soprattutto non sappiamo se gli eventi che costituiscono la nostra esistenza personale, familiare, sociale e umana abbiano un senso, un significato, uno scopo nel disegno universale. Nell’uomo moderno la risposta alle domande di cui sopra, potrebbe essere a prima vista un elemento superfluo ma in realtà causa una grande irrequietudine. In primo luogo perché nonostante la scientificità e modernità nel nostro inconscio continuano a vivere indisturbati le paure, gli istinti e la creatività dell’uomo di Neanderthal, del Cro-Magnon e dell’Homo Sapiens (così come la boria intellettuale del Sapiens Sapiens!) ma soprattutto perché il nostro pensiero attuale richiede che tutto sia sotto controllo, che sia spiegabile e che, in definitiva, abbia un senso. Testimone di questo è la crescente necessità di “sicurezza” travestita da difesa dal terrorismo, da telecamere, controlli e via dicendo e poi dal dominio dei processori matematici, i computer, che in ogni angolo della nostra vita trasformano ogni colore, immagine, suono e via dicendo in numeri, in operazioni matematiche, in risultati che devono essere certi per essere accettabili. Così, il fatto che la nostra presenza sul pianeta, il nostro passato, il nostro futuro e la nostra stessa esistenza siano incerti, ci lascia interiormente perplessi e ci regala quel magnifico senso d’insicurezza che ci obbliga alla riflessione, che ci spinge a ricercare, ad agire, a inventare, a creare, a tentare di raggiungere delle risposte attraverso il cambiamento e il nuovo. Ogni nuova scoperta ci sembra l’ultima, ogni nuova religione ci appare o ci viene presentata come la definitiva, ogni nuova esperienza ci sembra la migliore e la più arricchente, lasciandoci però fortunatamente dopo pochi giorni, mesi, anni o secoli con la stessa irrequietezza interiore di prima. Sembra quasi che la Vita, fatta d’esperienze e scoperte, ci dica: il senso di me stessa è la Ricerca, è l’Espressività, è l’Esperienza. A questo punto possiamo dire che l’unica “cartina di tornasole” con la quale verificare la veridicità delle varie dottrine, filosofie o interpretazioni della Vita sia la nostra esperienza. In effetti, quando aderiamo ad una qualsiasi delle interpretazioni proposte, noi facciamo riferimento da un lato alle idee in esse contenute e dall’altro alla nostra esperienza con l’applicazione (anche solo nel mondo psicologico… tralasciando quello materiale) di quelle idee. La storia ci insegna che le dottrine interpretative della Vita, anche le più “buone”, hanno spesso causato atroci sofferenze all’umanità tramite la loro applicazione (per fare esempi: Cristianesimo, Comunismo, ecc.) e il grande potere della nostra mente che la rende “maestra d’illusione” ha spesso convalidato esperienze basate su idee che in realtà non hanno portato beneficio all’individuo. Sembra quasi che se la persona nutre un certo pensiero e una certa interpretazione della Vita, questa si manifesti nella sua esistenza con una serie di esperienze che convalidano quella interpretazione. Tuttavia un individuo che abbia un’opposta visione viene confortato da esperienze che ne confermano la validità… creando grande confusione in un terzo individuo che guarda il tutto dall’esterno! È ormai chiaro, grazie alle scoperte della fisica subatomica, secondo la quale lo sperimentatore influisce sull’esperimento, che il soggetto non è separato da quanto lo circonda e che quindi possa trovare un certo riscontro alle proprie supposizioni, idee ed interpretazioni nella realtà circostante. Tutto questo per dire cosa? Per ufficializzare di fronte all’umanità che tra noi e la Verità vi è l’esperienza personale (o di gruppo, non cambia la sostanza: mille persone che mentono non rendono vera una bugia!) e che da questa non si può prescindere. Non è certo un caso che il motto del Maharaja di Benares adottato dalla Società Teosofica sia: “Non vi è Dottrina superiore alla Verità” (“Satyat Nasti Paro Dharmah”) ponendo l’accento sul fatto che ogni spiegazione della Verità non sia in realtà la Verità stessa. Innanzitutto bisogna offrire qualche notizia sulla Società Teosofica e sulla Teosofia per poter, anche qui, comprendere quale sia la via e la struttura attraverso le quali vengono veicolate diverse idee circa l’Essere Umano e il suo Ruolo sul Pianeta. Diciamo subito che la Teosofia e la Società Teosofica non sono la stessa cosa. Se una rappresenta l’essenza delle conoscenze contenute nei percorsi spirituali, la seconda è la struttura che si è fatta carico di portare avanti un certo discorso e una certa consapevolezza a partire dal 1875. In questa data infatti, esattamente il 17 novembre a New York, il colonnello americano John Steel Olcott, insieme alla nobildonna russa Helena Petrovna Blavatsky e ad altre persone, diede vita alla Società Teosofica che aveva gli scopi dichiarati di:
diverse razze e religioni;
antichi popoli;
superiori dell’uomo. Presto questi principi vennero perfezionati e si giunse all’attuale formulazione: 1. Formare un nucleo della fratellanza universale senza distinzioni di razza, religione, sesso, casta o colore; 2. Incoraggiare lo studio comparato delle religioni, filosofie e scienze; 3. Investigare le leggi inesplicate della Natura e le facoltà latenti dell’uomo. La Società Teosofica è stata istituita essenzialmente con uno scopo: promuovere la fratellanza umana senza distinzioni (1) e per questo non aderisce a nessun credo e non può né fare proselitismo né enfatizzare un insegnamento qualsiasi. La Società Teosofica opera liberamente in quei paesi dove vi è libertà religiosa e politica e viene normalmente ostacolato dove vigono regimi dittatoriali. La creazione della Società Teosofica è stata ispirata, suggerita e guidata da alcune figure note come I Maestri di Saggezza, in particolare Koot-Homi e Morya. Episodi particolari segnarono i primi tempi della Società Teosofica, ma qui sarebbe troppo lo spazio richiesto per fare un discorso completo e pertanto si rimanda alla bibliografia. Basti sapere che i Maestri ebbero una fitta corrispondenza con Madame Blavatsky e anche con A. P. Sinnett, come testimoniano i due volumi de: “Le Lettere dei Mahatma”. In esse si trovano interessanti concetti circa l’uomo e la sua costituzione e storia, l’universo, le leggi inesplicate della natura, e soprattutto l’intento che li spinse a volere la Società Teosofica seppur senza un loro intervento diretto (mai!) Lo scopo della Società Teosofica è così chiarito nella lettera nr. 8 del 1880 dei volumi citati dove si afferma che “…Scopo della Società Teosofica è rendere sempre più consapevoli gli esseri umani…” e che “Esiste una sola Razza: quella dell’Umanità”, spronando chiunque sia capace di un gesto altruistico a fare qualcosa, anche minima, per il bene comune. Diversi fra i primi membri della Società Teosofica domandavano ai Maestri di manifestarsi anche all’esterno della Società per offrire prove tangibili della loro esistenza e della giustezza della causa, ma essi rifiutarono categoricamente. Nella lettera nr. 1 del 1880 ribadiscono il loro rifiuto nel dare dimostrazione pubblica, scientifica e inequivocabile della loro esistenza e dei loro poteri, perché avrebbe un effetto deleterio su chi se ne facesse testimone. Questo perché l’ignoranza nella quale si trovava l’umanità in quel momento della storia, ancora preda di pregiudizi e paure, oltre che non-conoscenza delle possibilità della Scienza dello Spirito, avrebbe solo portato derisione e richiesto prove sempre più spettacolari. Alla fine del XIX secolo si era solo nel primo periodo d’affrancamento dell’ignoranza dei secoli bui del dogmatismo e dell’intolleranza. Fu un mancato desiderio di sensazionalismo da parte dei Maestri o magari una paura del fiasco? La risposta è lasciata alla libertà di pensiero di ciascuno. Tuttavia non si pensi che l’ignoranza in ogni sua forma sia stata debellata: i mali della società ancora oggi sono costituiti dal pregiudizio basato sull’egoismo, sull’avversione ad abbandonare un ordine stabilito di cose per nuovi modi di vivere e di pensare (lo studio occulto richiede questo e molto di più…), sull’orgoglio e sull’ostinata resistenza alla Verità se essa capovolge le concezioni anteriori. Persino i primi teosofi biasimavano i Maestri per la loro segretezza che sarebbe meglio definire riservatezza. I Maestri affermarono con forza che i pregiudizi del mondo andavano vinti gradatamente e che finché fosse rimasta anche solo un’ombra di dogmatismo religioso, lì vi era pericolo di vita per chi portava il nuovo, anche in modo scientifico. Non dimentichiamo il trattamento subito da Socrate, Galileo, Robert Recorde (matematico morto per fame in prigione grazie alla derisione dei colleghi), Guglielmo Gilbert di Colchester, medico di Elisabetta I, avvelenato per aver anticipato Galileo nella critica al terzo movimento di Copernico e molti altri. Inoltre la Scienza Occulta e la Ricerca Esoterica necessitano di calma e di una cerchia ristretta di persone dagli intenti simili per poter essere portata avanti. I ciarlatani e gli impostori costituiscono gli scudi naturali degli adepti e bisogna tener conto che le conoscenze esoteriche sono armi nelle mani di malvagi e degli egoisti e quindi non è possibile divulgare i “segreti” prima della promozione di un miglioramento morale. I Maestri affermano che l’ordine pubblico e sociale viene proprio mantenuto dal riserbo. Nella lettera nr 2 del 1880 chiarivano il perché pochi potessero dedicarsi con serietà allo studio della Scienza Occulta e ancora meno erano quelli che potevano considerarsi Adepti: affermavano che i misteri non sono mai stati né potranno mai essere alla portata della grande massa, a meno che la filosofia religiosa dei Maestri non divenga universale. L’adepto è il fiore di una generazione d’investigatori in cui “molti sono i chiamati, pochi gli eletti” e questi ultimi lo sono anche grazie ai primi che hanno spostato anche solo di un millimetro la comprensione umana. Gli adepti sono pochi e non rispettano le prudenti considerazioni della scienza mondana e della sagacia, non hanno interesse a stupire, a convincere, a farsi riconoscere e considerare. La Scienza Occulta inoltre ha metodi di ricerca rigorosi come la scienza fisica, anche se si serve di strumenti diversi, e non è guidata dal caso e dal capriccio. Nonostante l’interesse portato avanti circa lo studio della Scienza Occulta e della Ricerca Esoterica, i Maestri si sforzarono sempre di ricordare ai fondatori della Società Teosofica che questa era stata creata con lo scopo di servire i propri simili, non di appagare le aspirazioni dell’individuo e che non sarebbe mai diventata, pena la sua disgregazione, una scuola di occultismo occidentale o per “occidentali annoiati”…. La Società Teosofica venne eretta in Ente Morale a Madras (India) il 3 aprile 1905. In Italia venne fondata il 1° febbraio 1902 (anche se il primo Centro Studi Teosofici fu promosso a Milano nel 1891 da Mrs J. Murphy in collaborazione con il filosofo di Locarno Alfredo Pioda) ed eretta in Ente Morale Filantropico-Culturale con decreto del Presidente della Repubblica n. 821 in data 15.9.1980 (G.U. n. 337 del 10/12/1980), riconoscendone in tal modo la pubblica utilità. La Società Teosofica è un’Associazione Internazionale apolitica e areligiosa composta da uomini e donne associati nel riconoscimento del principio di fratellanza umana. All’infuori di questo Principio Fondamentale non vi è nessun credo, fede o pratica obbligatori. L’Associazione si basa sul fondamentale diritto alla libera ricerca e sul conseguente rispetto di tutte le idee, come precisò il J.S. Olcott, Presidente Mondiale della Società Teosofica dal 1875 al 1907, nel suo discorso inaugurale quando affermò: “…noi siamo ricercatori seri, di mente imparziale che studia ogni cosa, saggia tutte le cose e si attiene a quanto vi è di buono… noi ricerchiamo, indaghiamo, non respingiamo nulla senza una giusta ragione e non accettiamo nulla senza prove, noi siamo studiosi, non maestri…” e che ritroviamo anche nelle parole della dottoressa Annie Besant, Presidente Mondiale dal 1907 al 1933: “Il vincolo d’unione tra i membri della Società Teosofica non è una credenza comune, bensì una comune ricerca della verità”. La Società Teosofica è composta da studiosi appartenenti a qualsiasi religione o a nessuna, uniti nell’approvare gli scopi della Società, con il desiderio di rimuovere gli antagonismi religiosi, sociali e culturali e di attrarre uomini di buona volontà, quali che siano le loro opinioni religiose o politiche, che manifestino il desiderio di studiare le verità spirituali, nonché di condividere con altri i risultati dei loro studi. L’importanza del primo principio della Società Teosofica non sta nel formare un gruppo a sé stante di "fratelli umani" che sono i soli a possedere la verità, ma nell’accettare al suo interno la presenza e la partecipazione di tutti coloro che sentono di appartenere alla fratellanza dell’umanità, senza lasciare che questa volontà venga sviata, osteggiata o cancellata da opinioni razziali, religiose, politiche e sociali. Chiunque aderisca senza riserbo al primo principio della Società Teosofica può entrarne a far parte, mentre starà a lui di approfondire e vivere la Teosofia. Si può quindi distinguere il membro della Società Teosofica che studia, si interessa, si impegna nell’approfondimento della Teosofia dal teosofo che invece vive la Teosofia. Ma cosa è la Teosofia? Il termine Teosofia è di origine greca ed è composto da Theos e Sophia, Divina Sapienza e veniva usato per indicare una sapienza derivata dall’ispirazione o intuizione diretta della verità. I fondatori della Società Teosofica si ispirarono alla Teosofia che distinse la Scuola Eclettica di Alessandria d’Egitto fondata da Ammonio Sacca (160-243 d. C.) e che si ritrova nel pensiero neoplatonico di Plotino, citata da Giamblico e da Dionigi la cui opera “Theologia Mystica” influenzò il pensiero medievale di Bonaventura, Bernardo di Chiaravalle, Meister Eckart, Taulero, Cusano, Marsilio Ficino, Paracelso, Boheme, Saint-Martin e diversi mistici sufi. Teosofia è sinonimo di Para-Vidya (Al di là della Conoscenza), Brahma-Vidya (Conoscenza dell’Eterno/Supremo), Atma-Vidya (Conoscenza del Sé). Secondo Blavatsky Teosofia è Sapienza/Conoscenza nota agli Dèi o Sapienza Divina e gli antichi teosofi si denominavano “theodidaktos” ovvero “istruiti dagli dèi”. Budha è un termine che si ritrova in Buddha, Buddhi, ecc. e che erroneamente viene associato al Buddismo di Gautama principe Siddharta. La parola Budha è paragonabile a Vidya: Saggezza/Conoscenza e in essa è celata la chiave e l’inizio del Sentiero Esoterico. Buddha: indica l’acquisizione della comprensione divina e dell’intelletto divino attraverso meriti e sforzi personali. Buddhi: indica la facoltà di conoscere, il canale attraverso il quale la conoscenza divina raggiunge l’Ego, il discernimento del bene e del male, la coscienza divina, l’anima spirituale veicolo di Atma. Bodhi: indica lo stato dell’essere (estasi) conosciuto anche come Samadhi, dove il soggetto raggiunge il culmine della conoscenza spirituale. La Conoscenza Esoterica o Scienza Esoterica procede per gradi come quella intellettuale e non è possibile comprendere e risolvere le questioni più complesse se non lo si è fatto con quelle più semplici. Si procede dunque un passo per volta, senza fretta, con costanza e coraggiosa determinatezza. Inoltre procedere in termini esoterici diviene difficile per una mente occidentale che si è sviluppata su basi materialistiche: abbiamo concezioni e capacità grossolane di pensare, siamo schiavi di concetti arcaici circa la Vita in generale, la nostra esistenza, la spiritualità, Dio, l’Uomo, il rapporto gerarchico nei Regni di Natura, la comprensione profonda della Realtà che invece di imputare alla nostra incapacità di intuire e concepire queste cose, preferiamo negarne l’esistenza con argomenti assurdi che alimentano solo se stessi o la nostra ignoranza. L’insegnamento esoterico è una trasmissione interna del significato profondo degli insegnamenti delle varie tradizioni e ciascuna di esse ne è depositaria. Esso viene nascosto ai più, tanto che nel Vangelo di Marco (IV, 34) si trova: “Egli non parlava alle moltitudini senza servirsi di parabole, ma in privato spiegava ogni cosa ai suoi discepoli”. Cosa rivelava ai discepoli? Le chiavi per interpretare le parabole nel modo corretto, chiavi che non si trovano a prima vista nei Vangeli. La Scienza Esoterica è perciò una Via Interiore alla Conoscenza, intendendo sia una interiorità che si riferisce ad un circolo ristretto di persone che procedono insieme sulla strada della conoscenza, sia una interiorità profonda che riguarda l’animo umano e la sua capacità di raggiungere il non-espresso, comprendere il non-detto, sapere il non-rivelato. Affrontando lo studio comparato delle Sacre Scritture di ogni tradizione è possibile scorgervi quegli elementi comuni che rivelano le chiavi per interpretare le parabole e le storie narrate alle moltitudini e questa è la Teosofia di Studio che ci permette di scorgere la Sapienza Divina in possesso dell’umanità. Un ulteriore livello della Sapienza Divina è la Teosofia di Rivelazione che testimonia come le conoscenze interiori delle Sacre Scritture provengano da esseri che di tanto in tanto si manifestano nella storia umana, rivelando per gradi parte del prezioso patrimonio della Scienza dello Spirito. Un terzo livello di Sapienza Divina è la Teosofia di Esperienza che è la vera Scienza Esoterica perché permette di sperimentare in se stessi la realtà delle conoscenze con le quali si entra in contatto tramite le prime due. Il nostro concetto di Tempo è ormai superato, ma continuiamo a utilizzarlo anche per questioni che sfuggono il semplice vivere materiale. Basiamo le nostre relazioni con noi stessi, con gli altri, con ciò che ci circonda, con l’invisibile e con la Vita in genere secondo il materialistico concetto di Passato, Presente e Futuro che non appartiene alle attuali scoperte della Scienza moderna e soprattutto che è stato sostituito già da tempo da quello di Continuo-Infinito-Presente di cui Bernardino del Boca parlava spesso. La Filosofia Esoterica spoglia le religioni dalle loro vesti umane e mostra la radice comune dalla quale tutte derivano. Dimostra la necessità di un principio divino assoluto nella Natura, non nega la divinità, ma si allontana dagli Dèi delle religioni monoteistiche. La Teosofia non è una “nuova religione” perché le conoscenze che essa diffonde non sono nuove e non sono tese alla credenza o alla creazione di un organismo o di una struttura. La Teosofia aiuta a fare la sintesi delle varie religioni per trovarvi quegli elementi comuni a tutte. Essi si possono così sintetizzare: Dio:
L’essere umano:
La legge divina:
Si evincono diverse ed interessanti consapevolezze da questi principi: 1) Malgrado le apparenze tutte le cose cooperano al bene finale con intelligenza e precisione. 2) Malgrado le apparenze tutte le circostanze sono necessarie allo scopo e al bene finali. 3) Malgrado le apparenze tutte le cose che ci circondano cooperano con noi al raggiungimento dello scopo e del bene finali. 4) Malgrado le apparenze tutto l’universo tende a beneficiare l’essere umano. Vi sono anche altre consapevolezze riguardo all’essere umano: 1) È un essere spirituale che si esprime attraverso numerosi veicoli, tra i quali il corpo fisico è il più denso. 2) Deve considerare ogni cosa dal punto di vista dello spirito e ogni volta che avviene una lotta interiore deve identificarsi con la parte più alta del proprio essere. 3) Quella che consideriamo “propria vita” è in realtà una sola giornata di una più vera e più ampia esistenza e la morte rappresenta solo un cambiamento di stato. 4) Ha dietro di sé una storia evolutiva immensa, il cui studio è affascinante e istruttivo, così come ha davanti a sé un futuro evolutivo altrettanto interessante. 5) Ogni essere umano raggiungerà la meta anche se a prima vista parrebbe il contrario. Tutto ciò richiede intuizione, calma, riflessione, comprensione profonda, consapevolezza dell’inesistenza del caos e dell’inconsistenza del senso di solitudine o separatività che esiste in noi a livello psicologico. L’essere umano è un qualcosa di estremamente interessante, le cui profondità dell’animo sono talmente grandi che non vi può essere noia nell’interessarsi ad esse tramite la conoscenza di sé e degli altri. Chi comprende tutto ciò ha il dovere di cooperare intelligentemente. Questo è il concetto di Servizio. Infine, anche la Legge Divina offre consapevolezze profonde: 1) Ogni pensiero, parola e/o azione produce un effetto preciso, visibile e/o invisibile, vicino e/o lontano, collegabile alla causa o meno. 2) Questo effetto non è punizione o ricompensa (fine del valore morale delle azioni) rispetto alla causa, ma solo una sua semplice e precisa conseguenza, entrambe indissolubilmente unite come due facce della stessa moneta. 3) Studiare e comprendere questa legge è rendersi consapevoli della sua azione nella Vita, e l’essere umano può così utilizzarla come fa con altre leggi di natura. Le FontiLa Teosofia che la Società Teosofica si impegna a rendere materia di riflessione ha alla base gli scritti di H. P. Blavatsky pubblicati con il titolo di “La Dottrina Segreta”, a sua volta basata su Le Stanze di Dzyan (o Dzan), un libro sconosciuto in occidente, su foglie di palma (rese inalterabili a fuoco, aria e acqua tramite un procedimento speciale) redatto in Senzar, la lingua sacerdotale segreta dettata dagli Esseri Divini ai Figli della luce nell’Asia Centrale all’inizio della nostra Quinta Razza Madre, ignota ai filologi. Sembra che Siphrah Dzenioutha e il Sepher-Yetzirah dei kabalisti ebrei, il Shuking della Cina, l’Ermete Thoth dell’Egitto, i Purana dell’India, il Libro dei Numeri caldeo e il Pentateuco siano derivati dal testo citato. Il corpo principale delle conoscenze contenute ne Le Stanze di Dzyan si trova sparso in moltissimi manoscritti sanscriti tradotti e non. Le Stanze di Dzyan sono quindi una rivelazione antichissima data ai padri del genere umano e contenuta in frammenti di documenti nascosti e sconosciuta ai più. In essa sono contenute le informazioni circa l’Evoluzione Cosmica e l’origine della Vita sulla Terra, essere umano compreso Quindi è un misto di rivelazione dei Maestri che però si attengono ad opere già in possesso dell’umanità anche se sparse per i cinque continenti. I manoscritti tuttavia mancano delle “chiavi” per la codifica e spesso rimangono incomprensibili. Le nazioni e tradizioni interessate sono quelle di Cina, Giappone, India, Tibet, Mongolia, Egitto, Caldea. La Dottrina Segreta in un primo momento fu giudicata un’invenzione di Madame Blavatsky, come avvenne per i Veda fino al 1820. Nei primi anni del XX secolo, e negli anni successivi, tuttavia si è approfondita l’enorme quantità delle citazioni della compilatrice e si è compreso che, a parte rari casi, H. P. B. aveva attinto da testi di comprovata esistenza (anche se momentaneamente sconosciuti) conservati però in luoghi diversi e molto distanti fra loro. Una donna, in una sola vita, non avrebbe potuto aver accesso a quella quantità di informazioni tenendo conto dei mezzi di spostamenti limitati per l’epoca e pertanto la Dottrina Segreta costituisce un misterioso evento nella storia della letteratura. Per i teosofi invece è un preziosissimo tesoro di sapienza divina, “Teosofia” appunto. In questo caso l’utilizzo di facoltà umane che per l’essere umano attuale rimangono “paranormali o eccezionali” sono state un valido supporto alla compilazione della Dottrina Segreta e alla rivelazione da parte dei Maestri. La Dottrina Segreta non deve essere giudicata come un’immensa riserva di conoscenze occulte (anche se limitate rispetto a quelle realmente disponibili) date in pasto alla curiosità intellettuale o al prurito spiritualista e magico degli studiosi, ma semplicemente come le basi solide su cui poggia il concetto di Fratellanza Universale proposto dai Maestri e perseguito dalla Società Teosofica. La base della Fratellanza Universale è la proclamazione che in ogni essere umano vi è una Natura Divina. Essa non si è ancora rivelata completamente, ma è in via di sviluppo lungo le linee dell’evoluzione. Sapienza, Tenerezza e Compassione sono le qualità della Natura Divina divenuta operativamente cosciente nell’essere umano. In tutte le religioni è presente l’idea della Natura Divina dell’essere umano. Nel Cristianesimo è testimoniato da Gesù quando risponde ai Giudei citando il salmo LXXXII, 6: “Voi siete Dèi, e tutti voi siete figli dell’Altissimo” o nella Lettera ai Corinti I, III, 16 di San Paolo: “Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?”. Nell’Induismo lo si ritrova Nella Bhagavad Gîtâ X, 20, quando si legge: “Disse il Signore: Io sono lo Spirito dimorante nel cuore di ogni creatura”, concetto presente nel saluto tibetano Namastè ovvero: “Io saluto il dio in te” o nel mantra Om mane padme hum. Questa idea della Natura Divina insita nell’essere umano è il caposaldo dell’azione della Società Teosofica tramite le sue attività.
La posizione e il ruolo dell’essere umanoI Maestri per far comprendere la linea evolutiva dell’essere umano utilizzarono il concetto di “onda di vita” che in milioni di anni passerebbe da un globo all’altro, dal minerale alla pianta, all’animale e all’essere umano, cambiando manifestazione. È evidente che la piena manifestazione della Natura Divina passa per un tempo lunghissimo e in innumerevoli espressioni corporee, tanto che l’idea di rinascite successive è quantomeno insita in tale concetto, anche se non con il significato solito che gli si dà con la parola “reincarnazione”. La Fratellanza Universale è pertanto il Piano a lungo raggio dei Maestri di Saggezza, gli Adepti, e il disegno segreto della manifestazione dell’Uomo sulla Terra. La F. U. poggia sulla Natura Divina dell’essere umano che va con ogni mezzo aiutata ad esprimersi. Questo avviene senza mortificare la natura corporea (con fame, violenze e sporcizia) ed educando quella emotiva e mentale attraverso le arti, le scienze e le filosofie. Dal 1875 al 1918 ogni Gruppo Teosofico del mondo ha emanato sul piano mentale l’idea della Fratellanza Universale che ha trovato espressione concreta nella fondazione negli Stati Uniti nel 1920 (voluta però nel 1919 da Wilson) della Lega delle Nazioni e in seguito delle Nazioni Unite, che seppur imperfetta ancora oggi rappresenta una speranza per il futuro dell’umanità. I due concetti di Natura Divina e Fratellanza Universale si esplicano nell’azione interiore ed esteriore attraverso alcune qualità che si potrebbero riassumere nell’idea di Compassione. H. P. B. scrive nel libro “La Voce del Silenzio”: “Tenda la tua anima l’orecchio a ogni grido di dolore, come il loto apre il suo cuore per bere il sole mattutino. Il sole ardente non asciughi una sola lacrima di dolore, prima che tu stesso non l’abbia tersa dall’occhio del sofferente. Ma ogni rovente lacrima umana cada sul tuo cuore e vi resti; né tergerla mai, finché non sia rimesso il dolore che la produsse. Queste lacrime, o tu dal cuore pieno di compassione, sono i rivi che irrigheranno i campi della carità imperitura”. In queste parole sono chiare le linee guida della Società Teosofica sia per quanto riguarda l’azione sociale sia per l’educazione interiore. Il Maestro Morya ben sottolineò che la decadenza dell’India fu causata dal senso di separatività che le caste istituirono, evidenziando che la Società Teosofica non dovesse cadere nello stesso errore tralasciando i suoi doveri e perpetrando la sofferenza dell’Orfana Umanità come la definiva Koot-Homi. A partire da questo concetto di Natura Divina nell’uomo alla base della Fratellanza universale, si costituisce tutta la struttura del pensiero teosofico che in realtà è derivato dalla Scienza Esoterica o Conoscenza Occulta raccolta nella Dottrina Segreta. Con questo si vuole evidenziare che in realtà non esiste una “dottrina teosofica” anche se a prima vista le spiegazioni e gli scritti di H. P. B. o di altri autori potrebbero essere così interpretati. Secondo la Dottrina Segreta l’Essere Umano ha una composizione complessa di veicoli attraverso i quali si esprime uno Spirito Immortale, quella Natura Divina di cui si è parlato, che faticosamente si apre una strada di manifestazione . Inoltre l’Essere Umano è suddiviso in Sette Umanità che appaiono sulla Terra in età successive ed epoche di lunga durata. Questi “veicoli dell’anima” sono tre per quanto riguarda la personalità e quattro per quanto riguarda lo spirito: 1) Piano Fisico 2) Piano Astrale 3) Piano Mentale 4) Piano Intuitivo 5) Piano Spirituale 6) Piano Monadico 7) Piano Divino Faremo a breve un discorso su questo tipo di manifestazione.
Gettiamo ora lo sguardo anche sull’evoluzione generale dell’umanità secondo il pensiero teosofico che la suddivide in Sette Grandi Razze composte ciascuna da Sette Sotto-Razze. Oggi si manifesta e agisce la Quinta Razza Madre e sono particolarmente attive la Sesta e la Settima Sotto-Razza. Questo tipo di evoluzione si situa all’interno di più ampie categorie quali quelle dell’Evoluzione Cosmica e di quella Planetaria. Ma procediamo con ordine per non creare eccessiva confusione e tenendo a mente che, per quanto ci interessa, rimangono capisaldi fondamentali la Fratellanza Universale e la Natura Divina dell’essere umano. A questi due concetti vanno riferite tutte le idee successivamente espresse. È evidente che nella Teosofia non viene negato il concetto di Dio, ma lo si aliena da tutte quelle espressioni che lo vorrebbero possesso di qualcuna delle religioni monoteiste oppure di qualche individuo particolare. Dio (o meglio la Divinità, il Divino) è un’Essenza della quale ogni attributo è superfluo. Semplicemente si può dire che È. Per sua natura rimane inconcepibile dalla mente umana, anche dalla più raffinata, perché essa è comunque finita e non riesce a concepire qualcosa di infinito. Il Dio delle religioni, il Dio creatore non ha nulla a che fare con l’Essenza Assoluta. Potremmo invece avvicinarci al concetto di Dio creatore chiamando in causa il Logos, da cui emanano le due nature che chiamiamo Spirito e Materia. Spirito e Materia sono indissolubilmente legati fra loro e non possono esistere l’uno senza l’altra e viceversa. La Materia è la manifestazione visibile, tangibile e sperimentabile delle Spirito: l’una Veicolo, l’altro Coscienza; l’una Femminile, l’altro Maschile. Ecco la radice dei due concetti di cui si diceva come fondamento del nostro procedere. Tralasciando complessi discorsi circa la natura della Sostanza pre-cosmica e dell’Ideazione pre-cosmica e di tutti gli stadi successivi fino ad arrivare alla nostra manifestazione, dedichiamoci più da vicino al tema dell’intervento. La Materia ha diversi gradi di manifestazione e alla base di essi vi è un principio animatore che viene generalmente chiamato “vita”. Seguendo rapidamente la manifestazione della Vita, essa si esprime in forme successive in cui si evolve la coscienza (proprio per l’interazione fra la Vita e la Forma), dal minerale al vegetale, da questo all’animale, dall’animale all’uomo. Lungo la scala evolutiva si è concretizzato anche nella Scienza il concetto di evoluzione che in ultima analisi fa derivare l’essere umano dalla scimmia. La Teosofia, ma ultimamente anche la Scienza, si allontana da questo tipo di concezione, comprendendo che la scimmia è piuttosto un uomo non-evoluto, una degenerazione della linea evolutiva umana, in qualche modo un cugino invece che un antenato. La Forma deve sottostare alle leggi della materia, non la Vita. La Forma è soggetta al Tempo e allo Spazio, non la Vita. La Forma è destinata a nascere, crescere, riprodursi e morire, non la Vita. La morte pertanto rappresenta un cambiamento di stato per la Forma e il passaggio ad altra manifestazione per la Vita. La Vita abbandona la Forma al momento della morte. Tutto il processo evolutivo dopo lunghissimo Tempo, si esprime nell’essere umano. Nella concezione teosofica l’Uomo è un qualcosa di molto complesso che non è vicino al comune concetto di essere umano. I Dhyan Choan, gli Angeli e Arcangeli, sono Uomini anche senza essere mai passati dalla manifestazione dell’umanità da noi concepita. L’uomo è un qualcosa di grande, l’unione di due principi: uno proviene dal Regno Animale come Secondo Aspetto del Logos, mentre l’altro proviene direttamente dal Primo Aspetto del Logos. L’evoluzione l’ha portato all’individualizzazione e a staccarsi dall’Anima Gruppo relativa agli Animali.
La Monade è la Scintilla Divina che costituisce l’aspetto più alto dell’Uomo, è il Sé o Io Superiore. La Monade non può manifestarsi oltre il Piano Monadico e quindi si proietta nei piani sottostanti che hanno solo così una rappresentazione della Scintilla Divina, non la sua reale presenza. Sul Piano Spirituale la Monade esprime il principio di Volontà-Potere e sul Piano Intuitivo quello di Intuizione. Sul Piano Mentale Superiore proietta il suo terzo aspetto di espressione e di manifesta come Intelligenza Astratta o Attività Creatrice. Questi tre aspetti della Monade formano l’Individualità, conosciuta anche come Ego o Sé o Io Superiore di cui Assagioli ha introdotto l’idea nella sua Psicosintesi. È da tenere bene a mente che queste entità di cui abbiamo parlato non sono assolutamente la Monade, ma solo una sua espressione nei Piani Spirituale, Intuitivo e Mentale Superiore. L’Ego a questo punto ha necessità anch’esso di veicoli attraverso i quali manifestarsi sugli ulteriori tre Piani: quello Mentale Inferiore, Emotivo-Astrale e Materiale-Fisico. L’Ego trova quindi nei Piani Mentale Inferiore, Emotivo-Astrale e Materiale-Fisico il mezzo per manifestare i suoi principi e quando lo fa sul Piano Mentale Inferiore, l’Intelligenza Astratta si trova a contatto con materia più densa e tale limitazione la porta ad esprimersi come Intelligenza Concreta (la Mente). In modo analogo l’Intuizione nel suo aspetto di Amore-Saggezza si limita e trasforma in Sentimento ed Emotività esprimendosi sul Piano Astrale. L’aspetto di Volontà-Potere si limita anch’esso e diviene Azione sul Piano Fisico. Si costituiscono quindi i relativi veicoli o corpi che prendono il nome di Personalità. Sarebbero necessari diversi giorni per esplorare e approfondire ogni aspetto della Personalità, la costituzione dei corpi e le loro espressioni e tutto il resto e per il nostro discorso credo siano sufficienti le informazioni fino a qui date. Giunti al termine della nostra riflessione possiamo ora dare alcune risposte alle domande sollevate da questo convegno, perlomeno secondo la visione teosofica. D) Perché la Ricerca Esoterica oggi? R) Perché è necessario fornire gli strumenti per una seria ricerca nelle regioni interiori e dello Spirito, offrendo attraverso manifestazioni differenti le prove della Vita alla base della manifestazione stessa. Tali espressioni non necessariamente devono essere presentate come insegnamenti spirituali, ma semplicemente come una way of life, un modo di vivere, un art de vivre, che possa giustificare un miglioramento della condizione umana personale, sociale e generale del pianeta. Come ben si è detto: “La via dell’esoterismo è il sentiero che conduce a un cambiamento attivo della coscienza attraverso una visione spirituale della natura e dell’uomo” e solo tale visione è in grado di portare all’effettivo miglioramento di cui abbiamo parlato. Inoltre il pensiero esoterico permette di superare le barriere che separano gli individui, i gruppi, le religioni e i popoli per giungere allo sviluppo dell’idea dell’inutilità di ogni settarismo, proselitismo o divisione, in modo che si possa realizzare la Fratellanza Universale, condizione essenziale per la Pace e l’Armonia sulla Terra. D) Comunicabilità delle conoscenze esoteriche? R) Impossibile, altrimenti divengono exoteriche. Il segreto/riservatezza protegge le verità. Queste, nascoste per millenni ai più, non possono e non devono essere rivelate alle masse finché un maggiore sviluppo morale non si manifesti nell’individuo e nell’umanità in generale, per i pericoli che esse vengano messe al servizio degli aspetti inferiori dell’essere umano. Attenzione anche all’idea da parte dei ricercatori di detenere un qualche potere sugli altri, sulla Natura o sulla Vita in generale. L’Esoterismo è infatti una vita spirituale che vive di simboli e le dottrine esoteriche offrono chiavi interpretative per decodificare il senso profondo. Si possono comunicare tali chiavi a chi è in cammino, per gradi, perché l’esperienza personale offre la dimensione di ciò che si sta vivendo ed è legata alla trasformazione interiore quale valore e condizione per avvicinamento alla meta. Essenzialmente i simboli possono passare attraverso la letteratura, l’arte e la psicologia senza “disturbare” troppo gli esseri umani ancora affetti da materialismo o da filosofie politiche che negano lo spirito nell’uomo.
Nota (1) In realtà la Società Teosofica venne ispirata per combattere la filosofia materialistica che dall’Occidente stava infettando il mondo a partire dalla diffusione della scienza positivista. Dapprima Madame Blavatsky e Olcott tentarono di lavorare con gli Spiritisti, unici a credere in una sopravvivenza dell’anima al di là del corpo, ma questi non riuscirono a staccarsi dai fenomeni medianici per dedicarsi allo studio della scienza della vita e alla filosofia e quindi seguirono un ordine giunto ad H. P. B. nel luglio 1875 che ingiungeva di “… fondare una società filosofico-religiosa, sceglierne il nome e coinvolgere nell’impresa Olcott”. Il 30 ottobre 1875, 17 persone formularono le regole della Società Teosofica ed elessero le cariche sociali, comunicando ufficialmente al pubblico che “… gli scopi della Società sono di raccogliere e diffondere la conoscenza delle leggi che governano l’universo” senza che vi compaia alcun accenno alla “fratellanza”. Una dimenticanza o tra queste leggi era incluso tale concetto? Neppure nella prima opera di H. P. B. “Iside Svelata” si fa riferimento alla “fratellanza”. Eppure nelle lettere dei Maestri il Mahatma K. H. asserisce che tutti gli Adepti, soprattutto quelli di massimo grado, “… desiderano una fratellanza, una reale Fratellanza Universale…”, ritenendo che questa era la sola base sicura di una moralità universale e che anche fosse un sogno, per lo meno sarebbe un nobile sogno degno di essere perseguito. Perentoriamente il Maha Chohan affermò: “Perisca piuttosto la Società Teosofica e con entrambi i suoi sfortunati fondatori piuttosto che noi dovessimo permettere ad essa di diventare un’accademia di magia, un vestibolo di occultismo”. Riccardo Taraglio
bibliografia Barker A. T. (a cura), Le Lettere dei Mahatma ad A. P. Sinnett (op. in 2 volumi), Trieste, Editrice Libraria “Sirio”; Jinârajâdasa Currupumullage, Il Mistero della Vita e della Forma, Trieste, Editrice Libraria “Sirio”; Trine R. W., In Armonia con l’Infinito, Milano, Edizioni “Alaya” …e altri testi presenti nell’elenco successivo.
tratto dal sito ufficiale della Società teosofica Italiana:
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