Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza LA TEOSOFIA
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La Teosofia di H.P. Blavatsky
Secondo i lessicografi, il termine theosophia deriva da due parole greche: theos (dio) e sophos (saggio). (…) Thomas Vaughan ci offre questa definizione: “Il Teosofo propone una teoria di Dio, o delle opere di Dio, basata non su una rivelazione, ma su un’ispirazione che gli viene dall’interno”. Partendo da questo punto di vista, ogni grande pensatore e filosofo, soprattutto ogni fondatore di una nuova religione, scuola di filosofia o setta, è necessariamente Teosofo. La Teosofia e i Teosofi sono dunque esistiti da quando la prima luce del pensiero nascente ha fatto istintivamente cercare all’uomo i mezzi per esprimere le sue opinioni indipendenti. (…) I Teosofi esistevano prima dell’era cristiana, malgrado gli scrittori cristiani assegnino lo sviluppo del sistema teosofico eclettico al principio del III° secolo della loro Era. Diogene Laerzio fa risalire la Teosofia ad un periodo anteriore alla dinastia dei Tolomei, e segnala come suo fondatore uno Ierofante egiziano chiamato Pot-Amun, nome copto che significa sacerdote consacrato ad Amun, dio della Saggezza. Ma la storia ci dice che a rianimare la Teosofia fu Ammonio Sacca, il fondatore della Scuola Neo-Platonica. Lui e i suoi discepoli si denominavano essi stessi “Philatethes” o amanti della Verità, mentre altri li chiamavano “Analogisti” perché interpretavano le leggende sacre, i miti simbolici e i misteri con l’aiuto d’analogie o di corrispondenze, in modo che gli avvenimenti che si producevano nel mondo esteriore erano considerati esprimere attività ed esperienze dell’anima umana. Lo scopo e l’intenzione d’Ammonio era di conciliare tutte le sette, tutti i popoli e tutte le nazioni per riunirli in una fede comune: la credenza in un Potere Eterno, Supremo, Sconosciuto e Innominabile, che governa l’Universo tramite Leggi immutabili ed eterne. Egli si proponeva di provare l’esistenza di un sistema primitivo di Teosofia che, all’origine, era essenzialmente identico in tutti i paesi; d’incoraggiare gli uomini ad abbandonare le loro lotte e le loro dispute per unire i loro sforzi e i loro pensieri come figli di una stessa madre, di purificare le antiche religioni, pian piano corrotte e oscurate, da tutte le scorie dell’elemento umano, riunendole ed esponendole su principi puramente filosofici. È per questo che i sistemi Buddista, Vedantino e Magico o Zoroastriano, erano insegnati nella Scuola Teosofica Eclettica unitamente alle filosofie della Grecia. Da ciò derivano quindi le caratteristiche eminentemente Buddiste e Indiane diffuse fra gli antichi Teosofi d’Alessandria: il rispetto dovuto ai genitori e alle persone anziane, l’affetto fraterno per l’intera razza umana e un sentimento di compassione anche per l’animale più ottuso. Cercando di stabilire un sistema di disciplina morale che mostrasse agli uomini il dovere di vivere secondo le leggi dei loro rispettivi paesi, e volendo elevare il loro spirito attraverso la ricerca e la contemplazione della Verità Una ed Assoluta, Ammonio aveva per scopo principale, tramite cui egli pensava di pervenire agli altri, di estrarre dai diversi insegnamenti religiosi, come da uno strumento a molte corde, una melodia completa e armoniosa, che avrebbe trovato un’eco in tutti i cuori amanti della verità. (…) La Teosofia è dunque l’antica Religione-Saggezza, la dottrina esoterica un tempo conosciuta in tutte le nazioni civili. Tutte le antiche scritture ci mostrano questa “Saggezza” quale emanazione del Principio divino; e si comprenderà meglio ciò che essa è se si ricorda che essa si dimostra incarnata in nomi quali la Bodhi indiana, Nebo babilonese, Thoth di Menfi, Ermete della Grecia o anche nei nomi di certe dee come Métis, Neith, Atena, la Sophia gnostica e infine nei Veda, che derivano il loro nome dal verbo “conoscere”. Tutti gli antichi filosofi dell’Oriente e dell’Occidente, gli Ierofanti dell’antico Egitto, i Rishi di Aryavarta, i Teodidaktoi della Grecia, racchiudevano sotto questa designazione tutta la conoscenza delle cose occulte ed essenzialmente divine. La Mercavah dei Rabbini Ebrei (i loro scritti popolari e secolari) era considerata solo come il veicolo o l’involucro esteriore che conteneva le conoscenze esoteriche superiori. I Maghi di Zoroastro erano istruiti ed iniziati nelle caverne e nelle logge segrete della Bactriana; gli Ierofanti egiziani e greci avevano le loro aporrhêta, o riunioni segrete, durante le quali il Mystê diventava un Epoptês, un Veggente. (…) Per dare una definizione completa della Teosofia, dobbiamo esaminarla sotto tutti i suoi aspetti. Il mondo interiore non è stato sempre nascosto a tutti da un’oscurità impenetrabile. Grazie a quell’intuizione superiore acquisita attraverso la Theosophia, o conoscenza Divina che trasporta la mente dal mondo della forma in quello dello spirito senza forma, certi uomini sono stati capaci in tutti i tempi e in tutti i paesi, di percepire cose nella mondo interiore o invisibile. È questo il “Samadhi” o il Dyan Yog Samadhi degli asceti indù, il “Daimonion photi” o illuminazione spirituale dei Neoplatonici; la “confabulazione siderale delle anime” dei Rosa-Croce o dei filosofi del Fuoco; ed anche l’estasi dei mistici o dei mesmeristi e degli spiritisti moderni; tutti identici in natura, anche se diversi nelle loro manifestazioni. La ricerca del “Sè” divino dell’uomo, così spesso erroneamente considerata come la comunicazione individuale con un Dio personale, è stato il fine di ogni mistico, e la credenza nella sua possibilità sembra risalire alla genesi dell’umanità, benché ogni popolo le abbia dato un nome diverso. Così Platone e Plotino chiamano “opera Noëtica” ciò che negli Yoga e nello Srotriya è definito Vidya. “Attraverso la meditazione, la conoscenza di se stesso e la disciplina intellettuale, l’anima può elevarsi alla visione della verità, della bontà e della bellezza eterne - vale a dire alla Visione di Dio - o all’epopteia”, come dicevano i Greci. “L’unire l’anima individuale all’Anima Universale”, diceva Porfirio, “esige una mente perfettamente pura. Tramite l’autocontemplazione, la castità perfetta e la purezza del corpo, l’uomo può avvicinarsi ad esso e ricevere, in quello stato, la vera conoscenza e la percezione profonda”. E Swami Dayananda Saraswati, che non ha letto né Porfirio né le opere degli altri autori greci, ma che è un gran conoscitore della scienza vedica, dice nel suo Veda Bhashya (upasana prakara ank. 9) “Per raggiungere Diksha (le più alte iniziazioni) e Yog, bisogna praticare secondo le regole… L’anima, nel corpo umano, può compiere le più grandi meraviglie se acquisisce la conoscenza dello Spirito Universale (o Dio), e se si familiarizza con le proprietà e qualità (occulte) di tutto ciò che esiste nell’universo. Un essere umano (un Dikshita o iniziato) può così acquisire il potere di vedere e di sentire a grandi distanze”.
(…) I Teosofi d’Alessandria erano
divisi in neofiti, iniziati e maestri o ierofanti, e le loro regole
erano ricalcate su quelle degli antichi Misteri d’Orfeo il quale,
secondo Erodoto, le aveva portate dall’India. Ammonio obbligava i
suoi discepoli a ‘fare il giuramento di non rivelare le sue dottrine
superiori, tranne a coloro che se n’erano mostrati del tutto degni e
che avevano imparato a considerare gli dei, gli angeli e i demoni
degli altri popoli secondo l’hyponoia esoterica, o “significato
nascosto”. Plotino, l’allievo d’Ammonio, “l’istruito da Dio”, ci dice che la gnosi segreta, o la conoscenza della Teosofia, ha tre gradi: opinione, scienza ed illuminazione. “Il mezzo o lo strumento per acquisire la prima, è la sensazione o percezione; per pervenire alla seconda, la dialettica; per la terza è l’intuizione. La ragione è subordinata a quest’ultima, perché l’intuizione è conoscenza assoluta, fondata sull’identificazione della mente con l’oggetto conosciuto”. La Teosofia è, si potrebbe dire, la scienza esatta della psicologia; in rapporto alla medianità naturale, è ciò che è la conoscenza di un Tyndall paragonata alle nozioni di fisica di uno scolaro. Essa sviluppa nell’uomo una visione diretta; quella che Schelling chiama “una realizzazione nell’individuo dell’identità fra soggetto e oggetto”; in maniera tale che sotto l’influenza e grazie alla conoscenza di hyponoia, l’uomo pensa pensieri divini, vede tutte le cose come sono in realtà, e finisce col diventare il “ricettacolo dell’Anima del Mondo”, per adoperare una delle più belle espressioni di Emerson. “Io, l’imperfetto, adoro il Perfetto, che è me stesso”, egli dice nel suo superbo Saggio sulla Super-Anima. Oltre a questa psicologia o studio degli stati dell’anima, la Teosofia coltiva tutti i rami scientifici e artistici. Essa conosceva perfettamente quello che oggi chiamiamo comunemente, mesmerismo. I Teosofi respingevano la Teurgia pratica o “magia cerimoniale”, alla quale il clero Cattolico Romano è così spesso ricorso nei suoi esorcismi. Solo Giamblico, superando gli altri eclettici, aggiunse la dottrina della Teurgia alla Teosofia. L’uomo, ignorante del vero significato dei divini simboli esoterici della natura, è soggetto a non comprendere i poteri della propria anima e ad attirare le forze oscure e malvagie che si aggirano attorno all’umanità - creazioni sinistre e tenaci dei crimini e dei vizi umani - invece di comunicare spiritualmente e mentalmente con gli esseri celesti superiori, con gli spiriti buoni (gli Dei dei teurgi della Scuola Platonica). Egli può cadere così dalla Teurgia (magia bianca) nella Goetia (magia nera o stregoneria). E tuttavia, né la magia bianca né la magia nera sono ciò che la superstizione popolare intende con questi termini. La possibilità di “evocare gli spiriti” con la chiave di Salomone è il colmo della superstizione e dell’ignoranza. Solo la purezza delle azioni e dei pensieri può metterci in rapporto “con gli dei” e condurci al fine che desideriamo raggiungere. L’alchimia, che molti pensano essere stata una filosofia spirituale ed anche una scienza fisica, apparteneva agli insegnamenti della scuola teosofica.
(…) È un fatto ben conosciuto che
né Zoroastro, né Budda, né Orfeo, né Pitagora, né Confucio, né
Socrate, né Ammonio Sacca, hanno lasciato degli scritti. La ragione
è evidente. La Teosofia è un’arma a doppio taglio, pericolosa per
l’ignorante e l’egoista. Come ogni filosofia antica ha i suoi
aderenti fra i moderni ma fino ad un’epoca recente i suoi discepoli
erano pochissimi e appartenevano alle sette e alle opinioni più
diverse. “Interamente speculativa, senza creare una scuola, la
Teosofia ha tuttavia esercitato un’influenza silenziosa sulla
filosofia; e senz’alcun dubbio verrà il momento in cui queste idee,
diffuse in silenzio, imprimeranno un orientamento nuovo al pensiero
umano”, osserva Kenneth R. H. Mackenzie, IX°… lui stesso mistico e
Teosofo, nella sua importante opera The Royal Masonic Cyclopaedia. (…) E' alla Teosofia stessa che si attribuisce una tale conoscenza universale, e non a qualche membro individuale della Società Teosofica, e neppure ad un Teosofo. Non bisogna confondere le due cose: la Teosofia a la Società Teosofica sono rispettivamente come il recipiente e l’olla podrida che esso contiene. La prima, in quanto Saggezza Divina ideale, è la perfezione stessa; l’altra, una povera cosa imperfetta, che si sforza di camminare nell’ombra terrestre della prima o che si accontenta anche solo di seguirla. Nessun uomo è perfetto; perché dunque sperare che un membro della S.T. sia una fenice di tutte le virtù umane? E perché l’intera organizzazione sarebbe criticata e biasimata per gli sbagli reali o immaginari di alcuni suoi membri, o anche dei suoi capi? In quanto organismo concreto, la Società non è mai stata al riparo da ogni rimprovero, né senza peccato, non più di alcuni dei suoi membri (errare humanun est). E’ dunque piuttosto su questi membri, molti del quali si rifiutano di essere guidati dalla Teosofia, che deve ricadere il biasimo. La Teosofia è l’anima della sua Società; quest’ultima è solo il corpo grossolano e imperfetto della prima. Così, invitiamo questi moderni Salomoni, che pretendono di sedere sul Seggio della Giustizia e di parlare di ciò che ignorano, d’informarsi di ciò che sono i teosofi e la Teosofia, prima di calunniarli e di considerare per ignoranza i teosofi come una "setta di impostori e di pazzi", e la Teosofia come un “guazzabuglio dl credenze insensate”. H.P. Blavatsky
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