Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza LA TEOSOFIA
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Introduzionealla Dottrina Segreta
dal libro "La Grande Sintesi della Tradizione Esoterica"a cura di Guido Da Todi
Introduzione alla Dottrina Segreta
Iniziamo, in questa prima lezione, ad esaminare, delucidare e sintetizzare la "Dottrina Segreta", di Helena Petrowna Blavatsky, su cui molto si parlò, nel secolo scorso, quando fu pubblicata, in sei volumi, e su cui è fondata, sino ad ora, l’attività delle poche Organizzazioni Spirituali, note nel mondo, veramente degne di questo nome. Sei ceppi secolari di pensiero esoterico esistono, in oriente, e sono fondamentali, e facilmente raggiungibili e riconoscibili dall’esperta indagine del ricercatore, attraverso i documenti storici che ci rimangono nelle lamaserie tibetane, nei templi indù, nelle antiche costruzioni persiane, nel Giappone, nella Cina. E la verità occulta sulla costituzione del nostro sistema solare, sulle catene dei mondi che precedettero quella di cui fa parte la nostra terra, sulle razze passate, su Atlantide, sulla Lemuria, sui poteri naturali che sostengono la manifestazione delle cose esistenti, tutto ciò viene smembrato in sei filoni, nessuno dei quali contiene tale verità completamente, ed ognuno dei quali la vela in simbolismi così fitti ed intricati, che sono accessibili soltanto ai pochi iniziati locali, che la posseggono per trasmetterla, oralmente, ai discepoli. Attraverso questi, la conoscenza dei misteri passò e passa al popolo, che la tramuta in leggende, radicate nelle abitudini e nelle feste paesane dell’oriente, e noi vediamo aquiloni dipinti stranamente, draghi di cartone, e noi vediamo usanze d’ogni genere, dall’apparenza puerile, che paiono gattini di pezza con cui gioca il popolo bambino; esse vengono ripetute - le medesime - ad ogni occasione, e vediamo, ancora, la stessa anima delle genti antiche fondersi, nel gioco simbolico e nella particolare usanza. Cosa è la verità ? Dove è la verità ? È, la verità, potere, per chi la possiede? Perché coloro che sanno tacciono? Perché permettono che la medesima venga crudelmente straziata da misticismi dottrinari, che possono, anche, invadere e formare lunghissimi periodi storici, dei quali, uno, è il nostro? Perché essi non intervengono a dare all’uomo ciò che, infine, lo liberi dal doloroso dualismo che lo distacca dall’oggetto definitivo della sua ricerca? Sei ceppi secolari di pensiero, dicemmo, facilmente individuabili dallo studioso orientalista. Ma, un filone sostanziale permeava e permea, tuttora, le maggiori fonti del reale sapere universale, il medesimo a cui ogni maggiore pensatore, da Platone a Pitagora, da Buddha a Cristo attinsero, nella loro missione terrena. Tale filone è costituito dalla Settima Scuola, sintesi e compimento delle sei precedenti, e che è chiamata della Dottrina Segreta; scuola che è ben differente dalle altre tutte, poiché, come vedremo, oltre che una forma, presenta anche una vita caratteristica, o una vibrazione che, in base al valore dell’allievo, pone quest’ultimo a contatto con una Realtà completa, non accessibile altrimenti. È chiaro che Helena Petrowna Blavatsky, nello scrivere i sei volumi della Dottrina Segreta, verso la fine del secolo scorso, sintetizzò un triplice aspetto di vita, in un’opera che non ha età : religione, filosofia, scienza; ma, o volutamente, o forzatamente - come Ella ben dice a più riprese -, non ha rivelato tutto il rivelabile sui poteri che costituiscono la natura al mondo. Questi poteri occulti esistono; è tradizione, come vedremo, che la magia ha formato il sistema solare, per quanto possa sembrare paradossale tale asserzione. Difatti, per magia, si è sempre inteso: "La possibilità di essere svincolati dalle energie, che vengono precipitate, in consolidamento successivo, dal macrocosmo al microcosmo". Tali poteri sono ben noti agli occultisti che abbiano approfondito il lato nascosto delle cose. È evidente, quindi, che una pubblicazione che desse il segreto, ci sia concesso chiamarlo così, del Mago Merlino, ad una società paragonabile al medio evo di quest’ultimo, rischierebbe, in primo luogo, di veder bruciato al rogo dell’ignorante ridicolo e della bolla sociale colui che l’avesse scritta e, in secondo luogo, determinerebbe dei rischi letali e catastrofici alla salute della stessa società, una volta che la medesima si fosse avvicinata alla comprensione del segreto svelato. La dottrina segreta ha un volto metafisico ben caratteristico a colui che abbia familiarità con essa, o con gli argomenti che la distinguono. Sette sono i veli che circondano ogni versetto occulto che viene commentato dall’Autrice; sette, le chiavi che bisogna girare per avere finalmente luce completa sul solvente alchemico delle cose. Il fatto ricorda, da vicino, il romanzo occulto di Bulwer Lytton: "Zanoni". Il protagonista, un ardente giovane artista, alla ricerca del sapere e dei poteri esoterici, diviene allievo di un mago solitario, Mejnour; ne segue gli insegnamenti, ma, per lungo tempo, gli sfugge via, da sotto le mani, la soluzione ultima dei procedimenti alchemici che il maestro gli permetteva di comporre. Ciò, fino a quando, per prove estreme di forza, purezza e coraggio non se ne fosse dimostrato degno. Ecco la legge dell’occultismo. Chi ha la scarpa infangata non può mettere piede nel tempio, che è sacrario di amore, di potere e di sapere universale. E, benché il romanzo abbia le sue falle immaginifiche, pur sempre indica con certezza dei punti-base sul discepolato. Ora, la Compagine Esoterica dei Grandi Iniziati di ogni epoca, chiamata dai tempi dei tempi: "Fratellanza Bianca", anche se sepolta dietro lo strato polveroso dei secoli, dall’incredulità, anche se muta e sorridente come la Sfinge, continua a irradiare la sua attiva presenza, all’esterno, verso l’umanità, porgendole, allo scader di ogni secolo (se vogliamo essere più precisi, all’ultimo quarto di ogni secolo), un avvenimento storico di importanza nettamente spirituale, o una personalità dai meriti eccezionali ed altruistici (ad esempio, Helena Petrowna Blavatsky, animatrice della Società Teosofica); la Fratellanza Bianca è il cuore depositario del potere, del sapere e dell’amore, in terra, del Logos Solare. Questo, è un dogma dell’alta magia, e da tutti i veri seguaci dell’esoterismo è tacitamente accettato. Anzi, meta di ogni esoterico è l’entrare a far parte, superando le necessarie prove, di tale Fratellanza. Essa collega i piani superiori della vita a quelli inferiori; ed è, in realtà, una necessaria forza fondamentale del sistema motorio della natura, proprio come la trasformazione biologica dei tessuti umani fa parte del piano evolutivo delle cose. Ogni occultista bianco - o dedito alla estrinsecazione di poteri altruistici - è telepaticamente unito, in modo costante, alla Loggia Suprema che menzioniamo, con cui fa corpo unico, in ogni azione o atto che vive nella vita esterna di tutti i giorni. Il fatto non può essere provato all’opinione pubblica dei lettori, ma, nel nostro caso, ci appelliamo all’intuito dei più sensibili studiosi, o alla coscienza di chi sa, per il riconoscimento di tale indubbia verità . A cosa serve, allora, lo studio di quel blocco di libri, unici, come vedemmo, nel loro genere, chiamati della Dottrina Segreta? Semplicemente ad avere tra le mani la sola base che contenga, razionalmente ed umanamente parlando, ciò che della verità occulta sulla vita fu concesso dare, senza veli, all’uomo. Colui che, per lunghi anni, ha vagato da una fonte all’altra, da una scuola di pensiero all’altra, si renderà conto, alla fine, che ogni religione, ogni filosofia, ogni scienza dipendono e sono collegate al medesimo filone originario; filone contenuto, in maniera completa, soltanto nella Dottrina Segreta, o nelle opere che ad essa si allineano, pur se si discostano dalla personalità dell'Autrice che la compose. Chi ci legge viene consigliato di prendere tra le mani e studiare tale opera; se egli vuole raggiungere qualcosa di definitivamente concluso, nel naturale intreccio degli argomenti esoterici - il più delle volte presi per veri -, soltanto in tale maniera potrà farlo, a meno che non sia discepolo di qualche autorità, che, però, a sua volta, dovrà essere permeata e sostanziata dallo spirito suddetto. Helena Petrowna Blavatsky, dopo una vita spesa allo studio di ogni singola religione, dopo studi locali e faticosi delle più note e ignote forme rituali, in ogni parte del mondo, si recò, per delle ragioni, comunque, che incidevano sul suo destino, già prima della sua nascita, in Oriente, nelle lontane terre Himalayane, dove, a detta delle popolazioni tibetane: " ..esiste un gruppo di uomini sapienti (i Maestri dell’occulto), immortali, nelle candide vesti della loro perfezione universa, il quale solo possiede l’unica verità sull’origine delle cose e il metodo di ritornare a manifestare la natura divina, in modo più sano e diretto..". Helena Petrowna Blavatsky riuscì a mettersi in contatto con loro, e, dopo sette anni di discepolato diretto, dopo aver superato delle iniziazioni che le implicavano il voto del segreto su alcuni di quei meravigliosi, anche se tremendi, poteri conosciuti, andò in America. Fu qui che fondò la Società Teosofica, e fu qui che, in maniera che sta in bilico tra il reale e l’irreale, o meglio, tra metafisico e normalità, scrisse i sei volumi della Dottrina Segreta. Rammentiamoci bene che, sia la Società Teosofica, come la Massoneria, come l’ordine dei Rosacroce, ecc., hanno per scopo, non tanto di porgere delle nozioni vellicanti d’occultismo, quanto di costituire le maglie di una novella Società, unita da una fratellanza sana, forte, saggia e completa; rammentiamoci che colui il quale entra a far parte di uno di tali organismi spirituali cade immediatamente, e forzatamente, sotto lo sguardo penetrante, perché oltre tempi e spazi, degli stessi Maestri Occulti che furono istruttori della Blavatsky; ricordiamo, inoltre, che l’unica strada per raggiungere la meta delle mete è la Gerarchia Bianca, o corollario di esistenze che formano l’intelaiatura magnetica e cosciente, su cui scorre la manifestazione formale delle cose, dallo sviluppo del regno minerale a quello delle coscienze umane. Anche se ad alcuni può sembrare strana, o troppo concisa, l’informazione, vedremo come la Scienza Antica (e ciò sarà delineato nei prossimi capitoli) fa snodare il moto germinale precosmico del nostro sistema solare, da una semenza primordiale, il Logos Solare, che articola, in successivi riverberi, Sè medesimo, sino a figgere l’orma della Sua Ideazione Cosmica nel regno umano, meta del sistema. Vedremo come esista un piano infallibile nel nostro sistema solare, e come ogni atto sia estratto da un’unica granulazione cosmica, e quanto il minimo sia ombra del massimo, in una identità mirabile di rapporti. Ciò non si adatta al concetto di Dio, come è inteso normalmente; Parabrahaman, l’Assoluto, l’Illimitato non ha incidenza con il finito e si estingue in se stesso; del Tutto non si può dire altro al di fuori ch’esso è. Ma del Logos Solare, o l’Uno, la prima ondulazione nel mare infinito della totalità, si può parlare, anche se relativamente. Ecco, il ponte stupendo che esiste tra l’invisibile ed il visibile, nella manifestazione della vita! Prima di essere tale, la monade si "immetallizza", come dice uno dei Maestri; poi, alimenta il mondo vegetale, infine l’animale, e, attraverso successive ronde planetarie, diviene uomo; e, poi, sarà spirito, e, poi, finalmente, un dio. E, giacché l’insieme degli dei è dio, ecco la ragione per cui il ciclo discepolo-maestro è un fatto costitutivo della natura ed improrogabile nei termini di questo sistema solare. "...Quando il discepolo è pronto, il Maestro appare..". Ecco la ragione per cui il Maestro costituisce una parte sì fondamentale nella vita interiore di ogni discepolo, il quale sa che non v’è bisogno di andare oltre, nel tempo e nello spazio, per immergersi nella sostanza dorata del suo Maestro - lo scalino successivo al regno umano -, ma che la sua azione quotidiana è un ponte sufficiente per raggiungere tale Ideale Umano. Ed il Maestro, pur circondato, per la massima parte, da un fanatismo che lo rende simulacro, composto dai difetti di chi lo esalta, a torto, come qualcosa di parossisticamente eccezionale, pur se fatto oggetto di continue ondate-pensiero d’ogni ordine di sentimenti, dalla curiosità, alla morbosa affettività psicopatica, prima o poi, entra in rapporto con chi lo ha raggiunto, superando le prove dure del Sentiero; ed allora, il discepolo comprende che il suo Maestro ed il Reale sono un’unica cosa con se` stesso. Il triangolo meraviglioso che si sintetizza nella parola TUTTO è completo e, dalla insondabile radice delle cose - Parabrahaman - un nuovo iniziato fa parte di quella corolla eterna, che è l’aspetto interiore di un sistema solare: la Fratellanza Bianca.
- La Cosmogenesi della Dottrina Segreta -
Uno dei postulati fondamentali della Verità Esoterica è stato, da sempre, l’identificazione assoluta del microcosmo col macrocosmo. Tale fusione, naturalmente, ha cancellato ogni minuto frammento antropomorfico e formale dallo specchio della vita, facendo sfumare i contorni dei ragionamenti e delle cose in un lago di pura essenza energetica, da cui proviene l’ondata della molteplicità universa. La cristallizzazione non ha luogo ad esistere nel palpito eterno della vita, ma è, invece, l’aspetto finito delle cose. Se noi vogliamo considerare dal giusto punto di vista la creazione dobbiamo, con uno scarto mentale innato, come fanno i cavalli selvatici nella brughiera, per togliere via dal collo qualunque briglia imposta, spazzare dallo specchio dei cieli la semenza d’oro degli universi, e realizzare, invece, lo spazio, su cui e con cui essi sono stati disegnati, quale unica cosa eterna. Lo spazio soltanto, a detta di tutti coloro che hanno toccato il fondo del problema universale, esiste, ed è la PRIMORDIALE SOSTANZA ENERGETICA, ETERNO, IN ETERNO MOVIMENTO; il vero dio degli occultisti, con le sue tre manifestazioni o persone. La vera tetrakis magica di Pitagora, la vera ed unica realtà . Un dio ebreo, antropomorfico, che avesse creato ciò in cui egli stesso sarebbe stato contenuto, non è contemplato dalla Dottrina Segreta. Tale dio, come ogni cosa definita in qualità e in quantità, verrebbe, prima o poi, sradicato, nelle sue più intime radici, da quella legge di movimento assoluto, o il Soffio Perenne degli orientali, che agita brezze ondulanti sull’energia primordiale, estraendone gli archetipi eterni in essa contenuti. È una legge, codesta, del movimento innato di tutte le cose; movimento dinamico e scaturente da sè medesimo, qualità dell’essere, e che nessuno ha fatto nascere, costituente un postulato fisso per ogni filosofo degno di tal nome. Come, infatti, Helena Petrowna Blavatsky dice, si potrebbe, per delle ore discutere con chi non è pronto, ma solo la sua maturità gli farebbe accettare le verità occulte; e noi aggiungiamo che è scriteriato voler parlare sulla primogeneità dell’uovo, o della gallina, tenuto conto che tali due elementi sono le faccette di una stessa sostanza-base, fons et origo di ogni cosa. Quindi, un principio universale di vita che, nel suo aspetto astratto, rimane, rimarrà, per tutti e per sempre, eternamente inconoscibile, sui cui limiti non verranno mai conficcati i paletti del confino, sia pur di definizione; un principio che assume forma di sostanza primordiale onnipervadente e con cui ogni cosa viene plasmata, quando tale principio, mosso dall’unica qualità che possiede, il movimento cosmico, il Verbo (che, come sappiamo, è sinonimo di suono - fattore magico, sia in alto che in basso -), scende dallo scalino dell’eternità immacolata, e diviene universo, palese e tangibile. Parabrahaman è il principio astratto; Mulaprakriti, la corrispondente concretezza energetica, che ne costituisce il rovescio. Due aspetti di un’unica realtà, non scissa da sèmedesima, ma fluente in un triangolo sostanziale, che non vuole fessure in esso, o spaccature, quali sono i dualismi tra soggetto ed oggetto, creato e creatore, ecc.. Ci si perdoni un paragone che può sembrare celia, ma immaginiamo che lo Spazio-Padre sia un velo gigantesco, i cui confini si sperdano nell’immensità del per sempre ignoto; le vibrazioni, che scaturiscono, ovunque, creano delle pieghe, dei corruscamenti sul tessuto, dei vortici, delle linee. Ecco fatto! Così è, anche, per il nostro caso. I vortici, le linee, le forme, con le debite proporzioni, sono gli unici, palesi aspetti di vita, dal microbo, ai gas superiori. Chi ha dato, allora, l’impulso a tutto ciò ? Nel suo primordiale volto, nessuno. Il movimento innato è coevo con lo spazio, come dicemmo, e cicli, e cicli di quella energia che a noi appare come tempo occorsero a trasformare i gas scaturiti dalla proto-materia metafisica, in globi e materia infrastellare. Nè, d’altronde, l’armonia delle cose presuppone un "ens" che le abbia disposte così, poiché, come dice uno dei Maestri della Fratellanza Bianca, ogni essere disarmonico ed ogni ebete presupporrebbero un dio ebete e disarmonico che li avesse creati. E, ancora, non esiste - come si può intuire - un’armonia, archetipo di per sèstessa, ma un fluire universo, che ha per base solo volontà prorompente di vita. La natura del ragionamento limitato è corrosione; ciò è chiaro. L’uomo non sa ancora che la vita proviene dalla morte (e viceversa) e, come dice il Buddha, non appena un fiore nasce, già comincia a morire. Questo, il valore metafisico del termine Rosacroce. L’uomo non immagina che determinare i confini di una cosa significa averla già distrutta, per poter passare all’emanazione nata da tale sacrificio. Qui, il valore della parabola della Baghavad Gita (il Vangelo indù ): " Offri sacrifici agli dei; soltanto attraverso la morte del precedente, ma assoluta, si passa al susseguente!...". Definire una cosa significa essere già passati alla seconda. Non si può intingere due volte il dito nella stessa onda. Assioma antico, ma pur sempre nuovo agli occhi dell’arcana scuola esoterica. Definire, quindi, le radici dell’universo ( visto e considerato che non esiste il nulla, ma la stessa definizione è un tipo di energia impressa nelle fotografie astrali - il segreto occulto dell’eternità -), significherebbe strappare lo stesso universo dal solco cosmico. Definire il TUTTO, significherebbe distruggere il TUTTO, che, di per se stesso, è l’unica cosa che esiste. E preghiamo il lettore di non considerare tale ragionamento come il profumo di una dissertazione sofistica, ma come la reale forza che dàl’immortalità cosciente a tutti coloro che ne hanno scoperto il senso celato. Se qualcheduno, mentre voi leggete questa lezione, arrivasse a scoprire, per ipotesi assurda, l’origine del TUTTO, quale noi abbiamo considerato or ora, vi sarebbe immediatamente un’esplosione a catena di sistemi solari, che schioderebbe i Valori Universali dalla ruota eterna su cui poggiano. Nessuno lo ha fatto; neanche i più grandi Dei del nostro sistema solare, come, spesso, èripetuto nella Dottrina Segreta, ne sanno, a proposito, più di un bimbo che gioca a palline, all’angolo del cortile. Lo stesso Logos Solare, mentre forma un sistema, vede Parabrahaman, o il Principio Universale, sotto forma di Mulaprakriti, o sostanza energetica primordiale. La vera nobiltà dell’uomo sta nel rendersi conto che, mai, si potrà arrivare in fondo alla creazione; ecco, la garanzia dell’eternità del TUTTO, e della vera libertà e sapienza e potenza metafisica! Ecco, ciò che vien detto, tra le righe, e fuori delle righe, dai Saggi dell’Umanità, e dalla Fratellanza Bianca. Lo spazio primordiale, o il Padre-Etere degli antichi, è una arpa armonica - prosegue nell’affermare la Dottrina Segreta - e, esattamente come, nelle sue più basse forme, esso serve da alveo alle sottili forze, all’elettricità, al suono, nelle più alte, esso contiene tutto ciò che esiste in archetipico aspetto. Sette, sono le orme di questo Proteo; sette, le corde di questa arpa; sette, le graduazioni di questo gas primordiale. Ed è, qui, nelle profonde e buie cavità del ventre cosmico, che il numero sette, magico elemento metafisico, fa la sua prima apparizione. La prima forma di etere, l’alfa della natura, già noi avemmo occasione di mostrarla; essa è la onnipervadente ed ineffabile sostanza prima, la pietra filosofale degli alchimisti, il vero, unico potere dei Maestri ed Iniziati della Fratellanza Bianca. Di esso, uno degli Adepti dice: "Tale forza esiste, e potrebbe distruggere, sino alle sue più profonde latebre, l’universo... ("I Primi Insegnamenti dei Maestri", pubblicati da Jinarajadasa, Parigi, edizione Adyar - 1924)." È l’unico potere della natura. La mente, lo spirito, l’invisibile; è il polo negativo dell’elettricità dei mondi stellari. L’ultima forma dell’etere; è l’aspetto positivo, o l’omega cosmico. Tra i due poli passano le cinque rimanenti graduazioni, o ondulazioni, sul "lenzuolo universale". A tal punto, l’innesto tra il macrocosmo e il microcosmo, in maniera tenace, si avvince a se stesso, ed inizia a baluginare alla coscienza umana il ponte che unisce le cose metafisiche alle manifeste. Il tempo e lo spazio sono apparsi; l’energia autogenerata si è trasformata, sotto il ringhio del caos primigenio, in gas. È già apparsa l’occulta forza tremenda che l’orientale chiama Fohat: cioè, l’effetto, in alto, della spinta dell’assoluto sul relativo (o la volontà cosmica, che accende le scintille di vita, nelle lande celesti); in basso, la semplice volontà dell’uomo, riflesso dall’innato principio di vita, latente in ogni cosa, ed essente ogni cosa. Se la dottrina segreta rinuncia a priori all’idea di un dio personalizzato, caricatura prepotente degli istinti dominatori dell’uomo, pur sempre essa non è atea, nel senso che si intende dare a questa parola. Essa afferma che la divinità è, per così dire, diluita nello spazio, e che non esiste angolo dell’universo che non possegga, radialmente e potenzialmente, il suo dio eterno. La Dottrina Segreta, nella dolce e riposante frescura della vera verità, toglie un dio-feticcio all’uomo, ma gliene rende infiniti, facendoglieli riconoscere al loro posto; potenzialmente perfetti, presi singoli; perfetti, nella loro totalità . Difatti, pur se il TUTTO, Parabrahaman, non può venire analizzato da mente umana, Esso si manifesta soltanto attraverso gli infiniti aspetti di se medesimo, ognuno eterno, (le divinità planetarie: le uniche a cui credono i Maestri di Saggezza, e, con Loro, i seguaci del verbo della Fratellanza Bianca). Il TUTTO è inconoscibile, ma in Esso esistono infiniti punti neutri, coscienti, perfetti quando si identificano con l’anima universale, con cui sono un tutt’uno (gli jiva, o termini fissi di eterno consiglio); ognuno dei quali è avvolto da uno strato di cristalli, in immortalizzazione, a loro volta (o prakriti, materiale in eterno cangiamento). Guardiamo il cielo, durante una notte calma e placida. Quante stelle fisse! Quante galassie! Quanti pianeti! Ebbene, ogni stella, ogni pianeta, ogni corpuscolo di polvere interstellare è uno jiva eterno, circondato, appunto, da quel peso singolo di materia, che egli dovrà trascendere (lo spirito, che supera la materia; o, Purusha, che sale in groppa a Prakriti, secondo l’assioma esoterico orientale), per acquistare coscienza della sua potenzialità d’infinito. Iddio è l’insieme degli dei! Ma, torniamo a noi. Lo spazio, o energia primordiale, è divenuto idrogeno, il quale si complica in ossigeno e nasce, così, anche l’ozono. Il fuoco-padre, l’aria-madre, ed il gas veicolo di altri. Ecco, ancora, la tetrakis, il numero quattro, che, dagli antichi, era considerato la magia, per eccellenza; il numero simbolico, che conteneva in sé tutto il divino, ove divino significa il potere umano di creare. La radice inconoscibile si è tradotta in realtà visibile, nascendo da sé stessa, sotto forma di quei gas che sono la triade necessaria a tutte le forme di vita stellare. Nessuno di questi gas può venire eliminato dalle provette di un chimico, se egli desidera formarne degli altri. Dicemmo che Pitagora considerava il numero quattro, il numero divino, per eccellenza. Esso, infatti, contiene il numero dieci, che è la sintesi di tutti i numeri: (1 + 2 + 3 + 4 = 10); ma, il numero quattro rappresenta anche la graduale formazione dei mondi visibili, poiché, in esso, sono contenute anche le quattro figure geometriche formanti la base delle cose tutte. Dice, a proposito, un altro assioma esoterico, che dio geometrizza. Nel nostro caso, il Movimento Dinamico della Vita Assoluta, nel passare dallo stato immanifesto a quello manifesto, imprime un moto circolare, sempre più veloce, agli atomi primi dell’universo, fino a quando l’attrito di tale velocità diverrà così infuocato - beninteso durante e dopo ere lunghissime - da distruggere le forme di ciò che aveva estratto dalla potenzialità archetipica. Ed ecco il punto, o la prima sosta di vita analizzabile, formare circolo; il piano del circolo girare e divenire solido. Il pianeta è nato. Gas, polvere cosmica, cometa, nebulosa, universo visibile: la strada che il Proteo Universale, mordendosi continuamente la coda, compie. A tratti, lo spazio congelerà parti di se stesso, e sistemi solari si spegneranno, entrando in un periodo di oscuramento chiamato in lingua orientale: Pralaya. A tratti, ancora, lo spazio si infuocherà di vita, e sgorgherà quella forza cosmica chiamata fohat, o elettricità universale, a chiamare in manifestazione (non in vita) sistemi stellari spenti. È, appunto, dal risveglio di uno di questi, il nostro, che prende inizio l’argomentazione della Dottrina Segreta. Non già dal risveglio della Vita Una, che è la non nata, e l’immortale; che è il nostro vero io, il TUTTO. Due poli sovrani - giorno e notte, nero e bianco, vita e morte - che, con la loro danza, incipriano le guance di questo Pierrot divino, chiamato Maya, o illusione del relativo, attorno, sopra e sotto di noi. La coscienza non nasce, ma è parte intrinseca ed immortale di ogni corpuscolo cosmico, dal più insignificante, al più gigantesco. Essa si sviluppa e si svilupperà sempre più, assumendo forme magnifiche ed apoteotiche, ma, nel suo nocciolo, rimanendo il Grande Maestro Insondabile, per sempre. A cominciare dal piccolo palpito di un cervellino di rondinella, per finire al Misterioso Sole Centrale, verso cui gravita la catena di sette sistemi solari, di cui fa parte, occultamente, il nostro Sole; Coscienza sì grande, che a malapena, ora, Esseri sublimi iniziano a percepirne le vibrazioni, come ci viene tramandato dai testi occulti. Ogni stella vivente è, a detta della Dottrina Segreta, l’abito fisico e mortale di un dio immortale che lo indossa; ma, pure, ogni sole è la direttiva magnetica, il nord spirituale di un gruppo di pianeti (nel nostro caso, sette) che traggono, nell’unione con lui, armonia vitale. Ed ecco, ancora, il riflesso del grande, nel piccolo; l’identità del microcosmo, con il macrocosmo. Uno è l’etere, e sette sono i suoi gradi di intensità . Uno è il Logos Solare, e sette le Sue maschere, o Logoi Planetari. Uno è l’uomo, e sette le sue principali manifestazioni di forza occulta, nel corpo eterico, o chakras (che lo allineano ai sette Logoi Planetari). E guardiamo, adesso, il nostro Sole; guardiamo questa gigantesca forma di vita, di cui un Maestro dell’occulto, un Adepto (vedi citazioni precedenti) dice: "..Il sole non è un globo solido, liquido, e neanche gassoso, ma una gigantesca sfera di energie elettromagnetiche, riserva della vita e del movimento universale, le cui pulsazioni radiano in ogni senso, nutrendo dello stesso alimento l’atomo più piccolo e il genio più grande, sino alla fine del Mahayuga.." Quando i nostri antichi (forse noi stessi, in incarnazioni passate, che ci interessiamo, ora, di conoscenze esoteriche), si inchinavano a tanta accecante maestà, essi sapevano che, dietro al disco d’oro, esisteva la Presenza Innominabile di una Realtà Suprema, o il dio personale del nostro sistema. E, come Parabrahaman svanisce, nei limiti della Sua infinitezza, così tale Presenza, nel Suo aspetto di "Primo Logos", si mantiene celato alla creazione, precedendo il Logos Manifesto, o la dualità di purusha e prakriti (se vogliamo, lo Spirito dell’Universo: il "Secondo Logos"). Infine, il "Terzo Logos" è l’insieme dei sette Logoi Planetari, la base delle operazioni intelligenti della Natura e nella Natura, chiamate anche: Maha-Buddhi. Dai sette Logoi Planetari, gli Artefici Magici di tutto quanto esiste in manifestazione visibile, i Sette Arcangeli di fronte al trono di Dio, procede la vita e viene manipolata, in verità ; dal seno di questi Logoi scaturiscono anche le monadi umane, come vedremo nei prossimi capitoli, sulla "Antropogenesi". Ad essi si riferiscono gli Adepti, quando parlano della propria Anima-Padre; e, cioè, della Potenza che è a capo del Raggio da cui essi sorgono, e di fronte alla quale, durante le ultime iniziazioni, vengono posti (Il Padre nei cieli...). La parabola è conclusa. Parabrahaman, di riflesso, come un fiore che, con il proprio profumo, tocca l’odorato di un uomo, indirettamente, emana le cose che contiene da sempre, in sé; ogni universo si cristallizza in quelle determinate forme, sempre seguendo le leggi di un dinamismo immanente in ogni cosa, o della divinità latente in ogni atomo e vita; garanzia della libertà d’ogni essere e della potenziale perfezione intrinseca al creato stesso, che è UNO. Il TUTTO.
- Antropogenesi della Dottrina Segreta -
Il nostro sistema solare è il corpo vibrante di una Vita che trascende la comprensione umana: il Logos Solare. Ogni foglia, ogni pulsazione delle nostre vene, ogni bacio di neve montana, ogni barlume di intelligenze animali, ogni volo lirico di genio umano è un nuovo fiore che si sgrana sull’albero divino, che è la Vita Individuale del nostro sistema solare. Possiamo dire che l’assoluto, il quale, nel suo sostanziale aspetto, non può venir contenuto in immaginazione relativa, o brucerebbe ogni cervello, fisico e spirituale, che volesse provarvici, dopo un infinito procedere a tentoni, attraverso il buio cosmico di gas, cicli di evoluzione di un materiale brado, attraverso galassie, già formate, sotto la spinta del movimento dinamico, s’è coagulato attorno a quei principi astratti fondamentali, che abbiamo tratteggiato nella seconda lezione sulla cosmogenesi, in forma concreta e manifesta; principi che, fattisi, ora, carne, da verbo che erano, costituiscono la Gerarchia Occulta (Fratellanza Bianca), che guida le cose tutte nel nostro sistema, verso un piano che, lentamente, sta prendendo corpo, razza dopo razza, pianeta dopo pianeta, incarnazione umana dopo incarnazione umana, regno di natura dopo regno di natura. Possiamo, anche, dire che il remotissimo passato che precede il nostro presente stato di cose sconfina nel medesimo mistero eterno in cui si tuffa il futuro mirabile a cui tende il piano ben noto agli esoterici: Parabrahaman - o ciò che è al di là di se stesso - . Il ciclo, o periodo di tempo, determinato, secondo regole fisse, da una volontà, più o meno nota, diviene, quindi, la linea necessaria per la manifestazione del lago privo di fondo che è la vita cosmica. Ecco perché, ad orecchio di occultista, le parole "infinito", "assoluto", "eternità ", non hanno valore, se non per un senso comunemente accettato di: "cosa massima, bene supremo, attimo di felicità integrale"; ed ecco, anche, la ragione per cui risalta chiara la finalità della Gerarchia Bianca, postulato di ogni ordine solare, la quale, sia tramite diretta azione sul passato storico e sul futuro dell’eterno presente (nel suo aspetto di natura che stempera la propria spinta vitale in regni invisibili; ma, anche, minerali, vegetali, animali), sia tramite sforzi particolari a cui sottopone il germe immortale, una volta che esso ha assunto forma umana, man mano che procede nel suo sviluppo evolutivo, crea, appunto, i cicli occulti, sui quali può, l’infinito senso impalpabile della vita, acquistare un volto netto e preciso ed un aspetto di chiara predestinazione. È, appunto, il ciclo, una manifestazione necessaria, per ogni tuffo, nel tempo e nello spazio, dell’infinito. Possiamo, quindi, dire che il sistema solare è semplicemente un ciclo dell’ignoto TUTTO, da cui debba spiccare il volo l’aquila del pensiero umano, per analizzare l’universo in cui essa si trovi, col presupposto che tale universo inizia (ma, anche, termina) nella sua anima. È un ciclo necessario, con delle leggi intrinseche, il quale non può venir superato, innanzi tempo. L’Adepto - o l’uomo dio delle tradizioni magico-solari - il Mago Bianco, il Fratello Iniziato hanno tutti chinato la fronte, prima o poi, all’evidenza dell’assoluto nel relativo, ed hanno accettato, per definitivo, il fatto che il nostro sistema solare è cellula di altri tessuti, e questi tessuti sono aspetti di Vite sempre più vaste. Sicché noi ci troviamo ad essere circoscritti in una barriera determinata, il nostro sistema solare, che non possiamo attraversare, senza aver conosciuto completamente; allungare una mano e voler pescare, nelle limpide, ma oscure, acque dello spazio che si estende oltre i confini di una notte stellata, una causa ad esso remota significa semplicemente ingenua fantasia di uomo-bambino. Ne deriva, allora, per noi che, a nostra volta, ci troviamo, rispetto alla Vita che anima il nostro sistema, nel medesimo rapporto in cui Essa si trova con le Vite sempre più vaste che si accendono alla sua scoperta graduale (perché, anche il Logos Solare avanza in evoluzione), simili a cerchi concentrici, ma incastrati l’uno nell’altro, la necessità di imparare a conoscere il midollo occulto della nostra anima e realizzare che in quel punto si apre il fiore di loto dell’innesto tra macrocosmo e microcosmo, visibile ed invisibile, possibile ed impossibile, uomo e dio. Ne nascerà un impulso che costituirà il vero filo di Arianna, nel labirinto della vita occulta; il quale, attraverso lo studio accurato sulla costituzione celata delle cose naturali, attraverso il timido sguardo che, all’inizio, potremo lanciare lungo le auree gomene che avvincono il vascello divino del nostro Logos Solare ad altri più Potenti Porti, ci porterà alla soglia dell’Iniziazione. Cioè, alla prima di una serie di mutamenti misteriosofici del nostro tessuto egoico, che danno il potere di svelare, man mano, i successivi aspetti del vero Se’ delle cose; il quale, pur restando immutato nella sua virginale e sostanziale natura, traluce raggi vivissimi di sempre nuove realtà all’occhio analizzante dei suoi stessi aspetti nell’ombra. Nella passata lezione affermammo che l’unico concepibile strato eterno delle cose è, a detta di ogni Iniziato e Maestro nelle cose occulte, lo Spazio, il quale, uno ed eterno in natura, presenta tre aspetti e sette qualità tonali fondamentali. È energia dalle infinite forme, tanto che lo spazio (come è umanamente inteso, poiché, nel nostro caso, noi parliamo dell’Akasha, o aspetto archetipico del secondo) ed il tempo sono sue creature spontanee; tanto che la materia, nel proprio ritmo crepuscolare ed infinito, ne è un’ondulazione, e tanto che il Peso, la Misura e il Numero costituiscono delle increspature, a mano a mano diverse (vedi la Teoria della Relatività, di Einstein), a seconda del ciclo di tale coefficente astratto che devono incarnare. Questa ultima asserzione, ad acuto orecchio di intenditore spirituale, potrebbe svelare il significato profondamente occulto della regola del mito di Lucifero (nel suo aspetto cosmico, e non dato dai monaci medioevali), che afferma quanto: " ..il Peso, la Misura ed il Numero sono in mano sua...(I segreti dell’alchimia occulta della creazione)."
Continuammo ad indicare, nella lezione precedente, che il movimento e l’eternità sono il binomio da aggiungersi all’energia, sìda costituire la trinità (che, poi, si ritrova in ogni religione mondiale) del Nucleo di Vita Primordiale; dicemmo, anche, come lo Spazio precipitasse a ventaglio, nella sua istintiva fame di esistere, in sette linee o direzioni (e, qui, assistiamo alla famosa "precipitazione angelica", che altro non significa se non la necessaria forza cieca in atto, del principio inintelligente, detto Parabrahaman, che rappresenta la Vita, nel suo aspetto assoluto). Proseguiamo, ora, la terza lezione affermando che tale "precipitazione" non può essere fissata al suo esatto punto di inizio, perché è costante, universale ed attuale, e non riguarda solo il nostro sistema solare, od i primordi di esso. Parlare di un inizio, quindi, della materia costituente la vita organizzata del nostro sistema solare sarebbe ancora una volta inutile. Afferma, a questo proposito, uno dei nostri Istruttori Occulti e Adepti che ogni sforzo, in tal senso, serve solo ad irrobustire, allenandola, la nostra mente, ed a nulla altro. Potremo aggiungere che la vita del nostro sistema solare non è mai iniziata, né finirà ; ma, ciò, non risolverebbe la situazione. Accontentiamoci di rivelare che, dopo un periodo che farebbe vacillare il pensiero ai più validi pensatori umani, il nucleo di materia vergine, tratto dall’insondabile radice delle cose, si ritrovò ad essere la concretizzazione di un sistema solare, il presente, organizzata con metodo ordinato. Il sole è l’organismo fisico, dunque, di un Abitatore Divino che, in mancanza di miglior termine, chiamiamo Logos, o coscienza enucleata ed assoluta, e rappresenta, nella sua sovranità del relativo, lo Spazio-Uno; ma, lo Spazio cosciente, ove il primo Akasha-Parabrahaman era lo Spazio Inintelligente e privo di qualità, il Principio (che lo si voglia scrivere in maiuscolo o minuscolo - non sente! - ) che figlia, spontaneamente, cose, uomini, vita e morte, ragione ed irrazionalità, caos e ordine. Comunque, prima di proseguire, occorre determinare il fatto che noi, qui, non stiamo trattando di processi vitali che interessino luoghi elevati o privilegiati di una nostra ipotetica vita spirituale o d’ordine, e che non occorre alzare il capo, sia fisico che mentale, per cercare, fuori di noi, e sopra di noi il Logos Solare; Esso si trova a pulsare, ora, nelle nostre arterie, è il respiro stesso dei nostri polmoni, la radice prima del nostro pensiero personale; noi siamo saturi di Lui, perché siamo uno con Lui. Il Logos è la Vita Individuale e trascendente, di cui l’intero sistema solare, in globale assieme ed in capillare attività, è, non già manifestazione, ma co-essenza. Noi sappiamo che ogni nostro atto inguaina quest’ultimo in una triplice natura, che ne è lo scheletro sottostante; una forma, una sostanza vitale ed il rapporto vivente tra le due. Ecco perché - come in basso, così in alto - il Logos Solare si baricentra nell’esatto punto che divide il Suo nulla primigenio, dal successivo tutto, in tre aspetti: Volontà Creatrice, Amore Conservatore, Intelligenza Attiva (Padre-Figlio-Spirito Santo; Yang-Yin-Tao; ecc.). Egli, così, pur restando rarefatto, nella sua prima immanifestazione, si rende tangibile alla natura, e non all’uomo soltanto. Da qui, la necessità dei simboli, la spiegazione storiologica e intimistica dei quali prende addirittura uno dei sei volumi della Dottrina Segreta. L’occultista, dopo aver scisso la sua coscienza da ogni polvere e miopia personalistica, dei tre punti-base ad ogni vivere cosmico e materiale ne fa una necessità assoluta ed eterna. Comprendiamo che sia difficile unificare la coscienza alla necessarietà, il dio con l’uomo, parlando di tre attimi vivi che sono la forma, la sostanza e il rapporto tra le due; il sè, il non sé ed il loro rapporto coevo: triangolo magico di tutte le coscienze arcane, il quale, mentre, in un primo tempo, illimpidisce la mente dell’allievo-occultista, facendogliela fondere alle proprie eterne risorse, in un secondo tempo gli svela i segreti magici della creazione e della libertà assoluta. Comprendiamo, anche, come possa sembrare difficile staccare Iddio dal suo cielo e sminuzzarlo, identificandovelo, in ogni frammento di positivo e di negativo nell’essere e far comprendere che la Sublime Vita che esiste ovunque, nel nostro sistema solare, e di cui ogni forma è la propria forma, abbia bisogno di scindersi in tre aspetti, nel grande e nel piccolo, senza perdere la sua unità fondamentale, per afferrarsi alla propria natura. Ma non sta a noi, per il momento, individuare le ragioni che determinano tale sottilissima simbiosi arcana, quanto porgere i postulati fondamentali di una dottrina occulta, lasciando allo studente la cura di intraprenderne lo studio personale. È interessante, comunque, notare, innanzitutto, che la vera magia ed il potere divino - la manifestazione piena dei quali, nell’uomo, ne fa la sintesi di ogni evoluzione artistica, virile, morale di tutte le sue precedenti reincarnazioni - si basano sull’aver ricalcato, il mago, la propria anima, in tali orme cosmiche e in tali principi assoluti ed autogenerati. Come il Logos crea il suo sistema solare - a prescindere da altre esistenti ragioni cosmiche - solidificandosi sull’uno ed i tre dello Spazio parabrahamanico, e seguendo le sette pulsazioni akashiche, le quali frenano il ruggito primordiale del Sacro Leone, vincolandolo in sette punti materiali e fissi di eterno consiglio (i Sette Logoi Sacri, individualizzati nei Pianeti Vivi del nostro sistema), così l’uomo, in seguito, entrando in rapporto con il proprio Angelo Solare, o Sé Superiore, tramite il dominio dei suoi Angeli Lunari, o i tre corpi di manifestazione nella forma spaziale e temporale (corpo eterico-denso, corpo emotivo e corpo mentale), accende i sette fuochi, o sette chakras (pronuncia: ciacras) eterici del corpo magnetico, da ognuno di noi posseduto, e dà inizio alla vita attiva del discepolo. La Dottrina Segreta accenna al fatto (considerevolmente sviluppato, altrove, da altri ceppi di insegnamento esoterico, che lo studente non mancherà di trovare, se desideroso sufficientemente di farlo) che il nostro sistema solare inizia la sua germinazione vitale, dopo un periodo di vita intermedia che lo riallacciava ad una sua precedente manifestazione consimile. Ogni creatura vivente in seno alla natura intrinseca ed estrinseca di questa nostra Stella Madre è stata da Essa portata, qui, come frutto dello sforzo che fece in una precedente Incarnazione Cosmica; precedente e prima assoluta. La stessa materia brada, supporto di ogni forma, che evolve continuamente, è tinta di una sua intelligente vibrazione, scaturita dal doloroso parto del passato sistema solare. Ed il Logos Planetario, scindendosi dalla Vita Centrale che anima i Sette, di cui Egli è Uno, iniziò, due miliardi di anni fa, circa, la Sua fatica di Divino Attore, la quale terminerà entro il periodo globale di 331.040.000.000.000 di anni - secondo una statistica fondamentale, nei trattati esoterici della Gerarchia Bianca (e che noi riporteremo nel corso della nostra trattazione, in ogni sottoparticolare di cicli a noi conosciuti; cicli concernenti gli sviluppi di vita dei Sette Pianeti, che gli erano noti, e sottocicli di ogni razza madre, d’ogni mondo di natura, d’ogni incarnazione umana). Il Logos Solare, mettendo in opera il suo triplice potere, i tre Logoi di necessità, vincolò i nodi delle sue Sette Braccia all’attuazione di Sette Piani Cosmici; Egli si crocifisse alla materia, perché la stessa materia, la stessa Sua croce, grazie al proprio sacrificio, inteso come atto sacro, atto di pura gioia e amore intelligente, prendesse vita e ragione di esistenza. Venne alla luce il sistema e, in uno scalare di poteri - o, se vogliamo, in un attenuarsi del primordiale - iniziò la Divina Avventura, che stiamo vivendo, come cellule di tanto corpo, radioso d’una Sua vita propria: il sistema solare
ESTRATTO DAL LIBRO "La Grande Sintesi della Tradizione Esoterica"a cura di Guido Da Todi Marco Valerio Editore - Torino Dedicato al Sacro Leone dell'India: Sri Sri Yukteswarj http://www.guruji.it/
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