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Le Scuole Iniziatiche dell'Antica  Saggezza

SCUOLA ARCANA

                                
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LE 14  REGOLE  PER  I  CANDIDATI ALL'INIZIAZIONE

 

Vi sono degli aforismi e dei precetti che il candidato all’iniziazione deve studiare e rispettare. Fra “aspirante al sentiero” e “candidato all’iniziazione” vi è grande differenza.

Chi aspira al discepolato e cerca di conseguirlo non s’impegna in alcun modo alle specifiche norme di vita e alla disciplina del candidato all’iniziazione e, se lo preferisce, può prolungare quanto vuole il sentiero della prova. Chi si propone

l’iniziazione si trova in una situazione diversa e, una volta avanzata la richiesta deve imporsi una regola di vita ben precisa e seguire un regime severo che è solo facoltativo per il discepolo.

Le quattordici regole che seguono sono estratte da una serie d’istruzioni compilate per coloro che cercano di conseguire la prima iniziazione.

 

REGOLE PER I CANDIDATI

 

Regola 1.

Il discepolo cerchi nel profondo del cuore. Se il fuoco vi divampa riscaldando il fratello e non lui stesso, è giunta l’ora di presentarsi alla Porta.

Quando l’amore per tutti gli esseri indistintamente comincia ad essere una realtà nel cuore del discepolo, ma è privo di amore per se stesso, ciò significa che si sta avvicinando alla porta dell’iniziazione e può assumere i necessari impegni preliminari.

Questo è necessario prima che il Maestro proponga la sua candidatura. Se non si cura delle sofferenze e del dolore del sé inferiore, se gli è indifferente la felicità, se il solo scopo della sua vita è servire e salvare il mondo, e se le necessità dei suoi fratelli sono più importanti delle proprie, allora il fuoco dell’amore irradia il suo essere e il mondo può riscaldarsi ai suoi piedi. Tale amore deve essere messo in pratica e dimostrato, e non restare una teoria, un semplice ideale e un piacevole sentimento. Deve essersi sviluppato attraverso le prove e le esperienze della vita, in modo che il principale impulso vitale tenda al sacrificio di sé e ad immolare la natura inferiore.

 

Regola 2.

Fatta la richiesta in triplice forma, il discepolo la ritiri, e dimentichi che è stata fatta.  È una delle prove iniziali. Il discepolo non si preoccupa di giungere o no all’iniziazione. Qualsiasi movente egoistico deve essere escluso. Il Maestro trasmette all’angelo archivista soltanto le richieste che gli giungono attraverso l’energia generata da moventi puri e altruistici; solo i discepoli che cercano l’iniziazione per il maggior potere di aiutare e benedire che conferisce riceveranno risposta alla loro richiesta. Chi non s’interessa all’iniziazione, non riceverà “l’abbraccio occulto”, e chi per egoismo o curiosità è ansioso di partecipare ai misteri non varcherà la Porta ma rimarrà fuori a bussare. Coloro che desiderano ardentemente servire, oppressi dalla consapevolezza delle necessità del mondo risvegliando così il senso di responsabilità personale, coloro che hanno adempiuto la legge, busseranno e verrà loro aperto, e la loro richiesta sarà accolta.

Sono coloro che lanciano un appello per ottenere maggior potere di aiutare, ed esso giunge all’orecchio di Coloro che attendono in silenzio.

 

Regola 3.

Triplice deve essere l’appello e molto tempo è necessario per farlo risuonare.

Il discepolo lanci l’appello attraverso il deserto, al di sopra del mare e attraverso i fuochi che lo separano dalla porta velata e nascosta.

Questa simbologia ingiunge al discepolo di fare in modo che il deserto della vita fisica fiorisca come la rosa, affinché dal giardino della vita inferiore si levino suoni e profumi ed una vibrazione abbastanza forte da attraversare lo spazio esistente fra esso e la Porta; di calmare incessantemente le acque agitate della vita emotiva, affinché la Porta possa riflettersi nella loro superficie limpida e tranquilla, e la vita inferiore rispecchi la vita spirituale della divinità che vi dimora; di gettare nella fornace infuocata quei moventi, parole e pensieri che sono causa principale di attività e che hanno origine sul piano mentale. Quando questi tre aspetti dell’Ego che si manifesta, il Dio interiore, sono dominati, coordinati ed utilizzati, anche senza che il discepolo ne sia cosciente la sua voce che chiede l’apertura della porta verrà udita. Quando la vita inferiore del piano fisico è feconda, la vita delle emozioni stabile, la vita mentale trasmutata, nulla può impedire che la sbarra di quella porta venga alzata per lasciar passare il discepolo. Solo una vibrazione sincronizzata con quella esistente oltre la Porta ne produce l’apertura, e quando la vita del discepolo sia intonata con quella della Gerarchia, ad una ad una le porte si apriranno e nulla potrà tenerle chiuse.

 

Regola 4.

Il discepolo attenda all’evoluzione del fuoco; alimenti le vite minori mantenendo in moto la ruota.

Queste parole ingiungono al discepolo di tener presente la propria responsabilità verso le molteplici vite minori che, nel loro complesso, compongono il triplice corpo di manifestazione. In tal modo l’evoluzione è possibile ed ogni vita nei diversi regni della natura, coscientemente o inconsciamente, adempie la propria funzione di vivificare ciò che sta ad essa come il pianeta al sole. In tal modo lo sviluppo del Piano logoico  potrà procedere con maggiore esattezza. Il regno di Dio è all’interno e il dovere del Reggitore interiore nascosto è duplice: prima verso le vite che formano i corpi fisico, astrale e mentale, e poi verso il macrocosmo, di cui il microcosmo non è che una parte infinitesima.

 

Regola 5.

Il candidato faccia sì che l’angelo solare offuschi la luce degli angeli lunari, rimanendo l’unico luminare nel cielo microcosmico.

Per adempiere quest’ingiunzione, i candidati devono anzitutto studiare la propria origine, comprendere la propria vera psicologia in senso occulto, ed essere scientificamente consapevoli della vera natura dell’Ego, o sé superiore, operante nel corpo causale. Per mezzo dei tre corpi inferiori devono affermare la loro divinità innata sul piano fisico e dimostrare sempre maggiormente il loro valore essenziale.

In secondo luogo devono studiare la costituzione dell’uomo, comprendere il funzionamento della natura inferiore, rendersi conto che tutte le cose viventi sono interdipendenti e correlate, assoggettando così le vite minori che compongono i tre corpi. In tal modo il Signore Solare, la Realtà interiore, il Figlio del Padre, il Pensatore sul suo piano, diviene intermediario fra ciò che è terreno e ciò che dimora nel sole. Due passi del Vangelo accennano a tale concetto, e per gli studiosi occidentali sarà utile meditarli:

“I regni di questo mondo sono diventati il Regno di nostro Signore e del Suo Cristo”.

“O Signore, nostro Dio, altri oltre Te hanno avuto dominio su di noi; solo grazie a Te potremo pronunciare il Tuo Nome”. Quest’ultimo è particolarmente interessante perché mostra la soppressione del suono inferiore e della forza creativa inferiore da parte di ciò che ha un’origine più elevata.

 

Regola 6.

I fuochi purificatori ardono smorzati e deboli quando il terzo è sacrificato al quarto. Il discepolo perciò si astenga dal togliere la vita e nutra ciò che è inferiore col prodotto del secondo. Si può riassumere questa regola nel consueto insegnamento dato ad ogni discepolo,  ossia di essere rigorosamente vegetariano. Quando nella dieta è inclusa la carne, la natura inferiore si ostruisce ed appesantisce, e la fiamma interiore non può risplendere. Questa è una regola assoluta per i candidati e non deve essere violata. Gli aspiranti possono scegliere se fare uso di carne o meno, ma ad un certo stadio sul sentiero è essenziale astenersene completamente e la dieta deve essere regolata con la massima attenzione. Il discepolo deve limitarsi a nutrirsi di vegetali, cereali, frutta e noci. Solo così può costruire un corpo fisico capace di resistere all’entrata in esso dell’uomo vero che, nei corpi sottili, è stato al cospetto dell’Iniziatore. Se così non fosse, e il discepolo dovesse conseguire l’iniziazione senza questa preparazione, il suo corpo fisico verrebbe distrutto dall’energia che si riversa attraverso i centri nuovamente stimolati, con grave pericolo per il cervello, la spina dorsale e il cuore.

Non si possono naturalmente mai stabilire regole rigide e fisse, eccettuata quella fondamentale per tutti i candidati all’iniziazione che proibisce in modo assoluto l’uso di carne, pesce, liquori fermentati di qualsiasi specie e di tabacco. A volte è bene eliminare anche le uova e i formaggi, ma ciò non è indispensabile. Chi sta sviluppando qualche facoltà psichica dovrebbe astenersi dalle uova e mangiare poco formaggio.

Latte e burro appartengono ad un’altra categoria e molti iniziati e candidati trovano necessario includerli nel regime alimentare. Pochi uomini d’eccezione possono vivere e conservare la pienezza delle proprie energie fisiche osservando la dieta suddetta, ma questa rappresenta l’ideale e, come sappiamo, l’ideale è raramente realizzabile nello attuale periodo di transizione.

A tale riguardo occorre sottolineare due cose. In primo luogo i candidati devono far uso del buon senso, che molto spesso difetta; gli studenti ricordino che i fanatici e gli squilibrati non sono desiderati dalla Gerarchia. Equilibrio, giusto senso delle proporzioni, debito conto delle condizioni circostanti e sano buon senso, sono segni caratteristici del vero occultista; inoltre un genuino senso di humor eviterà molti pericoli.

In secondo luogo, occorre tener conto del tempo ed effettuare i cambiamenti di dieta e di abitudini con la dovuta lentezza.

Tutto in natura procede lentamente e i candidati devono imparare la verità occulta delle parole “affrettati lentamente”. Il processo d’eliminazione progressiva è generalmente la via della saggezza; in condizioni ideali che raramente esistono, tale periodo d’eliminazione comprende lo stadio dell’aspirante, e quando l’uomo diventa un candidato all’iniziazione, la necessaria purificazione preparatoria del regime alimentare è compiuta.

 

Regola 7.

Il discepolo badi ad enunciare i suoni che echeggiano dove vive il Maestro.

Non faccia risuonare le note minori che suscitano vibrazioni nel mondo di maya.

Il discepolo che cerca di varcare la porta dell’Iniziazione non vi riuscirà fino a quando non avrà appreso il potere della parola e del silenzio. Questo ha un significato più profondo e vasto di quanto possa sembrare, perché se giustamente interpretato ha in sé la chiave della manifestazione e dei grandi cicli, e la rivelazione dello scopo alla base del pralaya. Fino a quando l’uomo non comprende il significato della parola e non utilizza il silenzio delle alte sfere per produrre gli effetti voluti su un piano o sull’altro, non può avere accesso ai regni dove ogni suono ed ogni parola pronunciata causano risultati potenti nella materia, perché vivificate da due elementi predominanti: potente volontà scientificamente applicata e retto movente purificato nei fuochi.

Un adepto crea con sostanza mentale e origina impulsi sul piano mentale, producendo risultati nella manifestazione astrale e fisica. Essi sono potenti ed effettivi e perciò è necessario che chi li produce sia puro nei pensieri, esatto nella parola ed abile nell’azione. Quando i candidati avranno compreso queste idee, importanti cambiamenti nella loro vita quotidiana ne saranno la conseguenza immediata. Per permetterne un’applicazione pratica, possiamo elencarli come segue:

a. I moventi saranno accuratamente esaminati e gli impulsi all’origine della azione rigorosamente controllati. Durante il primo anno in cui il candidato si prepara per l’iniziazione, tre volte al giorno prenderà nota per iscritto delle proprie osservazioni sui moventi e sull’origine principale dell’azione.

b. Il linguaggio verrà sorvegliato e ci si sforzerà di eliminare ogni parola scortese,inutile o superflua. Verranno studiati gli effetti della parola, risalendo agli impulsi che, in ogni singolo caso, provocano l’azione sul piano fisico.

c. Il silenzio verrà coltivato ed i candidati manterranno il più stretto silenzio su quanto li riguarda personalmente, sul lavoro e sulla conoscenza occulta, su quanto concerne i collaboratori e sull’attività del gruppo occulto. Soltanto nelle riunioni di gruppo o nei rapporti con i superiori sarà permessa una certa larghezza di parola. Vi è un momento adatto per parlare. Si presenta quando

il gruppo può essere aiutato con parole sagge, con prudenti accenni a situazioni, buone o meno, e con poche ma necessarie parole rivolte ad un fratello e riguardanti la vita interiore, o ad un superiore nel caso in cui un fratello ostacoli il gruppo con qualche errore, oppure possa aiutarlo se trasferito ad altra attività.

d. L’effetto della Parola Sacra sarà studiato e verranno sapientemente disposte le condizioni per farne un uso sapiente. Se ne osserverà il suono e l’effetto su un particolare centro esoterico (in nessun caso fisico) influenzando e regolando in tal modo la vita.

Tutto ciò che riguarda il suono e le parole, sacre od altre, deve essere studiato dai candidati, ed essere oggetto di attenta considerazione da parte di tutti i gruppi occulti.

 

Regola 8.

Quando il discepolo si avvicina alla porta, i sette maggiori devono risvegliarsi e suscitare la risposta dei sette minori sul doppio circolo.

Questa regola è molto difficile ed è anche pericolosa per chi s’inoltri prematuramente nel sentiero finale. Letteralmente può essere così interpretata: l’aspirante all’iniziazione deve sviluppare in qualche misura la vibrazione dei sette centri della testa, accrescendo in tal modo l’attività vibratoria dei sette centri del corpo eterico; la reciproca vibrazione influenzerà anche i sette centri fisici, inevitabilmente stimolati quando quelli eterici si avvicinano alla loro vibrazione massima. A questo proposito basti accennare che quando i sette centri della testa rispondono all’Ego, i sette centri seguenti:

1. la testa considerata come un’unità,

2. il cuore,

3. la gola,

4. il plesso solare,

5. la base della colonna vertebrale,

6. la milza,

7. gli organi della generazione,

sono pure influenzati, ma solo per quanto riguarda la purificazione e il dominio. Ciò produrrà risultati negli organi fisici. Per esempio, l’uomo potrà trasferire coscientemente il fuoco creativo e l’energia dagli organi della generazione alla gola oppure, mediante il controllo cosciente del cuore, sospendere l’animazione del corpo fisico.

Ciò non è ottenuto con pratiche di Hatha Yoga o concentrando l’attenzione sugli organi fisici, ma sviluppando il dominio esercitato dal Dio interiore, il quale opera usando il centro della testa da cui controlla tutti gli altri.

Il candidato dedichi quindi tutte le proprie energie allo sviluppo della vita spirituale, che è il risultato del retto pensiero, della meditazione e del servizio. Con lo studio profondo di tutto ciò che è possibile conoscere sull’energia e su i suoi punti focali, egli coordinerà la propria esistenza affinché la vita dello spirito possa fluire. Attualmente tale studio può essere intrapreso senza pericolo solo in gruppo e con la guida di un istruttore. Gli allievi s’impegneranno a non compiere esperimenti su se stessi e a non scherzare con i fuochi del corpo, limitandosi a comprenderli teoricamente ed a vivere una vita di servizio.

In tal modo i centri si svilupperanno in modo normale, mentre il candidato si dedicherà ad amare perfettamente il proprio fratello in verità ed in pratica, a servire generosamente, a pensare con intelligenza ed a vigilare attentamente su se stesso. Inoltre terrà nota di tutto ciò che, nella sua vita interiore, gli sembri in relazione con l’evoluzione dei centri.

Tali appunti potranno essere esaminati e commentati dall’istruttore, se ne trarranno deduzioni e il risultato sarà messo a disposizione del gruppo. In tal modo potranno essere raccolte molte conoscenze utilizzabili.

Il candidato che farà cattivo uso della conoscenza, che indulgerà in esercizi di “respirazione per svilupparsi” e si concentrerà sui centri, inevitabilmente fallirà nel suo sforzo di raggiungere la Porta e pagherà il prezzo delle sue infrazioni con la follia, la nevrastenia o malattie fisiche.

 

Regola 9.

Il discepolo si fonda nel circolo degli altri sé. Un solo colore li unisca e la loro unità si manifesti. Solo quando il gruppo è percepito e conosciuto, l’energia può essere emanata con saggezza.

Tutti i discepoli e candidati devono rintracciare il particolare gruppo di servizio al quale appartengono sul piano interiore, riconoscerne i membri sul piano fisico, ed unirsi a loro nel servizio all’umanità. Tale riconoscimento si baserà su:

a. Unità di scopo.

b. Unità di vibrazione.

c. Identità di affiliazione.

d. Legami karmici di antica data.

e. Capacità di lavorare in armonia.

Superficialmente questa può sembrare una delle regole più semplici, ma in pratica non lo è. È facile cadere in errore e il problema di lavorare armoniosamente in allineamento di gruppo non è così semplice come può sembrare. Possono esistere vibrazione e relazione fra gli Ego, ma le personalità esteriori non armonizzare.

In tal caso spetta al candidato rafforzare la presa dell’Ego sulla propria personalità, affinché il rapporto esoterico di gruppo possa attuarsi sul piano fisico. Egli lo farà disciplinando la propria personalità e non correggendo i suoi fratelli.

 

Regola 10.

L’Armata della Voce, i deva nelle loro file serrate, opera senza sosta. Il discepolo ne consideri i metodi; impari le regole con le quali essa opera entro i veli di maya.

Questa regola si riferisce alla ricerca occulta che devono compiere prima o poi tutti coloro che aspirano all’iniziazione. Sebbene sia pericoloso per chi non è iniziato interferire nell’evoluzione dei deva parallela a quella umana, pure è necessario e privo di pericolo cercare di conoscere i procedimenti usati dai costruttori ed i metodi seguiti nel riprodurre dall’archetipo, attraverso l’eterico, quella che chiamiamo manifestazione fisica; i loro gruppi devono essere in qualche misura teoricamente conosciuti, ed i suoni che li pongono in attività considerati. Questo implica perciò da parte di tutti i candidati lo studio metodico dei fattori seguenti:

1. Il proposito del suono.

2. Il significato esoterico delle parole, della grammatica e della sintassi.

3. Le leggi della vibrazione e dell’elettricità, e molti altri studi sussidiari riguardanti la manifestazione della divinità e della coscienza tramite la sostanza devica e l’attività dei deva che la dirigono. Verranno indagate le leggi del macrocosmo e riconosciute le corrispondenze esistenti fra le attività del microcosmo e la manifestazione attiva del macrocosmo.

 

Regola 11.

Il discepolo trasferisca il fuoco dal triangolo inferiore a quello superiore e conservi ciò che viene creato tramite il fuoco nel punto di mezzo.

Letteralmente ciò significa il dominio sull’impulso sessuale, inteso in senso corrente, ed il trasferimento del fuoco che ora vivifica normalmente gli organi della generazione al centro della gola, giungendo così a creare sul piano mentale per mezzo della mente. Ciò che verrà creato dovrà poi essere alimentato e sostenuto dall’energia d’amore che scaturisce dal centro del cuore.

Il triangolo inferiore cui si fa riferimento è formato da:

1. plesso solare,

2. base della colonna vertebrale,

3. organi della generazione,

mentre quello superiore è formato da:

1. testa,

2. gola,

3. cuore.

Il lettore superficiale potrebbe interpretare tutto questo nel senso che il candidato ha l’obbligo di osservare il celibato e di impegnarsi ad astenersi da qualsiasi manifestazione dell’impulso sessuale. Ma non è così. Molti iniziati hanno raggiunto il proprio obiettivo pur avendo debitamente e saggiamente osservati i rapporti matrimoniali.

Un iniziato coltiva una particolare disposizione mentale per cui riconosce che tutte le forme di manifestazione sono divine, e che il piano fisico è un’espressione divina come qualsiasi altra dei piani superiori.

Egli si rende conto che la manifestazione più bassa della divinità deve essere sotto il dominio cosciente della divinità che vi dimora e che qualsiasi azione deve essere regolata dal proposito di assolvere ogni dovere, controllare ogni atto, e utilizzare il corpo fisico in modo che il gruppo ne tragga beneficio, che il suo progresso spirituale sia favorito e la legge sia perfettamente rispettata.

Che ad un certo stadio possa essere consigliabile perfezionare il proprio dominio in un determinato settore con la temporanea astensione, non va negato, ma questo è solo un mezzo per conseguire un fine, dopo di che seguiranno altri stadi in cui, conquistato il dominio, l’uomo dimostrerà in modo perfetto gli attributi divini per mezzo del corpo fisico, usando in modo normale e saggio ognuno dei centri, e favorendo così i fini dell’umanità.

In molti casi iniziati e Maestri si uniscono in matrimonio e adempiono normalmente i loro doveri di mariti, mogli e capi famiglia, ma tutto è regolato da un proposito e dall’intenzione e nulla è lasciato in balia della passione o del desiderio. L’uomo perfetto che vive sul piano fisico domina completamente tutti i propri centri, e la loro energia viene usata in modo del tutto legittimo; la volontà spirituale del Dio interiore è il fattore principale e vi sarà perciò unità di intento su tutti i piani e per mezzo di tutti i centri per il massimo bene del maggior numero.

Abbiamo accennato a tutto questo perché molti aspiranti si smarriscono a tale riguardo e coltivano una disposizione mentale che li porta a far atrofizzare completamente la natura fisica, oppure indulgono in un’orgiastica licenza, sotto l’ingannevole pretesto di “stimolare i centri” per favorire lo sviluppo astrale.

Il vero iniziato potrà essere riconosciuto dalla saggia e santificata normalità e dalla costante conformità a ciò che è meglio per il gruppo, secondo le leggi sociali del suo paese; dal dominio e dall’astensione da eccessi di qualsiasi tipo, e infine dall’esempio di vita spirituale e di rettitudine morale e di disciplina che offre a quanti lo avvicinano.

 

Regola 12.

Il discepolo impari ad usare le mani nel servizio; cerchi il segno del messaggero nel proprio piede ed impari a vedere con l’occhio che guarda fra i due.

Ad una prima lettura questa regola appare di facile interpretazione e sembra prescrivere al candidato l’uso delle mani nel servizio, del piede per recare i messaggi della Gerarchia, e lo sviluppo della chiaroveggenza. Ma il vero significato è molto più esoterico. In senso occulto “l’uso delle mani” è l’utilizzazione dei chakra (o centri)

delle palme delle mani per:

a. curare malattie fisiche,

b. benedire e così curare le malattie prodotte dalle emozioni,

c. per elevarle in preghiera, ossia usare i centri delle mani nella meditazione per manipolare sostanza e correnti mentali.

Queste tre attività meritano attenta considerazione e gli studenti occidentali potranno imparare molto studiando la vita del Cristo e riflettendo sui Suoi metodi di usare le mani. Il soggetto è troppo vasto e non è possibile diffondersi ulteriormente in questo breve commento. Il “segno del messaggero” nel piede è un riferimento al ben noto simbolo delle ali ai calcagni di Mercurio.

Molto sarà rivelato agli studenti delle scuole d’occultismo che riuniranno quanto è possibile trovare in relazione ai Messaggeri degli dei, che studieranno inoltre ciò che gli studiosi di astrologia hanno raccolto a proposito del pianeta Mercurio, e ciò che altri occultisti hanno trovato circa la ronda interna.

“L’occhio che guarda fra i due” sembra indicare il terzo occhio utilizzato dai chiaroveggenti, ma il significato è molto più profondo e si cela nei seguenti fatti:

a. Tutti gli esseri autocoscienti, da un Logos all’uomo, stanno sviluppando la visione interiore.

b. L’Ego o Sé superiore è letteralmente per la Monade ciò che il terzo occhio è per l’uomo, e per questo si dice che guarda fra la Monade o Sé spirituale da un lato e il sé personale dall’altro.

Perciò, nel senso più completo, questa regola incita il candidato a sviluppare l’autocoscienza, imparando così ad agire nel corpo causale sui livelli superiori del piano mentale, e da quel punto a controllare i tre veicoli o corpi inferiori e vedere chiaramente tutto ciò che può essere visto nei tre mondi, nel passato e nel futuro.

 

Regola 13.

Quattro cose deve comprendere ed imparare il discepolo prima che gli si possa mostrare il mistero più intimo: le leggi di ciò che irradia, i cinque significati della magnetizzazione, la trasmutazione, o il segreto perduto dell’alchimia, la prima lettera della Parola impartita, o l’occulto nome egoico.

Questa regola non può essere spiegata. Essa si riferisce a misteri e soggetti di portata troppo vasta per essere trattati qui. È stata inclusa in queste regole perché sia meditata, studiata e discussa in gruppo.

L’ultima regola è molto breve e consta di cinque parole:

 

Regola 14.

Ascolta, tocca, guarda, applica, conosci.

Tali parole si riferiscono a ciò che il cristiano potrebbe giustamente chiamare la consacrazione dei tre sensi principali e il loro uso nell’evoluzione della vita spirituale interiore; all’applicazione di ciò che è stato imparato ed accertato, seguita dall’uso della conoscenza sperimentata.

 

Da  "INIZIAZIONE UMANA E SOLARE"

di ALICE A. BAILEY

Edizione LUCIS - Ginevra

 

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