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PSICOSINTESI

                                
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Noi siamo dominati!

di Carmelo Percipalle

 

Noi siamo dominati da tutto ciò in cui il nostro io s’identifica. Possiamo dominare, dirigere ed utilizzare tutto ciò da cui ci disidentifichiamo. (Roberto Assagioli, “L’atto di Volontà” ed. Ubaldini, Roma)

Questa frase esprime l’anima della psicosintesi, uno dei suoi principi di base: essere dominati, cioè costretti, posseduti, governati da ciò in cui il nostro io si identifica. Il processo di identificazione (che non va confuso con il processo di individuazione) avviene con elementi esterni alla coscienza che possono essere abitudini, ruoli, atteggiamenti, comportamenti vari, modi di essere ecc.

Assagioli esprime un concetto interessante quando dice che noi siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo, perché sottende il fatto che ciò con cui ci identifichiamo è sostanzialmente dotato di materialità. Questo non vuol dire che ci identifichiamo con elementi materiali (cosa che, comunque, accade spesso) ma significa che, sostanzialmente, questo processo materializza (nel senso che rende più grezzo) il nostro pensiero e lo indirizza verso il raggiungimento di obiettivi che non ci appartengono. In una certa misura è come essere innamorati di qualcosa che esiste fuori da noi e che seguiamo senza criterio né discernimento.
Proviamo a fare degli esempi:
1) il fanatico che segue un’ideologia o un credo religioso in maniera acritica si identifica talmente tanto in quel ruolo da sacrificare anche la propria vita. Egli ritiene di credere in un ideale elevato o spirituale, in realtà si è soltanto identificato in quel ruolo per motivi psicologici che nulla hanno a che vedere con la religione o con i principi ideali. In questo caso bisogni spirituali o di trascendenza reali vengono materializzati e bruciati sull’altare del nostro sentimento di inadeguatezza che ci impedisce di credere in noi stessi, di avere nostre idee e di esprimere la nostra anima e non lo spirito di altri.
2) Il figlio di buona famiglia che segue le orme del genitore nella stessa professione. Può essere un buon esempio di legame familiare ma può anche essere espressione di un adeguarsi pedissequo ad una via già tracciata e comoda da seguire, piuttosto che crearne una nuova e più originale.
Essere realmente se stessi, spesso può significare rompere con le aspettative di chi ci ha allevati.
Queste identificazioni parziali ci dominano perché ci costringono a seguire la loro volontà e a perseguire i loro scopi che, a volte, possono nascondere scopi di altre persone o di altre organizzazioni.
La seconda parte della frase di Assagioli ci spiega come fare a dominare e a non essere dominati: con un processo che si chiama disidentificazione.

 

Tratto dal sito di Carmelo Percipalle

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