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PSICOSINTESI

                                
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Il processo di trasformazione

di Carmelo Percipalle

 

Pensiamo, erroneamente, che attivare e gestire il processo di trasformazione sia compito dell’ego. Non è certamente così in quanto il compito dell’ego è imparare a gestire il quotidiano, cioè, ciò che avviene nell’arco delle nostre 24 ore. Molti dei nostri problemi nascono da questa incapacità autogestionale. La programmazione del cambiamento, invece, è compito del Sé, in quanto solo a quel livello si può progettare il futuro, perché il Sé, quando è attivato, esprime la sua unione con l’Universo e si adegua ai Suoi Principi e ai Suoi Piani. L’ego è incapace di connettersi ai principi universali in quanto è, per definizione, separativo e illusorio. Il cambiamento, la trasformazione sono elementi della vita, costantemente impressi nei codici universali, ma l’ego è incapace di conformarsi ad essi in quanto ha la pretesa di creare propri codici e propri universi tutti illusori o idealistici.

Il nostro compito, come operatori di aiuto psicologico, è aiutare le persone a gestirsi, dando loro le regole e le conoscenze necessarie per farlo. Questo obiettivo è già, di per sé, non facile, ma pensare di indurre il cambiamento in chi non sa gestire il quotidiano è ancora una illusione tipica dei cosiddetti psicoterapeuti che vivono la loro professione nella costante illusione di un cambiamento o di una trasformazione che non può avvenire, né nel paziente né, tanto meno, nell’animo dello psicoterapeuta.

Possono giovarsi della psicoterapia, intesa come attivazione psicodinamica del processo di cambiamento e di trasformazione, solo, paradossalmente, individui già guariti che, cioè, possiedono un ego che ha imparato a gestire il quotidiano, che vivono una condizione psichica, familiare e sociale di sufficiente stabilità. In questo caso potrebbero essere pronti a ricevere i messaggi del Sé e a consentirgli di prendere in mano le redini della propria vita adeguandosi ai principi e ai voleri universali.

La gestione del quotidiano significa attivare le energie dei primi tre chakra inferiori in maniera ordinata e funzionale e, cioè, semplificando molto, vivere una condizione di relativo benessere psico - fisico significa vivere in uno SPAZIO in grado di garantire un minimo standard di agio, avere a disposizione una minima quantità di denaro, convivere con persone con le quali si possano instaurare relazioni chiare e definite, percepire il TEMPO come l’occasione che ci consente di sperimentarci, di evolverci e di acquisire nuove conoscenze e, soprattutto, imparare a vedere noi stessi come il CENTRO della nostra coscienza, attivando il processo di autoosservazione e, poi, di disidentificazione - autoidentificazione.

Il lavoro nei gruppi riesce a gestire meglio il processo di cambiamento in quanto il gruppo si costituisce come una coscienza unificata, un sé di gruppo, che può favorire la trsformazione perché diventa un punto di riferimento diverso in grado di integrare il lavoro dell’ego (o sé personale) e di preparalo al contatto con il sé transpersonale. Il fatto stesso di confrontarsi con gli altri e di imparare a relazionarsi scoprendo ciò che c’è oltre l’ego significa iniziare a scoprire il senso del transpersonale, di ciò che si trova oltre il personale, oltre l’ego. Questo è quello che viene proposto nell’esperienza di “Un Corso in Miracoli” (http://www.acim.org/) in cui le relazioni umane diventano veicolo sacro di guarigione e di salvezza.

Tornando a parlare di contesti terapeutici, a nessuno sfugge il senso del lavoro di guarigione che si fa in svariate tipologie di gruppo che vanno dalle comunità terapeutiche (di varia estrazione e tipologia) ai gruppi di auto aiuto, di counselling o più spiccatamente riferiti alla psicoterapia di gruppo.

Il gruppo, in altre parole, è in grado di determinare il cambiamento e, a volte, la trasformazione dell’individuo. Se, infatti, la malattia è anche chiusura, irrigidimento, incapsulamento, dentro il proprio mondo in un contesto nevrotico o pre - psicotico, il gruppo può dare una visione diversa, aprire orizzonti che favoriscono il processo di guarigione.

Il gruppo può anche gestire, assieme all’individuo il quotidiano. Può essere, infatti, possibile determinare un cambiamento, all’interno di un qualsiasi processo terapeutico, ma è difficile gestire questo cambiamento nel quotidiano o nel confronto, continuo e frustrante, con una realtà, sociale e familiare che non cambia. Il gruppo può, invece, aiutare a gestire il cambiamento nel quotidiano sostenendo le scelte dell’individuo, specie dal punto di vista affettivo ed aiutarlo ad uscire da una condizione di isolamento, di mortale solitudine.

 

Tratto dal sito di Carmelo Percipalle

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www.carmelopercipalle.it