Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza MASSONERIA
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LUCI, COLONNE E PILASTRI DEL TEMPIO, TRA FUSIONE E CONFUSIONE di G. M.
Recentemente, a proposito del libro sacro aperto sui primi versi del Vangelo secondo Giovanni, espressi la mia personale opinione sull’interpretazione esoterica di quel verbo fattosi Dio che, pur non prescindendo dal divino, metteva incredibilmente l’accento su se stesso, su un verbo che, inteso come verità, racchiude in se il manifesto del lavoro libero muratorio: il cammino dell’uomo verso una luce accecante sebbene lontanissima, visibilissima eppure irraggiungibile. Ma il primo “passo” per intraprendere questo cammino lo si fa da fermo: è quello di cercare di tracciare una mappa dettagliata del terreno a noi più vicino affinché il viaggio non cominci col piede sbagliato. Lo studio della simbologia in camera di Apprendista è quindi fondamentale; altrettanto lo è però la sua successiva elaborazione per fugare il rischio di un nozionismo sterile e confusionario. Il nostro sforzo non sarà che un piccolo contributo alla ricerca della verità, piccolo, insufficiente, ma necessario. Oggi tiro le fila di una schematizzazione con la quale ho cercato di dipanare la matassa della simbologia legata alle Colonne del Tempio, matassa mia personale intendiamoci, ma che, vi assicuro, anche autorevole letteratura spesso non aiuta a districare. Le due Colonne che troviamo all’entrata del Tempio, che la tradizione vorrebbe immediatamente fuori da esso ma che le esigenze strutturali, ancor prima di quelle simboliche, posizionano al suo interno, rappresentano le mitiche Colonne sinistra e destra, rispettivamente B e J, poste all’entrata del tempio di Salomone, così come descritto in vari passi di altrettanti libri della Bibbia. La parola sacra dell’Apprendista, che non va “né scritta né compitata” non è altro che il nome biblico della colonna B, così come la colonna J è miticamente legata agli operai un po’ più esperti del cantiere del Tempio in costruzione. Era ai piedi delle rispettive colonne, infatti, che gli operai, ognuno a seconda del proprio grado di abilità, ricevevano il proprio periodico salario. Da qui il termine “aumento di salario” alias “aumento di grado” di un Libero Muratore da Apprendista a Compagno d’Arte. Il significato delle parole la cui iniziale è B e J era “con la forza” “egli stabilirà”. Caratteristica da non trascurare è che le due colonne fossero identiche fuorché nel nome, appunto, che le contraddistingueva. È interessante evidenziare che racconti leggendari su due colonne (le due colonne letteralmente antidiluviane, l’una resistente al fuoco e l’altra resistente all’acqua, concepite per poter resistere all’ira di Dio e tramandare le conoscenze del mondo, in esse iscritte, alle generazioni future), attribuite ai figli di Lamech o ad Enoch, trasposte infine nella figura di quelle salomoniche, vengono rinvenuti in documenti di craft “d’oltre manica” fin dal 1400. Date lontane più di un secolo dal ben che minimo accenno di ufficiali di Loggia quali il Primo ed il Secondo Sorvegliante. Parallelamente alla materializzazione simbolica delle due colonne salomoniche l’evoluzione speculativa massonica dava vita alla simbologia dei Tre Pilastri immateriali sui quali si reggeva idealmente la Loggia, vale a dire i Pilastri della Saggezza, della Forza e della Bellezza, rispettivamente associati alle figure del Maestro Venerabile, del Primo e del Secondo Sorvegliante. Questi tre pilastri, ideali, vennero rappresentati in seguito materialmente con tre candelabri, da qui probabilmente la definizione di “luci” concettualmente quindi identificate con le tre più alte cariche della Loggia. “La Saggezza per ideare, la Forza per sostenere, la Bellezza per ornare”. Ma “tre luci” sono anche lo stesso Maestro Ven. in associazione con il Sole e la Luna così che, come questi ultimi governano il giorno e la notte, il primo si erge a governar la Loggia. Pur non entrando approfonditamente nella trattazione degli ordini architettonici, va detto inoltre che allorché si volle materializzare la simbologia dei tre pilastri ideali di Saggezza, Forza e Bellezza, in virtù della funzione di ideale sostegno, quantunque si trattasse di candelabri atti ad “illuminare” la Loggia, si immaginarono, descrissero o riprodussero sotto forma di colonne corrispondenti ai tre fondamentali ordini architettonici: Jonico, Dorico, Corinzio. La disposizione, attribuzione e associazione simbolica di codeste strutture alle tre luci del Tempio seguono una sorte varia e altalenante, in balia dei secoli e delle Obbedienze. Se mescoliamo insieme tutti questi elementi, ci aggiungiamo un pizzico di fatalità e un’essenza di umana contraddizione ecco gli ingredienti per una tipica insalata dal sapore mediterraneo pronta per esser servita sul tavolo del pressappochismo al quale, chi più chi meno, tutti siamo tentati di accomodarci. Avviene così che la fatalità del significato del nome della colonna salomonica B basta a far sì che questa venga associata a quel Pilastro, la Forza, riferito in altro contesto al Primo Sorvegliante così che, come per magia, la foggia di quel candelabro o, se volete, di quella colonnina anticamente stretta tra le mani del Sorvegliante in Loggia, si trasferisce inspiegabilmente alla colonna B alle porte del Tempio. La colonna cava in bronzo adorna di melograni di biblica memoria si trasfigura, con una immaginaria agghiacciante sequenza morfing, in una colonna Dorica, il cui ordine architettonico avrebbe invece visto la sua comparsa nella realtà storica soltanto tre secoli più tardi dall’edificazione del Tempio di Gerusalemme. Superato questo ostacolo concettuale e cronologico tutto diventa lecito. Così la rappresentazione di due colonne alle porte del Tempio, B e J, rispettivamente di ordine Dorico e Jonico, o Dorico e Corinzio, iniziano ad imperversare nei Templi massonici, su Quadri di Loggia e frontespizi di libelli di autorevoli Obbedienze. I Pilastri scompaiono e appaiono, variamente disposti a squadra o a triangolo equilatero; con base ad est, ovest o nord; con gli ordini architettonici attribuiti all’uno o all’altro dei dignitari di Loggia… Oggi, bene che vada, davanti agli occhi di un giovane Apprendista, una “forzuta” colonna Dorica del Nord, contrassegnata dalla lettera B, si erge affianco al Primo Sorvegliante: è il caos! (ovviamente solo per chi cerca di farsi un’idea di quel che gli sta attorno!) Anche dopo aver studiato, le fusioni simboliche appaiono concettualmente confuse, eppure basterebbe analizzarle criticamente per trovare la nostra verità. La mia analisi mi dice che le Colonne B e J, a sinistra e destra dell’ingresso del recinto sacro del Tempio, rappresentano il confine tra il mondo profano e l’universo massonico; la loro forma in stile Dorico e Jonico o Corinzio può essere “tollerata” a patto che non si perda mai di vista la loro funzione originale: quella di identificarsi con le schiere di operai specializzati che in virtù del proprio grado di conoscenza dell’arte ricevevano il proprio salario in corrispondenza della propria colonna. La funzione di sostegno ideale della Loggia è invece rappresentato da tre “Luci” o “Pilastri del Tempio” collocati all’interno del recinto sacro, preferibilmente attorno al Quadro di Loggia, disposto al centro del Pavimento a Scacchi. Questi tre Pilastri si identificano con i tre dignitari di Loggia. Il Pilastro della Forza, di Ercole, sta a nord-ovest nel quadrilungo; ha la forma solida dello stile Dorico e si attiva all’apertura dei lavori; viene incarnata dal Primo Sorvegliante la cui collocazione logistica nel Tempio è dovuta al controllo dei lavori della “sua” colonna J, dei Compagni d’Arte che ha di fronte; parimenti il Pilastro della Bellezza, di Venere, andrebbe a sud-ovest nel quadrilungo, ha le ornamentali fattezze di una colonna in stile Corinzio, si attiva alla chiusura o messa in ricreazione dei lavori; si identifica nel Secondo Sorvegliante; questi è collocato nei pressi della colonna J solo per poter meglio occuparsi delle file dei giovani Apprendisti che lavorano lungo il lato opposto del Tempio. Infine, il Pilastro della Saggezza, di Minerva, brilla sotto forma di una classica colonna in stile Jonico, si identifica nel Maestro Venerabile e, come lui, è idealmente collocato ad oriente per sostenere la Loggia all’altro capo del quadrilungo. In particolare, il suo orientamento a sud-est del quadrilungo, oltre a conformare una disposizione a squadra dei Pilastri o Luci del Tempio, lascia adito ad un’altra pregnante annotazione. A nord-est infatti, proprio in corrispondenza di quell’angolo di Tempio ancora in costruzione, un quarto Pilastro interviene a sostenere il lavoro di edificazione della Grande Opera: il Pilastro invisibile dell’Intelligenza Divina, un’entità che simbolicamente troviamo rappresentata dal Delta Luminoso sopra lo scranno del Maestro Venerabile, in una collocazione impari e mediana in asse col massimo rappresentante della Loggia, ma che sentiremo materializzarsi solo quando avremo fatto del nostro meglio perché sia tutto “giusto e perfetto”. Ho detto G. M.
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