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Le Scuole Iniziatiche dell'Antica  Saggezza

MASSONERIA

                                
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CHI BUSSA ALLA PORTA DEL TEMPIO?

di  G. M.

Vorrei parteciparvi le mie considerazioni e riflessioni scaturite in seguito ad un incontro-colloquio avvenuto tra il sottoscritto e un amico profano su cui decisi di esercitare azione di proselitismo, in virtù delle qualità caratteriali, umane e morali che ho creduto di riconoscere in lui.

Come i nostri statuti ci ricordano: "la propagazione dell'ordine è il più importante tra i lavori Massonici; l'ammissione di un profano nel seno dell'Ordine medesimo, è il lavoro più "pericoloso"; aggiungerei anche "il più difficile", paradossalmente, nel caso ci si trovasse di fronte ad un individuo dotato delle giuste caratteristiche, cioè un uomo (o una donna) libero e di buoni costumi.

Dobbiamo infatti sempre tenere presente che di fronte a noi potremmo avere una persona poco o nient'affatto documentata su cosa sia la Massoneria, o meglio, su cosa sia la vera Massoneria.

Quel profano, tranne nei rari casi in cui abbia sentito la necessità di ricercare informazioni nel vasto ma discreto mondo della letteratura massonica, conoscerà tutt'al più i fatti di cronaca legati alla Massoneria deviata o pseudo-Massoneria o le leggende metropolitane, più o meno fondate, sugli intrecci tra Massoneria e politica o tra Massoneria e gruppi affaristici di potere.

Torniamo per un attimo con i ricordi a quando anche noi eravamo solo dei profani; quanti di noi avrebbero immaginato le vere finalità della nostra Istituzione, chi avrebbe mai pensato alle Tavole Architettoniche scolpite in tornata come l'oggetto misterioso e segreto delle nostre riunioni?

La verità è che, se è un uomo libero e di buoni costumi che abbiamo deciso di avvicinare, forse non dovremo combattere contro di lui pregiudizi ma certamente dovremo saper fugare i suoi dubbi sulla fondatezza dei pregiudizi profani altrui, probabilmente unico metro di giudizio in mano al nostro interlocutore.

Ebbene, credo proprio che la nostra onestà di comportamenti, il nostro esempio di vita nei rapporti col prossimo, sia in campo professionale che sociale, valgano più di mille parole.

A tutt'oggi, nel mondo profano, il fascino della Massoneria è esercitato dai fantomatici vantaggi ed intrighi che in essa ci si aspetta di trovare, e ancora oggi, ahinoi, per alcuni Fratelli è questa la principale motivazione a frequentare o per lo meno ad essere iscritti alla Massoneria.

In ognuno di noi, lo sappiamo bene, coabitano vizi e virtù, tendenze socio-affaristiche e aspirazioni eticho-filatropiche. Nel momento in cui ci riveliamo come massoni agli occhi di un profano, cosa pensate possa incuriosirlo di noi e di un'esperienza misteriosa che gli si prospetta?

Se riusciremo ad affascinare un profano descrivendo la silouette lontana di templi in costruzione, avremo onorato quel lavoro muratorio a cui giuriamo di votarci, se invece è l'intrigo nelle oscure prigioni che ci ha sedotto e che sedurrà il nostro interlocutore, un circolo virtuoso rischierà di spezzarsi, quello che la parte migliore di noi, fratelli, riesce ad evocare quando all'unisono si martella in questo Augusto Tempio.

Quando ti senti dire da un amico, fino ad allora ignaro del tuo status massonico, che il tuo esempio di dirittura morale e sociale è per lui la migliore rassicurazione contro i timori dell'ignoto, non puoi che rallegrarti; al contrario, quando capita di sentire un Fratello affermare che la Massoneria si può "fare" anche nel suo ufficio, capisci che in quel caso uno dei due non ha ben capito cosa vuol dire fare Massoneria ma che la colpa di quel fraintendimento è, forse, di tutti e due.

Lo dico in senso lato, nel senso che, indipendentemente dal fatto che si tratti di una diversa Loggia o di un'altra Obbedienza, qualcuno ha fallito; ha fallito, continua a fallire e non fa ammenda seguitando ad agire ed a tegolare all'insegna di un proselitismo indiscriminato e di un lavoro in Loggia che di massonico ha solo un debole ricordo.

Un lavoro vuoto che non impegna la sua parte migliore e che, a ragione, potrà far credere ad un giovane iniziato che al di là delle consegne di un vetusto rituale non ci sia niente che non si possa perseguire riunendosi in un più confortevole appartamento privato comodamente seduti in poltrona con un sigaro in mano...

Non si tratta di utopia o di falso moralismo, sogno semplicemente un mondo in cui degli uomini e delle donne, ogni giorno migliori, possano incontrarsi in un salotto a discutere di affari, ma che siano quegli uomini che quelle donne che il mondo profano debba augurarsi, perché hanno imparato in altri luoghi, nel Tempio, a lavorare per il bene della Patria e dell'Umanità.

                                                                                    Ho detto

G. M.

 

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