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Le Scuole Iniziatiche dell'Antica  Saggezza

MASSONERIA

                                
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ANNOTAZIONI AD UN RITUALE D'ADOZIONE

DEL XVIII  SECOLO

 

 di Vittorio Vanni

 

copyrightÓiltibetano2008

 

Se dovessimo commentare un rituale d'adozione in Massoneria,  dovremmo primariamente verificare  l'inquadramento storico e la tradizionalità del rituale stesso.

 

Rituale d’ammissione all’Ordine delle Mopse  (o del carlino)

 

Quest'analisi potrebbe rivelare tuttavia l'insussistenza del rituale d'adozione da un punto di vista effettivamente iniziatico.

Vi è certamente  nel rituale d’adozione un'arroganza maschile poco nascosta, e messa ancor più in evidenza dall'aulico e pomposo linguaggio settecentesco.

I Fratelli vi dimostrano, con insulsa magnanimità e sussiego, quanta accondiscendenza da adulti saggi e maturi vi può essere verso quell'essere tanto grazioso quanto minore ed insulso, che è la donna.

S'inizia mogli, sorelle, vecchie zie e giovani cugine, ma solo per mantenerle ancora soggette e pupille, per rimarcare ancor più la naturale ed incontestabile superiorità di chi concede, di chi tollera, di chi regala generosamente perle di saggezza da infilare in muliebri collane.

Non s'inizia mai la donna nubile, sola, libera, senza padrini e protettori, perché porterebbe concorrenza e disarmonia fra le mani morbide, ma adunche, dei gentiluomini  e sospetto  e prevenzione agli occhi attenti e gelosi delle gentildonne.

 

L'adulterio era, ed è, un vezzo sociale tollerato e spesso ammirato, ma la decenza impone una forma rigida e dura ad una sostanza ben più plastica e malleabile, così come le terribili stecche di balena rendevano morali i corsetti.

 

 

François Boucher – L’Odalisca

 

Forse, sarebbe più opportunamente scientifico e filologicamente corretto, analizzare semplicemente le fonti storiografiche, le strutture semiologiche di un rituale d'adozione.

Ma quando si entra in questi difficili meandri, ci si può render facilmente conto che è un arido lavoro da specialisti, da entomologi che esaminano al microscopio un insetto un po' ripugnante come se fosse la "summa" d'ogni conoscenza scientifica.

 

Un rituale è un mezzo per ricollegare l'umanità ad un piano superiore indefinito e forse indefinibile. Per quanto l’iniziato possa vivere, di dice, su più piani dell’essere, pur tuttavia non può esulare dalla storia in nome della metastoria, dalla materia fisica e da quella psichica in nome della spiritualità.

Cristina Trivulzio di Belgioioso, la Carbonara, Maestra Giardiniera

 

 

 I Fratelli o meglio i “padri adottivi” del XVIII° secolo,(ma non escludiamo quelli del XXI°),

vorrebbero che si riconoscesse loro un "intelletto" puro, un pensiero ed un'astrazione "solare", in opposizione (od al massimo "complementarità") con il fragile, emotivo, sentimentale psichismo "lunare" delle Sorelle.

Ma noi sappiamo bene quale fragilità, emotività, sentimentalità, sia patrimonio comune di tutta l’umanità,indipendentemente dalla loro specializzazione fisiologica, quanto diversa dalla realtà sia l'immagine che gli uomini vorrebbero mostrare, e che spesso esibiscono, ingannando i semplici con la complicità delle loro compagne.

I rituali d'adozione insistono, con particolare austerità, sulla "virtù" femminile, che è cosa ben diversa, naturalmente, dalla "virtù" maschile, fatta d'eroiche e civili idealità, di coraggio sovrumano, di creatività geniali, di tutto ciò che, insomma, innalza l'umanità sopra la bestia bruta.

Una virtù, insomma, che non ci si aspetta giammai da quella bestiolina quasi umana che è la donna.

La "virtù" femminile è la fedeltà coniugale, l'accompimento dei propri doveri di madre e di moglie, sia essa casalinga o "squisita" padrona di casa, secondo lo status sociale del proprietario.

La virtù femminile consiste nella modestia, nella pudicizia, nell'adorante sottomissione, nell'obbedienza, qualità prescritte anche ai bambini e, una volta, agli schiavi.

Ma esiste veramente questa celebrata virtù femminile, di fronte alla quale gli uomini cadono strumentalmente in ginocchio, offrendo fiori, adorazioni, cioccolatini, stipendi e fortune o, peggio, un’intera vita ?

Non è forse il peso della nostra storia biologica che impone dissimulazioni ed ipocrisie alle donne come agli uomini, diventando spesso fonte di dolore, d'umiliazione, di vere tragedie?

 I secoli sono passati, la storia ha cambiato non solo la società, ma anche la stessa natura fisica ed animica dell'umanità.

Ma le nostre menti sono ancora quelle di ieri, percorrono binari di ruoli ormai obsoleti,  ben utili a quella sottile ed ignobile commedia del potere fra i sessi, nella famiglia come nella società, fatta spesso di piccoli ricatti emotivi, di finte debolezze, di seduzioni interessate, d'inganni ben più gravi di qualche brivido clandestino.

Nel 1730, quando i nostri Fratelli in parrucca crearono quella parodia iniziatica che è rituale d'adozione come un nuovo gioco di società per le parenti oziose, la ghigliottina rivoluzionaria, vera livellatrice, non era stata ancora inventata.

L’unica iniziazione a pieno titolo concessa alle donne, anche se raramente, fu quella dell’Ordine Massonico dei Cavalieri Eletti Cohens dell’Universo, il cui iniziatore du Martinez Pasuqally de las Casas.

 

Nella conquista massonica della Fratellanza-Libertà-Uguaglianza la galanteria ostentata anche dai rivoluzionari in culottes e redingote, non impedì alle donne di perdere la testa di fronte al boia, la prima delle vere uguaglianze ottenute dal nuovo ordine.

 



Claudine Thérese Wlillermoz Provenzal (sorella di Jean Baptiste Willermoz) la prima donna iniziata regolarmente in Massoneria. 

 

 Se è vero che furono proprio i Massoni a promuovere per primi il riconoscimento d'uguaglianza di pari diritti e di pari opportunità per le donne, non sempre il loro comportamento personale fu coerente con le battaglie politiche.

Il Massone, il liberatore dell'umanità, può spesso avere, riguardo alle donne, gli stessi pregiudizi dei ci-devants dell'Ancién Régime nei confronti dei servi.

Le condizioni in cui versa un'umanità non ancora progredita incidono pesantemente su concezione massonica per altri versi avanzata. La Tradizione, nella sua superiore concezione che congloba ed annette quella massonica, non ammette e non accetta, in realtà, separazioni di alcun genere nella sua tensione verso l’unità e l’Uno.

 Fino a quando il Sole-Anima non sarà unito alla Luna-Animus del Rebis, non sarà possibile la reintegrazione dell'umanità nell'umanità stessa.

Se Fratellanza – Uguaglianza - Libertà sono le lontane mete future di un'umanità di cui la Massoneria è l'avanguardia, queste non potranno essere raggiunte che con lo sforzo d'ogni essere umano, nessuno escluso, alla reintegrazione ed alla trasmutazione.

In questo sforzo immane non potranno che cadere le false immagini dei diversi ruoli che la storia ha imposto ad uomini e donne, di cui sono uguali sentimenti ed emozioni, razionalità ed intuizioni, creatività intellettuale e concezione spirituale, generazione patri-matriarcale in ciò che è fisico e metafisico.

L'esoterismo ci insegna che vi è un Sole a mezzanotte, in cui ogni chiarore ed ogni luce coincidono, in cui la Luna non è il riflesso del Sole e viceversa, ma un'unità Mercuriale di cui la stella fiammeggiante all'Oriente è segnacolo e sintesi.

In questo eone apparentemente eterno in cui il caos ed il disordine separante incombono, dobbiamo pur credere che la nostra missione è quella di riunire ciò che è atrocemente diviso, di testimoniare di fronte al buio ed all'ombra che vi è ancora una Stella all'Oriente.

Solo allora potremo rendere più svelto il nostro passo, più alta ed orgogliosa la nostra fronte.

Vittorio Vanni

 

copyrightÓiltibetano2008

 

 

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