Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza MARTINISMO
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TEODICEA DI SAINT MARTIN
di Sidus
La chiesa romana
ma anche i nuovi movimenti spirituali sono e saranno incapaci di una
nuova e moderna rottura epistemologica nella ricerca del vero e
nella teodicea perennis del conflitto ontologico tra l’essere
Buono-Dio e il Male personificato. Il martinismo nella figura del
suo caposcuola affronta il problema nel celebre testo tratto dalla
sua opera ‘Il Bene e il Male’ pubblicato nel nostro sito, leggiamola
insieme… «Dio
non è libero alla maniera degli uomini, di cui la
libertà fondata sulla debolezza o l’ignoranza consiste nel potersi
decidere tra il bene ed il male. Dio vuole,
senza dubitare, e con la più perfetta volontà che si possa
immaginare, ma non è libero, poiché
egli non ha da scegliere. Egli conosce il meglio ed
in tutti i suoi atti non è possibile che non voglia fare il meglio.
L’uomo esamina, perché non conosce; sceglie, perché esita; si
decide, perché ha dubitato, ecco ciò ch’egli chiama “libertà”.
Essere limitato, debole, o cattivo, sta solamente a lui di
volere il male o di non fare il bene, e può decidersi per l’uno o
l’altro a sua volontà. Ma Dio non esamina. Il migliore è uno, egli
lo conosce sempre e lo vuole sempre; non si può supporre alcun bene
che Dio abbia potuto fare e che non abbia fatto; ogni bene possibile
è emanato da lui, o è in lui, per la sola ragione ch’egli è il Bene.
Sventurata libertà, tu sei il funesto appannaggio dell’essere
imperfetto, che non porta la sua legge in se stesso. È da
te che ogni disordine è venuto; tu genererai col tuo solo consenso
contro la legge divina, tutto il male e
Saint Martin vede quindi nella scelta (il concetto è
comunque presente anche nel II libro della Repubblica di Platone),
nella libertà di affrontare un aut-aut (parlando dal punto
di vista esistenzialistico), l’origine del male, scelta che
genererebbe angoscia e quindi potenziale sviluppo verso ciò che è
ontologicamente il contrario del Dio perfetto Bene supremo. Questi
non avendo il male in sé e quindi essendo il Perfetto non sceglie,
ergo non è immanentemente libero alla maniera degli uomini
poiché non di scelte si occupa ma di Volere senza dubitare; ma non
si comprende in fondo se in questo Volere possa e debba anche essere
inserito il Fato-Moira o
Per Platone ‘del male, e quindi del nostro far
male, il Dio non può essere ritenuto causa. Dio è bene, Dio è
immutabile, è semplice, è veritiero, ed è causa di tutti i beni. Dio
è innocente". Dio deve essere ritenuto innocente dei mali del
mondo, del nostro far male; e quindi è per nostra scelta, è per
nostra libertà che noi facciamo male (come sostiene anche il
filosofo Cacciari). ‘Noi non siamo determinati dal Divino ad
agire male; le nostre imperfezioni le nostre miserie sono frutto e
prodotto della nostra libertà’ . Dio è innocente, è l'uomo che è
causa del male, è l'uomo - secondo il grande mito che Platone narra
nella Repubblica - che si sceglie il proprio 'dàimon', il proprio
carattere, il proprio demone. Plutarco e Euripide complicano la problematica riportando che ‘ non possono star separati i beni e i mali’ essendovi tra essi una ‘non so quale mescolanza, tale che riesce a buon fine’. Ed Eraclito aggiunge, per intricare ulteriormente la teodicea, che l’armonia dell’Universo , simile a quello della lira e dell’arco, è a doppia curvatura’ quidi fatta di Bene e di Male commisti tra loro. Il Male quindi altra faccia della medaglia del Bene che coesisterebbero in ogni dove, sia nell’essere inferiore, nel microcosmo, sia nella armonia e disarmonie dell’Universo con i loro cataclismi cosmici (di cui giornalmente ci informano gli astrofisici) – micro e macrocosmo che coincidono come in Trismegisto – anche nella equivalenza della dualità. Per sfuggire alla Moira occorre quindi cercare l’equilibrio, il controllo delle disarmonie ma anche del Bene e del Male, un superamento di entrambi per non farci tiranneggiare né dall’uno né dal suo daimon opposto. Sidus Tratto dal sito Il Trilume
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