IL SACERDOZIO
Melchisedek ed Aronne: analogie e differenze
Riferimenti: La Trasmissione
Iniziatica - La Torah -
La Kabbalah ebraica e cristiana - I Solstizi
di
Nicolaus S.I.I.
Gran
Maestro dell'Ordine Martinista Universale
Tanti riferimenti, solo apparentemente diversi, che partecipano,
tutti insieme, al quadro armonioso della Verità che alimenta il
Nostro Venerabile Ordine Martinista Universale.
Per rendere questa verità un po'
più manifesta abbiamo bisogno di analizzarla con la chiarezza delle
definizioni condivise a cominciare dal Sacerdozio, cercando, per
questo termine, un senso oggettivamente valido, a prescindere dai
contesti specifici a cui può fare riferimento.
Il termine letterale, dal latino
Sacer-do, significa "dò il Sacro" e quindi contiene il presupposto
che il Sacerdote abbia il Sacro, lo possegga e lo possa gestire e
che, a sua discrezione, lo possa dare, possa cioè "rendere partecipi
i seguaci del culto di quel Sacro alla sfera comune dei valori
ritenuti assoluti ed intoccabili che costituiscono la radice del
culto stesso".
Ne consegue che il possessore del Sacro debba essere un Iniziato al
Sacro in questione, e come tale, debba essere costituito ritualmente
secondo le regole di quel culto, con il consenso della Entità
psichica che è riconosciuta dalla comunità dei credenti come
concetto dominante il culto, mentre diventano fondamentali i compiti
che la comunità considera affidati al neofita in questione.
La definizione di Sacerdote non può prescindere dal significato di
Sacro, per quanto possibile avulso dal contesto religioso, come
motore fondamentale dell'umano agire e questo è stato ed è, ancora
oggi, oggetto di notevoli tentativi di approfondimento da parte sia
di filosofi che antropologi anche contemporanei.
Sacro, dalla radice Sak, indica "ciò che è inviolabile e da cui si
deve stare lontani" ed ha il significato di "alterità, diverso,
soprannaturale, straordinario, esperienza di margine vertiginosa ed
oltre l'umano", dove "l'uomo faber" non è più sè stesso, perché non
è più in grado di controllare e plasmare la realtà quotidiana e non
può più trascendere la situazione nel suo valore. - Il Sacro è
esperienza sempre nuova che si distacca dal normale, dalla
quotidianità che, a sua volta, diventa "il profano" che,
contrapponendosi al Sacro, lo rende manifesto e lo rivela. -
L'esperienza del Sacro, quando vissuta intimamente, può essere
fascinosa e terribile e, tanto coinvolgente, che il ricercatore di
verità si sente coinvolto a penetrarlo sempre più profondamente
divenendo, l'esperienza già vissuta praticamente, "il normale",
mentre il "più Sacro" è ancora da scoprire.
Vivere il Sacro attiene alla propria coscienza, alla sua sensibilità
ed alla consapevolezza della Verità Una da qualunque parte si sia
iniziato il cammino.
Nel viaggio verso la Verità sono
tante le stazioni di partenza, ma unica è la destinazione finale!
Il Sacro è necessariamente
esoterico, chiuso, inviolabile, non disponibile e non idoneo per
tutti, ma non tutto ciò che è esoterico è automaticamente Sacro,
mentre il termine profano è sinonimo di essoterico.
Il Sacro copre la immensa distanza che separa l'assoluto dalla
nostra relatività e si dispone su una gradazione di infiniti
livelli, come le sfoglie di una cipolla dove troviamo quelle esterne
più evidenti e poi, via via quelle sempre più interne, che vanno al
cuore ed alla radice del tutto.
Solo la parte più intima del Sacro può essere assimilata al concetto
di Santo.
Il Sacro, come il mito, può essere la creazione di una specifica
cultura umana a cui, un gruppo diverso, può contrapporre un Sacro
totalmente diverso, e questa tipologia di Sacro subirà modifiche ed
adattamenti in relazione alla evoluzione del gruppo stesso ma può
anche far parte del bagaglio intrinseco della specie umana o della
sua stragrande maggioranza e, come tale, può superare le barriere
dei gruppi, della cultura e della storia quale, per esempio, il
concetto di Verità Una, la eidos e l'archetypon Platoniche, il
concetto di morte che per tutti gli esseri viventi è ritenuto il
confine estremo della propria esperienza di vita in questa
manifestazione.
Per tutte le religioni la Divinità
è il cuore del Sacro e, collocandosi nella sua parte più intima,
diventa il Santo dei Santi, la radice della vita, ben oltre il cuore
della nostra cipolla. In questo caso il Sacro non è determinato
dalla consapevole volontà dell'uomo, ma dal suo bisogno intimo più
profondo di porre sé stesso oltre il finito, oltre il relativo,
oltre la morte del corpo che è la verità incancellabile con cui deve
fare comunque i conti.
E questo Sacro lo sovrasta e lo domina.
La qualifica di Sacerdote quindi
spetta a tutti coloro che gestiscono il Sacro e sono in condizioni
di offrirlo ai fedeli di un dato culto.
La gamma spazia da quelli che operano quasi al confine tra Sacro e
profano e che "partecipano" i fedeli alla sfera dei valori più
comuni che identificano e caratterizzano il culto in questione, cioè
le sfoglie più esterne della famosa cipolla, a quelli che "Iniziano"
il neofita accuratamente scelto, alla sfera intima dei valori
assoluti ed intoccabili che costituiscono la radice del culto
stesso. - Esistono, quindi, tanti tipi di Sacerdozio quanti sono i
possibili gradi di penetrazione nel Sacro e le rispettive
possibilità di darlo o trasmetterlo ma, per semplicità ne indichiamo
i tre fondamentali:
1. Il Sacerdote designato dagli uomini o dal popolo dei credenti di
un dato culto, quindi da profani
2. Il Sacerdote che viene iniziato al Sacro della Verità e della
Gnosi dall'Eggregore della Religione Universale di un popolo di
Sacerdoti ed Iniziati.
3. Il Sacerdote designato dalla casta Sacerdotale di una chiesa che
sostiene e difende una specifica confessione religiosa.
Nel primo caso il Sacerdote è nominato come delegato al Sacro dalla
comunità dei fedeli che così si libera, per ignoranza o pigrizia,
dall'impegno specifico e lo destina alla custodia dei luoghi del
culto, alla celebrazione di specifici riti sacrificali e, come
guardiano "in armi", del rispetto, da parte di tutti i fedeli, alle
regole indicate nella Legge del culto. Questo sacerdote non è parte
intima del Sacro, non lo interpreta e non lo trasmette, ma impone la
Legge senza poter andare oltre il suo senso letterale, perché lui
non sa, non dialoga con la Divinità di quel Sacro e rimane solo un
esecutore. - E' la sfoglia più esterna della famosa cipolla. - Nella
Torah, la Legge scritta dal culto ebraico, questo è il Sacerdozio di
Aronne e dei Leviti, di Zadok, sacerdote di Davide che unse Re
Salomone e dalla cui famiglia discese la casta dei Sadducei
autoreferenziati come Zadik-Giusti, stirpe dinastica di Sommi
Sacerdoti e gestori del potere politico sino al tempo di Cristo e
che scomparve con l'ultima distruzione del Tempio nel 70 d.c. da
parte dei romani. Contro di loro si levarono le pesanti accuse di
molti profeti quali Malachia (2.7) "Infatti le labbra del Sacerdote
devono custodire la scienza e dalla sua bocca si cerca l'istruzione
perché egli è messaggero del Signore degli eserciti" ed Osea (4.6)
"Perisce il mio popolo per mancanza di conoscenza, poiché tu rifiuti
la conoscenza" e Geremia (8.8) " Come potete dire noi siamo saggi,
la Legge del Signore è con noi? A menzogna l'hanno ridotta la penna
menzognera degli scribi! I saggi saranno confusi, sconcertati e
presi come un laccio. Essi hanno rigettato la parola del Signore,
quale sapienza possono avere?" ed anche l'ira di Gesù che ne
maledisse la pianta di fico che li aveva generati.
Al riguardo del Sacerdozio Levitico
la stessa Torah è molto chiara. - In Esodo (19.5,6) Dio sul Monte
Sinai dichiara a Mosè le Sue intenzioni "…se vorrete ascoltare la
mia voce…voi sarete per me un regno di Sacerdoti ed una Nazione
Santa" e con questa premessa Dio predispone i termini della seconda
Alleanza, dopo quella di Abraham, e consegna le tavole a Mosè che
aveva lasciato il fratello Aronne con il popolo. Ma, sia il popolo
che Aronne tradiscono le aspettative di Dio, lo hanno abbandonato e
Mosè, preso dall'ira, consapevole che quelle tavole del patto di
alleanza non sono più idonee alle mutate condizioni, le distrugge. -
Chiama poi i Leviti a lui più fedeli, li comanda ad una decimazione
esemplare degli Ebrei infedeli facendone massacrare 3000 o23000
(secondo la traduzione di Es. 32.28) e li benedice. - Riesce ad
intercedere presso Dio per salvare il resto del popolo ed il
fratello Aronne, ma Dio ormai non considera più quel popolo come
regno di Sacerdoti né come nazione santa, ma solo un popolo "dalla
dura cervice…" e, dopo aver concesso a Mosè di vederlo di spalle,
poiché nessun vivente poteva vedere il suo viso, gli
disse(Es.34.1,28) " Io scriverò su queste tavole le parole che erano
sulle tavole di prima e che tu hai spezzate… ed il Signore scrisse
sulle tavole le parole dell'Alleanza, le dieci parole". - Mosè,
questa volta "trasfigurato", ridiscende dal monte.
In questa parte della Torah sono due elementi determinanti:
• Dio scrive "le parole" della Legge, quelle stesse che erano sulla
prima stesura distrutta da Mosè.
• Mosè in questo secondo evento "ha visto Dio" anche se di spalle e
lo ha conosciuto, in senso biblico e, dopo aver ricevuto le tavole
con "le parole", è trasfigurato, cosa che non era avvenuta nella
prima esperienza.
E' quindi corretto ritenere che nella prima stesura, destinata ad un
popolo di Sacerdoti e Santi, quindi di Iniziati, lo strumento
contenitore della Legge fosse completo, non solo di "parole", ma
anche della potenza interpretativa dei suoi significati più
reconditi, mentre nella seconda stesura, destinata al " popolo dalla
dura cervice", Dio si fa conoscere solo da Mosè e solo a lui concede
il potere di interpretare i significati esoterici della Legge Divina
che lui potrà trasmettere solo verbalmente poiché solo la sua parte
essoterica "le parole" è stata scritta sulla pietra. - Perciò questa
volta Mosè ne viene trasfigurato.
E questa parte esoterica, secondo la Tradizione della mistica
ebraica, venne trasmessa soltanto oralmente sino alla fine del primo
millennio dell'era cristiana, quando emerse pubblicamente come Zohar
e Qabbala Ebraica prima e Cristiana poi.
E questa conoscenza era presso gli Esseni alla cui fonte si alimentò
il Cristo, profondo conoscitore della Tradizione esoterica insieme
al Fariseo Saulo, alias Paolo (origine dei Dogmi Cristiani di r. E.
Benamozeg)
Dopo il ritorno Mosè unse a Sommo Sacerdote di quel "popolo dalla
dura cervice" Aronne ed i suoi figli, affinché compissero il rito ed
il sacrificio espiatorio prima per sé stessi e per il loro casato e
poi per il popolo che era presente (Lev.9. 1,24). Quindi il Signore
ordinò a Mosè (Nm. 8. 5,26) di consacrargli tutti i Leviti, dopo
averli purificati e dopo che "il popolo ha posto le mani su di loro"
e li acquisì in sostituzione dei primogeniti di tutte le tribù di
Israele che a Lui spettavano dopo l'uscita dall'Egitto "perché
facciano il servizio degli Israeliti nella Tenda del Convegno e il
loro rito espiatorio per gli Israeliti…", dai 25 ai 50 anni di età.
- Non più, quindi, un regno di Sacerdoti ma un esercito di guardiani
che doveva controllare, anche politicamente, il popolo …dalla dura
cervice e che avevano acquisito il diritto al Sacerdozio con il
terrore, dopo che, su richiesta di Mosè, avevano fatto strage di
figli e fratelli. - Né, d'altro canto, i Leviti-Sadducei brillarono
mai per alta spiritualità nella loro interpretazione della Torah,
rifiutandosi di credere alla immortalità dell'anima, alla
resurrezione dei corpi, alla esistenza degli angeli, alla Tradizione
orale ed alla mistica espressa dalla Quabbalah. - Né mai accettarono
movimenti escatologici e tanto meno attese messianiche, rifiutando
tutti i contenuti della "guerra tra i figli della Luce e quelli
delle Tenebre" alla base della ideologia Essena e le premesse di una
successiva vita eterna che, invece, era divenuta patrimonio
suggestivo e stimolante, diffuso nelle sinagoghe dalle contrapposte
correnti ebraiche del Farisei e degli Esseni.
Erano Sacerdoti "dalla dura cervice" tanto che Dio non camminerà più
con gli ebrei dell'esodo per "..non doverli sterminare lungo il
cammino" (Es.33.5) ma verrà coperto da una nube nella Tenda del
Convegno che sarà eretta ogni volta che gli Israeliti si fermeranno
nel loro peregrinare, per dialogare con Mosè, mai con Aronne che
morirà prima di Mosè. - A questa stessa tipologia sacerdotale
appartengono quelli che sono nominati tali dalla comunità dei
fedeli, alla stregua della imposizione delle mani del popolo che ha
consacrato i Leviti.
Per il secondo tipo di Sacerdoti
dobbiamo ricordare che anticamente la funzione sacerdotale era
propria del Capo-Sciamano del gruppo umano, Re e Sacerdote, il
migliore, il più saggio, la guida sia temporale che spirituale della
comunità.
L'Iniziazione a questa funzione era naturale e riconosciuta da tutti
gli appartenenti al gruppo e chi non condivideva, nella migliore
delle ipotesi, doveva lasciare la comunità fisica e quella psichica
o eggregore e tentare di crearsene un'altra. Il presupposto
fondamentale era "se uomo e re Dio onnipotente è con lui". Questa
Iniziazione, come quella del Faraone egiziano, da naturale che era,
divenne trasferibile a colui che il Re-Dio riteneva degno, seguendo
riti specifici di Iniziazione che potessero verificare sia l'accordo
sul piano visibile con la comunità, sia sul piano invisibile con
l'eggregore, cioè l'insieme delle regole, dei riti, della
tradizione, degli antenati, insomma delle forze psichiche attivate
dai partecipanti passati e presenti della comunità.
Nella stessa Torah, in alternativa al Sacerdozio Levitico, è
indicato il misterioso Ordine Sacerdotale di Melchisedek, Re di
Salem, la futura Gerusalemme, già nota prima ancora del 2° millennio
a.c., l'epoca di Abramo, cui avrebbero partecipato tutti coloro che,
a partire da Adamo, "camminavano e dialogavano con Dio" e che da Lui
avrebbero ricevuto la Iniziazione al Sacerdozio Regale.
Nulla viene detto nella Torah, raccolta di poemi religiosi
esoterici, come è giusto che sia, dei contenuti di questo Ordine
profondamente esoterico che rimane ultrasegreto sino al Cristo,
salvo quanto ci perviene da gen. 14. 17,20 dove, prima della nascita
del popolo eletto e quindi dei Leviti, Abramo, non ancora Patriarca
degli Ebrei, ricevette la "benedizione" di Melchisedek, Re di Salem
e Sacerdote, che offre ad El Eljon, termine Fenicio-Cananeo per
indicare Dio l'Altissimo, il "pane e vino. - Ed Abramo, in segno di
rispetto e di riconoscenza, volle partecipare al rito condividendo,
quindi, con Melchisedek, a cui dette una decima di tutto, il culto
di El Eljon che sarà poi il Dio di Abramo.
Infatti, subito dopo questo avvenimento e, dopo la nascita del
figlio Ismaele, il Signore apparve ad Abramo per comunicare con lui
il patto consacrato della circoncisione e gli cambiò il nome in
Abraham, Ab-hamon, padre di una moltitudine. - La trasformazione di
Abramo e tutto quanto poi ne ebbe a seguire, avvenne dopo la
Iniziazione ricevuta da Melchisedek. - Di quest'ultimo la Torah,
sempre così prodiga di dettagli genealogici, stranamente non cita
alcuna derivazione da padre e madre, così come per le origini dello
strano "sacrificio incruento di pane e vino" che mai più in tutta la
Torah sarà eseguito.
Il Sacerdozio di Melchisedek sarà ripetuto solo nel salmo 110 di
Davide come intronizzazione del Re e che, dopo la monarchia, divenne
una accentuazione apocalittica del Messia di Israele dove si legge…
"Il Signore ha giurato e non si pente: Tu sei Sacerdote per sempre
al modo di Melchisedek" ponendo in evidenza che:
• La Iniziazione a Re e Sacerdote secondo l'Ordine di Melchisedek
proviene dal Signore e Dio.
• Come tutte le iniziazioni reali anche questa è "ad vitam"
• Esisteva da prima della stirpe ebraica un Sacerdozio al modo di
Melchisedek diverso da quello di Aronne e dei Sadducei.
Non a caso la dottrina gnostica dedica una importanza fondamentale a
Melchisedek ed al suo Ordine Sacerdotale, ritenendolo parte di una
Religione Universale preesistente a quella ebraica e dalla quale
questa ha avuto origine.
Questo Sacerdozio deve essere stato anche di Adamo, Abele, Noè e,
dopo Abramo, di Isacco e di tutti i patriarchi di Israele fino alla
cattività in Egitto.
Anche Mosè dovrebbe far parte di questo Ordine Sacerdotale, non solo
perché aveva acquisito tutta la scienza degli Egizi della sua epoca,
storicamente collocabile intorno al 13° sec. a.c., inizio dell'età
del ferro e periodo in cui si verificò nel mediterraneo l'immane
esplosione del vulcano dell'isola di Cantorini che condizionò per
molti decenni anche l'ecosistema egiziano divenendo la probabile
causa scientifica delle piaghe inviate da Dio, ma soprattutto perché
dialogava costantemente con Dio e lo aveva visto personalmente,
anche se di spalle.
Non risulta dalla Torah che Mosè abbia mai trasmesso questa
iniziazione ad alcuno.
Interessante notare, sia nel vecchio che nel nuovo testamento, il
frequente ricorso al n° 40 per indicare il passaggio ad uno stato
soprattutto spirituale, dai 40 anni di Mosè con Ietro ai 40 giorni
sul monte Sinai, ai 40 anni di penitenza degli Ebrei nel deserto, ai
40 giorni di penitenza di Gesù etc. sottolineando come questi
avvenimenti non attengono al mondo naturale identificato dal n° 4.
E' evidente la profonda differenza tra il Sacerdozio di Melchisedek
e quello dei Leviti: il primo è il Sacerdozio del cuore, di quelli
che sono amici di Dio, che sono in pace e dialogano con lui, vivono
e camminano insieme e rispettano la creazione in senso lato, mentre
i secondi si giustificano solo per l'errore ed il peccato degli
uomini dalla dura cervice, per chi non vuole o non riesce a capire
e, quindi, legittima una funzione Sacerdotale repressiva e
specializzata nei sacrifici di espiazione che devono essere cruenti,
tanto quanto il peccato contro Dio, anche se poi viene sostituito il
peccatore umano con l'animale innocente, il capro espiatorio.
Un'altra differenza fondamentale è nel fatto che il primo Sacerdozio
ha caratteristiche esoteriche e iniziatiche, provenendo da Dio e
porta l'uomo spirituale a Dio, mentre il secondo è dagli uomini e
per gli uomini, per evitargli troppe disavventure in questa vita e
non pare fosse destinato ad avere particolari incidenze sullo
spirito divino nell'uomo.
Un importante riferimento al Sacerdozio di Melchisedek appare nel
Nuovo Testamento, dove il Cristo, riconosciuto come il Messia tanto
atteso, risulta essere il destinatario postumo del profetico salmo
110 di Davide e, tanto, viene confermato nelle epistole di Paolo.
Con le premesse che caratterizzano l'Ordine Sacerdotale di
Melchisedek, risulta ovvio che il Cristo né faccia parte di pieno
diritto in quanto Re, Sacerdote, Messia, Sacrificio e Sacrificante
al tempo stesso, ma soprattutto Uomo Dio Reintegrato nelle sue
primarie virtù e potenze spirituali e divine, Riparatore di tutti i
mali del mondo, colui che, con la Sua offerta, ha pienamente
soddisfatto la legge karmica per tutti gli errori umani passati,
presenti e futuri. - Chi meglio e più di Lui può sintetizzare il
Sacerdozio di Melchisedek?
Dopo di Lui i Cristiani dei primi secoli non hanno avuto più bisogno
di caste Sacerdotali, di intermediari per il Sacro, di offrire
sacrifici riparatori, poiché tutto era compiuto dal Cristo ed in
Cristo, Sommo Sacerdote, unico intermediario possibile tra Dio e
l'uomo poiché Egli è Dio ed Uomo e testimonianza diretta della
qualità divina dell'uomo che ha abbattuto per sempre la cortina del
Tempio che separava l'uomo dal Divino.
Ed Egli disse ai suoi discepoli (Mt. 23. 8,12) " …non vi fate
chiamare Rabbi perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti
fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre perché uno
solo è il Padre vostro che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide
perché una sola è la vostra Guida, il Cristo, ma il maggiore tra voi
sia il vostro servitore. Chiunque si innalzerà sarà abbassato e
chiunque si abbasserà sarà innalzato"
Tutti coloro che credono in Cristo
e sono in comunione con Lui attualizzano il Suo Sacerdozio e
realizzano così il Sacerdozio Universale di tutti i credenti.
Nel Nuovo Testamento non sono mai menzionati né Sacerdoti né
Ministero Sacerdotale e lo stesso Gesù, pur avendone pieno titolo,
evitava di applicare a sé stesso questa qualifica poiché ha sempre
considerato che la Legge della Torah comportava la necessità di un
Sacerdozio di intercessione mentre la sua Legge di Amore non può né
potrà mai avere intermediari.
Nell'ultima enciclica, pienamente
condivisibile, Benedetto XVI indica la nostra possibile perfezione
nell'accoglimento del puro amore, poiché la potenza dell'eros negli
uomini contiene in sé la perfezione quando si estrinseca nella
tendenza a superare sé stessi nell'amore dell'altro, in quanto altro
e non nel possesso e nel dominio di lui.
L'Amore di Dio per l'uomo è quello di un Dio che diviene uomo Egli
stesso in Cristo, andando oltre la figura di creatore e signore
dell'universo, così donando all'uomo la capacità di amare come Dio
ama: "amare Dio per amore di Dio ed amare gli altri per amore degli
altri".
Il sacrificio offerto dal Cristo
non fu solo per i suoi discepoli e per i Cristiani ma è per tutti,
anche i non credenti, ed è sempre come la sua funzione espiatoria è
perenne e definitiva.
Contrariamente a quanto stabilito
dai Padri del Cristianesimo, la terza tipologia di Sacerdoti venne
costituita verso il 4° sec. d.c. quando la organizzazione della
Chiesa Cattolica tornò ad usare il termine e la funzione di
Sacerdote con significato diverso sia da quello di Melchisedek che
da quello Levitico, ma ibrido, come ministero ecclesiastico
sacralizzato enfatizzando la funzione liturgica a detrimento della
funzione di guida e di insegnamento. - Era comunque simile al
Sacerdozio Levitico, perché, forse, dopo i primi secoli di scismi e
lotte interne, i Cristiani erano divenuti anche loro un popolo
….dalla dura cervice. - Con il Concilio Vaticano II la Chiesa
cattolica ha riscoperto la ricchezza dell'insegnamento del
Cristianesimo antico e parla oggi di due tipi di Sacerdozio, quello
dei fedeli, in tutto simile a quello dei protestanti e quello
ministeriale.
E' opportuno integrare queste
considerazioni di carattere religioso con alcune di carattere
esoterico: - Nei tempi più antichi, l'eggregore della comunità
determinava la valenza del Sacro e la scelta del Re-Sacerdote
destinato alla sua gestione. - Nel caso delle Religioni
quell'eggregore si identificava con la Divinità di quella specifica
comunità, così come nel caso di una Religione Universale tale
Divinità era assimilata al Dio vero.
La fede sposta le montagne e la consapevolezza di una cosa equivale
alla fede in quella cosa.
La appartenenza ad una scuola
esoterica che ricerca la Verità nella Conoscenza, la partecipazione
intima, piena e consapevole degli Iniziati a questa scuola, equivale
alla fede nella stessa, e questa fede, corredata da Tradizioni,
rituali operativi, contenuti accettati e condivisi da tutti i
partecipanti, determina la formazione di un potente eggregore Divino
formato dalla potenza psichica e Divina di cui sono portatori tutti
gli esseri umani, in particolare coloro che ne sono consapevoli e
che risulta di gran lunga superiore alla teorica somma aritmetica
delle potenze dei singoli. - Ed ogni eggregore ha bisogno dei suoi
Iniziati e quindi dei suoi Sacerdoti, attenti dispensatori del
Sacro.
Ecco perché i primi Cristiani non avevano bisogno di una specifica
casta Sacerdotale, dal momento che erano tutti Iniziati e Neofiti e,
più tardi, quando sono cominciati a sorgere dissidi, scismi ed
attenuazione della tensione spirituale nei credenti, la Chiesa ha
tentato di porre rimedio a questa carenza costituendo il ministero
sacerdotale che, di fatto, non risolve il suo problema.
Eliphas Levi, al secolo l'abate
Constant, nei suoi molteplici scritti sulla magia, a proposito dei
due triangoli equilateri incrociati nel sigillo di Salomone, ebbe
modo di spiegare che ciascuno dei due poteva rappresentare una parte
della verità, una opposta all'altra, tali che soltanto incrociati,
potevano indicare la verità completa.- Ed applicando questo sistema
al Genesi della Torah, contrapponeva alla verità che "Dio creò
l'uomo a sua immagine e somiglianza" la verità del suo contrario,
cioè che "l'uomo crea Dio a sua immagine e somiglianza". - Entrambe
sono parte di verità ed almeno la seconda la possiamo confermare con
la nostra esperienza di uomini, mentre la prima la accettiamo per
definizione della Divinità. - La loro sovrapposizione fa scaturire
una visione certamente più vicina alla Verità Una, oltre alla
conferma del Magus sulla formazione del mondo degli eggregori,
In conclusione ogni area
riconosciuta Sacra è esoterica e comporta la formazione di Iniziati
o Sacerdoti, o Ministri di quel Sacro e, quanto più quel Sacro è
condiviso e partecipato nella Gnosi, tanto più quel Sacro si
avvicina al vero.
Gli otto Sacri principi della Carta
Fondamentale del Marinismo indicano:
• Che " l'origine dell'Ordine è nel suo collegamento iniziatico con
l'Invisibile". E, quindi con l'Eggregore dell'Ordine stesso e
direttamente con la Divinità.
• Che "l'Ordine considera la Divinità come primo segno creativo
emanante dall'Inattingibile, Divinità come ente creatore e reggitore
dell'Universo, lasciando ad ognuno la libertà di culto". - E quindi
si mantiene coerente allo stesso tempo con la dottrina della
Qabbalah, esprimendo il concetto di Ain Soph Aur, l'Inattingibile, e
con le dottrine Gnostiche, concetto del Demiurgo, Divinità primo
segno creativo, e con tutte le religioni cosiddette rivelate,
concetto del Verbo Creatore.
• Che la funzione dei Superiori Incogniti viene definita come "la
gerarchia sacerdotale che guida l'Ordine sul piano visibile".
E tra i tanti messaggi che il N. V.
Maestro L. C. de S. Martin ci ha lasciato, due, tra quelli citati
nel rituale di Associato sono perfettamente in tema:
• "Noi abbiamo la necessità che vi siano tra gli uomini segni
visibili, agenti sostanziali ed esseri reali rivestiti come noi
della forma sensibile, ma che, nello stesso tempo, siamo depositari
delle virtù prime che l'uomo ha perduto e che cerca incessantemente
intorno a sé.
• ….custodite sempre una nobile idea del principio che vi anima per
essere consapevoli che, dopo colui che vi ha dato l'esistenza, non
c'è nulla che sia più rispettabile di voi stessi…"
Noi siamo consapevoli partecipi dell'Eggregore della nostra Sacra
scuola esoterica dell'Ordine Marinista Universale, amiamo Dio,
onoriamo il Cristo come nostro Riparatore, ricerchiamo la Verità
Una, alimentiamo la nostra Conoscenza, seguiamo la Tradizione, siamo
stati oggetto di una trasmissione iniziatica reale che proviene dai
nostri V.V. M.M. passati, pratichiamo i nostri riti e procediamo
alla realizzazione della Grande Opera con la esecuzione del rito di
Melchisedek in occasione dei Solstizi.
Siamo Sacerdoti in eterno secondo
l'Ordine di Melchisedek
Nicolaus
Tratto dal sito dell'
O.M.U.
www.martinismo.it
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