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Le Scuole Iniziatiche dell'Antica  Saggezza

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LA KABALA

di Simon Pietro

 

Lo strumento più importante in nostro possesso, per quanto riguarda lo studio dell'occultismo, a mio avviso, è la Kabala.

La dottrina segreta che permette di mettersi in comunicazione con la divinità. In essa troviamo le interpretazioni più approfondite e occulte di tutto il filone mistico egiziano-ebraico che risalgono ai tempi di Abramo e terminano con le interpretazioni dei moderni Hassidim (i puri).

Un aspetto originale del misticismo ebraico, che molto lo differenzia da quello cristiano o islamico, sta nel suo carattere prevalentemente e largamente occultistico.

 

La Kabala teoricamente si occupa del desiderio dell'uomo di percepire il Signore invisibile, non altrimenti avvertibile per mezzo delle umane sensazioni.  La pratica della Kabala ci pone al di sopra e al di fuori di qualunque religione, aiuta la persona saggia e desiderosa del contatto con la divinità, a lavorare, secondo le sue reali possibilità, con la sua essenza e lo aiuta a compiere il suo personale cammino di ascesa, a sentire la necessità di purificare se stessa, a essere sempre più capace di discernere e selezionare le cose divine da quelle di questo mondo e a capire come effettuare, gradualmente, il giusto distacco da questo mondo, pur rispettandolo e amandolo, per la linfa vitale che da esso trae. Seguendo il filone mistico e occultistico ebraico, che, come dicevamo, si ritiene non si sia mai interrotto e che si sia sempre più arricchito e approfondito nel tempo, troveremo, anche, gli strumenti ritenuti più importanti, finora scoperti, che ci possono aiutare per la risalita personale a Dio. Essi sono: la simbologia numerica, astrologica e quella dei tarocchi; l'alchimia, la magia, i rituali, i poteri, e altro ancora.
 

La Kabala, rappresenta la totalità della Creazione e per questo, in essa, ritroviamo il giusto collocamento di tutti i piani che sono nel cosmo, da quello minerale, a quello universale, come in alto ...così in basso. E ritroviamo, anche, il giusto collocamento di tutti i credo, filosofie e religioni che si sono susseguiti nei tempi, in tutto il mondo. Quindi, anche se nello studio della Kabala seguiremo soprattutto l'evoluzione del filone mistico egiziano-ebraico, come del resto, avviene in tutto il mondo occidentale, potremo arricchire le nostre interpretazioni personali, servendoci di certe idee e credenze orientali che riteniamo giuste per conquistare una determinata Sefira, o sfera o, ancora, emanazione. La Kabala si esprime, come sappiamo, attraverso l'Albero Sefirotico o Albero della Vita: esso è un diagramma simbolico formato da dieci Sefirot o Sfere che rappresentano le forze operanti dell'intero universo, e che sono le dieci categorie essenziali o archetipali in cui si possono dividere le qualità della vita. Come le Sefirot, (dal Sefèr Yetzirà, o Libro della Forma) stanno alla base della prima produzione della forma così le 22 lettere sono la causa prima della materia. E si legge anche (sempre in Yetzirah); La Causa Suprema (volontà, Kether) costruisce un canale, largo come il mare che è chiamato Intelletto (intelligenza, Binah) e che la conoscenza del Conoscitore riempie il conoscere della sua propria sostanza essenziale (Saggezza, Chokmah).... Finalmente il mare è diviso in sette preziosi canali, che sono chiamati:  a) compassione o grandezza, Chesed;   b) giustizia o forza, Geburah;   c) bellezza o amore, Tiphereth;   d) vittoria, Netzach; e) Gloria, Hod;  f) fondamento, Yesod;   g) regalità, Malkuth. È importante notare che i nomi delle Sefirot e l'insegnamento che ne deriva sono tratti interamente dal campo dell'Antico Testamento e della teologia rabbinica. Esempio: In quel giorno il Signore degli eserciti sarà una corona di gloria e un diadema di bellezza per ciò che resterà del suo popolo. (Isaia XXVIII, 5). Da qui i mistici ebrei ritennero giusto designare la prima delle Sefirot col nome di Corona.
E così per le altre Sefiroth che abbiamo appena elencate.
Quindi possiamo dire che, se i seguaci del Cristo, studiando la Kabala, volessero collocare in una Sefira la figura del Cristo, sceglierebbero, come, del resto, abbiamo fatto noi, la Sefira alla quale da sempre si è attribuito il possesso e la capacità di elargire le qualità del Cristo. I cristiani si distaccano, quindi, dal credo ebraico, ma non certo per il significato che i Kabalisti Ebrei assegnano ancora oggi alla Sefira. La figura del Cristo viene collocata in Thipheret, proprio al centro dell'Albero, come del resto viene anche collocata quella del Budda e di tutti quelli che si sono immolati per amore dell'umanità, di qualunque religione siano.
Infatti il significato archetipale della Sefira, riconosciuto dai cabalisti ebrei, è che Thipheret, indica la rivelazione della bellezza, della verità, dell'amore di Jahvè, il Creatore. Indica il momento di sintesi della umanità con la Divinità. Quindi, per capire e poi per risalire a Thipheret ci riserveremo di ispirarci alla vita di un personaggio di tale levatura di qualunque credo sia. Per spiegarci ancora meglio, un altro esempio che possiamo prendere in considerazione è che, mentre i Cristiani assegnano il pianeta Sole a Thipheret, la moderna Kabala Ebraica lo assegna a Keter e assegna a Thipheret, il pianeta Giove, che, come si sa, è comunque un pianeta che porta amore, riconciliazione, ampliamento, sintesi. Molti sono i pianeti che posseggono alcune qualità, in maniera spiccata, in comune con altri, anche se il Sole rispetto a Giove ha altre qualità preminenti. Così ogni Sefira, pur mettendo in evidenza un attributo, una qualità, un nome di Dio, posseggono, anche gli attributi delle altre Sefirot, e qualche volta alcuni sono messi in luce quasi quanto quelli di un'altra Sefira. Da questo deriva la difficoltà del discepolo che nota le tante contraddizioni fra i vari scrittori e interpreti, finché non sarà egli stesso a sentire quale è l'interpretazione più giusta per lui.

Anche nelle interpretazioni, fatte dai saggi mistici ebrei, cioè da quelli che hanno dedicato la vita allo studio dei Testi Sacri e che si sono sempre più approfondite nel tempo, con l'aiuto di filosofie e religioni, in auge nei vari tempi (Plotino, Aristotele, Platone, Cattolicesimo e Sufismo) troviamo discordanze e profonde differenze. Comunque non è difficile capire perché avviene tutto ciò.
Anche se sappiamo che i contatti che i mistici hanno con il divino sono al disopra di tutti i credo, tuttavia, quando i mistici, i santi, i profeti, i boddisatwa (buddisti), Sri (indiani) e via discorrendo, ci raccontano qualcosa delle loro visioni o di quanto hanno udito in stato di estasi, di illuminazione o di rivelazione, non possono esprimersi che secondo il loro linguaggio, la loro preparazione e secondo la religione che hanno professato. Sappiamo pure che l'interpretazione di quello che ci racconta il vero mistico è sempre soggetta al grado di consapevolezza di chi ascolta o di chi legge: non si possono capire i significati più profondi di certe visioni o di certe parole se la nostra coscienza è ancora, in parte, addormentata.
Sarebbe interessante poter parlare delle varie interpretazioni, fatte dai rabbini durante i secoli sugli stessi concetti desunti sempre dai versi del Vecchio Testamento. Potremmo così renderci conto di come si sia congegnato il diagramma della Kabala moderno e di quanto siano vive e sempre rinnovabili, a seconda della maturità dei tempi, i commentari delle Sacre Scritture. Lo studio della Creazione Divina non potrà mai esaurirsi perché noi esseri umani e la Creazione siamo in continua trasformazione e su tutti i piani. La nostra evoluzione futura è già presente nella Kabala stessa, anche se ora non siamo in grado di capirla. Ma ora ci limiteremo solo a nominare i vari gruppi, ordini o sette più importanti di studiosi il cui contributo è rimasto nei secoli e di cui tutt'oggi beneficiamo.

Nel Vecchio Testamento noi troviamo le fondamenta, l'impalcatura ma non l'edificio completo del Progetto Divino. Molti sono i concetti inderogabili, tratti dal Vecchio Testamento che sono stati oggetto di lunghi studi. Il primo concetto sul quale hanno lavorato per secoli, fu quello di conciliare un Dio severo che detta leggi con un Dio paterno che è la concezione fondamentale di ogni misticismo e che presuppone la possibilità di comunione con qualcuno che, sebbene più grande e più potente di noi è allo stesso tempo amoroso, benevolo e interessato al nostro bene. Altri concetti inderogabili e sui quali si è lavorato per secoli, furono: la inscindibilità di Dio e la creazione; l'assenza del male in Lui e la presenza del male nel mondo; la trascendenza e l'immanenza; la emanazione di Dio nel mondo e il suo essere fuori dal mondo; la risalita dell'uomo imperfetto a Dio, perfetto. Questi concetti apparentemente contraddittori desunti dal Vecchio Testamento, hanno posto nel tempo quesiti che necessitavano di spiegazioni. Quindi tanti gruppi di studiosi mistici si sono susseguiti per spiegare le parole dei profeti, anche se lo storico e ebreo - germanico H.Graetz, attribuisce le origini del misticismo ebraico moderno a Isacco il Cieco, (nato in Francia e vissuto nel XII secolo d.C.), che è ritenuto l'autore del trattato mistico, scritto in forma dialogata, intitolato Bahir (chiarore), libro che prelude allo stile e al contenuto dello Zohar (splendore) e quindi della Kabala. Comunque il primo gruppo di mistici di cui si sa l'esistenza, sono gli Hassidim antichi e gli uomini pii e taumaturgi vissuti, sembra, durante
l'epoca dei Maccabei; a questi mistici venivano riconosciute sapienza occulta e capacità di fare cose ignote alla moltitudine e dai quali si deduce siano derivati gli Esseni, esistiti, sembra, tre secoli prima di Cristo; di loro parlano Filone di Alessandria, Giuseppe, il Talmud babilonese e palestinese, del XII secolo d.Cristo.
In questi scritti leggiamo che gli Esseni erano un gruppo di mistici, che usavano come guida le leggi dei padri o Patriarchi, le quali senza l'ispirazione dello Spirito Divino non avrebbero potuto essere dettate da mente umana. Sia Filone d'Alessandria che Giuseppe hanno riportato le stesse cose sugli Esseni parlando della grande importanza che davano alla vita associata che si svolgeva come una specie di comunismo; del loro allontanamento dalla massa in ragione del più alto grado di santità; del loro celibato; della loro devozione alla conoscenza dell'esistenza di Dio e del principio di tutte le cose; del loro amore per l'interpretazione allegorica.
Sembra vivessero sui limiti di un'estasi non comune e sembra pure che il loro entusiasmo nel fare il bene fosse fondato sopra una specie di austera fratellanza che li spingeva all'opera, Gli Esseni coltivarono soprattutto la religione interiore, come richiesta dal codice mosaico e si disinteressavano, tranne per il rispetto del sabato, dei doveri della religione esteriore.

È bene anche menzionare i Merkabhà (carro), altro gruppo di studiosi mistici che seguì, nel tempo, gli Esseni: essi si ispirarono alla dottrina del Carro del Trono Celeste: l'immagine di Jahvè raffigurata da Ezechiele trascinato dal carro delle creature viventi accompagnato da visioni, moti e sollevamenti in terra e nel cielo, simbolo della trascendenza di Dio sulla Terra e dell'ascesa dell'uomo in cielo. Il loro lavoro fu impostato sulla ricostruzione del proprio carattere su più alti livelli nell'interesse della vita trascendentale. Ramo mistico ebraico che occuperà un posto considerevole nelle idee della Kabala medievale e nelle credenze dei moderni Hassidim.

Anche il misticismo di Filone di Alessandria (1100- 1200 d.C.) dette un notevole impulso a quello Kabalistico. La sua teoria fu un felice connubio fra idee ed elementi neoplatonici, stoici e rabbinici. Fu il periodo in cui si cominciò a parlare degli Angeli come mediatori per risolvere il problema di riconciliare l'idea di un Dio puro con un mondo impuro. Dio non venne in contatto con il mondo ma vennero gli Angeli che sono parte del Suo essere e emanazioni della sua sostanza. Concetto, comunque che verrà approfondito e chiarito sia nello Zohar, sia nel Talmud, che riusciranno a dimostrare, sempre seguendo il Vecchio Testamento, che i giusti sono più grandi degli angeli ministranti. Nel X° secolo dopo Cristo abbiamo la divulgazione del libro più importante per quanto riguarda il misticismo ebraico moderno: il libro Yetziràh; la cui paternità è assegnata ad Abramo, anche se le sue vere origini sembrano avvolte nel mistero. Questo libro è depositario di una filosofia mistica tratta dai suoni, dalle forme,
dalle posizioni relative e dai valori numerici delle lettere dell'alfabeto ebraico. I rabbini del X° secolo, dissero che il valore di questa teoria era da attribuire a Bezalee; Bezaleel, architetto del Tabernacolo nel deserto, sapeva mettere insieme le lettere per mezzo delle quali il cielo e la terra furono creati e questo perché egli era pieno dello Spirito di Dio in sapienza ed ingegno. (Esodo XXXI, 3). Il libro Yetziratico ci insegna che Dio e il mondo sono un'unità. Dio è ad un tempo la materia e la forma dell'universo, ma è  anche qualcos'altro. Non si identifica con l'universo, ma è più grande di esso e lo trascende. Tutto fu prodotto dallo Spirito di Dio. Dalla parola del Signore sono stati fatti i cieli, e dal soffio della sua bocca tutti i loro eserciti; (Salmi XXXIII,6) Tale asserzione viene sostenuta dalla seguente osservazione fatta sul libro: L'ultima delle Sefirot si unisce alla prima come la fiamma alla candela poiché Iddio è uno e non vi è secondo(I, 5). Ed è in questo libro che troviamo scritto: Come le Sefirot stanno alla base della prima produzione della forma, così le 22 lettere sono la causa prima della materia. Ogni cosa esistente e in via di sviluppo è dovuta ai poteri creativi delle lettere, ma è inconcepibile senza la forma di cui l'investirono le 10 Sefirot.

Lo Zohar si dice che sia il racconto di una diretta rivelazione divina al rabbino Simeone Ben Yohai (nato in Galilea nel II° secolo d.C.), ma fece la sua prima apparizione in Spagna nel XIII° secolo, e come per lo Yetziràh, molte civiltà, fedi, filosofie, concorsero a formularla, anche il sufismo, ma soprattutto il Talmud e i Midrascim. Nello Zohar leggiamo: l'universo è l'Espressione esterna dell'intimo pensiero divino. L'universo è Spirito divino materializzato ed è dato all'uomo perché con esso abbia contatto.
Daniele, profeta: E coloro che saranno saggi brilleranno come lo splendore del firmamento; (XII, 3). Lo Zohar con il suo concetto del mondo come emanazione dell'immagine di Dio (macrocosmo) e dell'uomo come copia in piccolo del mondo (microcosmo) non può fare a meno di porre l'uomo come centro e consumazione di tutta la Creazione. Perciò l'uomo viene posto anche al di sopra degli angeli. Nel Vecchio Testamento è scritto: Egli fa i suoi angeli in forma di venti (spiriti), i suoi ministri di fuoco fiammeggiante; (Salmi CIV, 4).

Sempre nello Zohar leggiamo: Per mezzo della creazione del mondo (che è emanazione del divino), l'infinito appare contratto (Zim Zum) e assume alcuni attributi del finito e a questo finito appartiene la tenebra; del caos primitivo (Genesi, I,2, senza forma, vuoto in altre parole, il male. È uno stato di assenza, di negazione e l'uomo può raggiungere il reale solo se cerca la realtà che è la sua sorgente, la sua dimora. Nel Deuteronomio IV, 5 leggiamo: Prima di aver creato ogni apparenza nel mondo, prima di aver prodotto ogni forma, Egli era solo, senza forma. Chi potrebbe comprendere com'era prima della creazione, dato che era senza forma ? Ma dopo che Egli ebbe creato la forma dell'uomo celeste (Adam Kadmon o Ilaa), lo usò come carro (Merkabàh) su cui discendere. Egli volle essere chiamato con la forma che consiste del Santo Nome di Javeh, Colui che è.
Quindi, dopo essersi manifestato dal mezzo della primitiva oscurità del mondo Superiore, creò l'uomo terrestre che conteneva il piano dell'universo in tutta la sua infinità di tempo e di spazio. Questa attività divina immanente è indicata dal termine Uomo Celeste o prima Sefira e in vari sensi da tutte le dieci Sefiroh.
L'uomo è una copia dell'universo. Iddio nella sua capacità creativa, scelse la forma dell'uomo. Lo Zohar si esprime così: Non credere che l'uomo consiste solamente di carne, pelle, ossa, vene.....queste diverse parti del nostro corpo corrispondono ai segreti della Divina Sapienza. La pelle rappresenta i cieli, la carne l'aspetto fangoso e malvagio dell'universo, le ossa e le vene, il carro (Merkabàh) divino, i poteri interiori dell'uomo sono servi di Dio...   Nell'Uomo Celeste come in quello terrestre è il segreto divino.

Da questo deriva il significato della frase Dio creò l'uomo a propria immagine; Sempre nello Zohar troviamo scritto: in alto nel firmamento che copre tutte le cose, sono incisi segni in cui sono fissate cose nascoste e segreti. Questi segni sono quelli delle costellazioni e dei pianeti....... Così come nei cieli noi contempliamo figure e pianeti per insegnarci cose nascoste e profondi segreti, così sulla pelle che copre il corpo vi sono forme e figure che hanno un significato nascosto ma sono osservate dai saggi capaci di leggere la faccia dell'uomo.

Oggi, affrontando lo studio e la pratica della Kabala moderna, possiamo servirci del fior fiore dei commentari di tutti gli studiosi e ricercatori più o meno ispirati che si sono susseguiti nei secoli. Comunque il filone mistico ebraico nella Kabala, ritiene aver risolto tutte le apparenti contraddizioni che saltavano agli occhi dei primi saggi e mistici ebrei.

Simon Pietro

 

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