Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza MARTINISMO
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L'ITER OPERATIVO MARTINISTA di Nebo S:::I:::I:::
Naturalmente e logico e legittimo che la strada al viandante sia tracciata con la massima chiarezza possibile perch'esso non si perda in sentieri differenti (ed apparentemente più fruttiferi) che per contro lo allontanano dalla meta ch'esso si propone. Ed il viandante è il Martinista spesso raffigurato con la nona lama del Taro, l'Eremita che avanza cauto e circospetto poggiandosi sul bastone dai sette nodi, che è in possesso di una luce che dapprima da fermo ha intravisto, da cui successivamente si è lasciato compenetrare, poi avvicinandosi ad essa l'ha fatta sua. Egli è coperto da un mantello il cui interno è dotato delle stesse proprietà isolanti del mantello di Apollonio che rendono chi lo indossa potente nella volontà trasmutatrice non distratta dalla mondanità e dai condizionamenti del secolo.
Questo
viandante, l'eremita della nona lama del Taro, è il Superiore
Incognito e dal simbolismo or ora evocato si potranno trarre
elementi tali che il punto d'arrivo ed il lavoro necessario per
conseguirlo, appariranno più chiari. E' dal famoso bilancio della propria personalità, del proprio essere, che prende le mosse ogni andare ed è dalla correzione delle cose distorte o carenti o negative che si giunge all'equilibrio perfetto in cui compare l'angelo o il daimon che dir si voglia. Ed è in questo stato (come condizione d'essere e di coscienza) che si può allora parlare di operatività. Questa è la prima lezione che deve essere incisa nella mente e nel cuore dell'Associato ed allora egli con gli strumenti che il S.I.I. gli pone in mano potrà con frutto incominciare il suo lavoro ed accingersi ad operare. La meditazione dei 28 giorni, la biografia scritta, l'esame serale, la prima rituaria di catena.
Nessuna
critica agli strumenti! Sono tutti validi e quand'essi non si
dimostrano tali, non è valido l'Associato. Il suo desiderio non è
che desiderio di fuga dalla realtà, non è che desiderio di novità
ch'egli spera eccitanti e morbose e che per contro sono alquanto
monotone ed affatto stimolanti se non se ne comprendono i perchè. Il
suo desiderio non è che una parvenza del "desiderio" di cui ci parla
Louis Claude de Saint Martin. Che altro dire? Che dire di più? Le scelte debbono ormai farsi quanto a tecniche dopo un'ampia sperimentazione, dopo che la manualità esercitativa sia stata acquisita, dopo che la mente riesce a leggere le analogie necessarie per mettere in moto gli ingranaggi delle opere proprie e costruirli. Se il Martinismo deve portare direttamente l'essere senza intermediari umani alla potestà suprema del sole allora è bene dire senza false lacune che ciascuno può e deve attingere per se e da se alla "fonte" inestinguibile ed inesauribile di ogni energia e che ciascuno deve giungere al centro ed essere un punto centrale nell'infinità dei punti dell'infinito ove esso con lui si confondono sino ad essere l'infinito stesso. Io so bene che quanto detto potrebbe cozzare contro certe affermazioni dogmatiche provenienti da autorevoli capi riconosciuti di gruppi esoterici... ma io debbo dirvi la verità mia nuda e cruda nulla importandomi del cozzo che semmai potrebbe interessare i teorici e non i pratici, non coloro che si aprono sperimentalmente un varco verso i cieli. Operativamente il grado di Iniziato è importante per le scelte che si possono e si debbono compiere, per la scelta della via e della tecnica da usare, sempre valida, sempre rispettabile, sempre positiva se riesce e per quanto riesca a trasmutare l'essere che la impiega e se l'essere la pratica non nascondendosi dietro ad essa come dietro ad un paravento per salvare la sua rispettabilità di esoterista.
Ma a che cosa
mai potranno servire le tecniche per quanto elaborate esse possano
essere se in realtà quel processo interiore e quella trasformazione
interiore non avvengono con un progresso quotidiano? Se non si
pongono in atto quelle condizioni di risveglio dell'io che lo
porranno al centro del proprio campo di coscienza pronto ai richiami
del Se che è il tutto, mosso dalla volontà che è una forza agente
insostituibile e che gli uomini spesso scambiano per tante altre
cose che in verità nulla hanno a che vedere con la volontà. Non dimentichiamo che quando si parla di iter operativo non si intende solo, come erroneamente alcuni potrebbero pensare, di magia cerimoniale... operare significa sempre fare!
La via della
devozione è una via rispettabile ed adatta per molti Martinisti, ma
anche nella via devozionale le tecniche sono molto interessanti se
si conoscono. Vorrei sottolineare questo perchè mi sembra molto
importante, talmente importante che sentendo parlare gli
"esoteristi" che abbiamo a portata di mano, vien voglia di
domandarsi se e quanto essi conoscono ciò che dicono, non tanto per
averlo praticato, ma per averlo almeno letto magari con la stessa
attenzione che si pone per un fatto di cronaca avvenuto in Papuasia.
Ho detto
scambia e ve ne faccio un esempio. E facile pensare all'adorazione del Cristo, bene vi propongo l'adorazione di Osiride. E chiaro che se volete porla in pratica dovrete necessariamente ricorrere ad una rituaria di tipo egizio equivalente, ed ecco che poichè sembra che tutto cambi, il solito tapino pensa alla magia ed invece fa solo della devozione. Saint Martin aveva preso per suo dio il Cristo, nulla obbliga alcuno a prendersi come dio Osiride o Iside o Horus o Giove o Mercurio e via dicendo. Il Kremmerz ed il Levi affermano che il mago comincia il suo lavoro senza alcuno strumento e finisce l'opera senza strumenti alcuni, egual cosa afferma Saint Martin.
Adorare un dio
significa acquisirne i caratteri. Adorarlo significa porre questi
caratteri fuori del proprio essere ed identificarvisi mediante
l'amore e la devozione sino ad acquisirli. E' per questa ragione che
un maestro disse: "Cerca il tuo ideale tra gli dei pagani. Perchè
gli dei rappresentano una delle forme attraverso le quali si
manifesta l'Assoluto. Tu sai che ciascun dio rappresenta una delle
forze agenti nell'Universo, è il simbolo di un Principio, una faccia
della Verità. Ma è anche l'ideale più elevato che l'uomo possa
concepire della Forza operante in questo mondo di cui è il principio
ed il simbolo. Studia, t'ho detto, ciascun dio pagano, il suo
carattere, i suoi miti, i suoi poteri, i suoi attributi. E sappi che
quando tu avrai ottenuto la perfetta rassomiglianza, quando sarai
giunto ad incarnarne l'ideale che rappresenta, tu avrai diritto a
Poteri che potrai qualificare divini".
Provate a
costruirvi tutto un rito di invocazione di un dio e vedrete quanta
"scienza magica" occorre per metterlo in piedi. Provate a costruirlo
a mò di semplice studio ed esercitazione e noterete quanto
arricchimento - questo solo fare - vi arrecherà. E fatelo da soli
perchè il rapporto tra un individuo ed il cosmo, l'universo, la
divinità, l'eggregoro ecc... e solo individuale!
Il Superiore
Incognito possiede il massimo della iniziazione ed il massimo dei
poteri trasmissibili, quindi ha in se le capacità per operare.
La prima è
collettiva, la seconda non può che essere solitaria. La seconda è trasmutatoria. La prima può equipararsi alla magia eonica in quanto l'operatore agisce, non più devozionalmente, su entità di altri piani, la seconda è indubbiamente "alchemica". (E per chi mi intende non parliamo esclusivamente della cosiddetta alchimia spirituale). E' chiaro che tutte le regole della Tradizione classica operativa qui si ritrovano nella loro integrità, nel loro valore applicativo e naturalmente nei loro effetti poichè (malgrado ogni considerazione) si tratta della scienza una applicata ovviamente alla reintegrazione individuale ed universale. Ma perchè tutto ciò risponda appieno allo scopo e non divengano semplici esercitazioni magico-teurgiche, perch'esse non siano che orpelli, necessita che l'operatore sia in realtà un operatore. E qui è giocoforza inserire tutta un'altra appendice.
Debbo
necessariamente ricordare come la condizione esistenziale dell'uomo
è quella d'essere stato posto potenzialmente al centro
dell'universo. L'Iniziatore colloca il Superiore lncognito al centro
della croce dei quattro elementi, centro che deve essere tuttavia
realmente acquisito o precedentemente alla operazione d'iniziazione
o successivamente alla stessa. Ci sembra opportuno approfondire ora il quadro generale dell'iter operativo che viene proposto al Martinista. Non è necessario soffermarci sulle tecniche che sono numerose e che ciascuno può trovare sui libri, farsi raccontare o inventare e che portano tutte allo stesso risultato presupponendo certe condizioni primarie tra le quali il desiderio di mutare, seconda la volontà di mutare, terza la determinazione della meta e la costanza ed il ritmo nella applicazione e via dicendo... tutte cose note ed arcinote. Il tutto, notate bene, nel luogo ove i fati hanno posto il soggetto senza necessità di girare il mondo, di andare in India o nel Tibet o a Londra o alla storica Roccacannuccia. La maestranza sui quattro elementi, acquisibile solo operativamente e non in via vicaria in stato di sogno (sia ben chiaro), presuppone una prima trasmutazione dell'essere, presuppone i podromi del possibile raggiungimento dello stato di "mag". Sempre operativamente potrete entrare in contatto con gli spiriti della natura e poi secondo la tradizione con quelli delle altre sfere.
La TEURGIA può
ora sostituirsi alla Magia, il Superiore Incognito può ora iniziare
le sue relazioni con gli Esseri delle Alte Sfere. I Cohen di
Martinez de Pasqually nel loro iter iniziatico dopo una lunga
preparazione iniziavano le operazioni per ottenere i noti "passi" o
glifi luminosi delle entità che invocano appartenenti a diversi
livelli di spiritualità.
Anche se i
principi informatori debbono essere eguali (e se sono veri non
possono che essere tali), occorre rifarsi alla tradizione o meglio
riportare tutto alla tradizione tenuto conto del crollo del valore
storico del cristianesimo così ben messo in luce da Ambelain e del
crollo del valore storico dei santi, la maggior parte dei quali sono
sostituti di divinità pagane a loro volta antropomorfizzazioni di
energie e di leggi applicative d'esse. Rituale in mano, rituale composto dallo stesso operatore (in base all'arte) che deve contenere sempre gli stessi elementi, invocazione all'Altissimo, invocazione delle potenze angeliche ed infine scongiuro, e congedo. L'opera di teurgia può cominciare...
Ma attenzione,
ogni scongiuro dovrà essere attentamente studiato, ogni risultato
richiesto valutato, ogni minimo particolare programmato, la
improvvisazione e l'ignoranza bandite completamente. La sfera della Terra ha: 32 maestri degli elementi 4x8 24 maestri dell'aura terrestre 360 maestri corrispondenti alle case terrestri concordanti con i rispettivi gradi dello Zodiaco+5. La sfera della Luna ha: 28 entità principali o Geni. La sfera di Mercurio 72 entità. La sfera di Venere, del Sole di Marte ecc... ognuno un certo numero di Entità ritrovabili nelle Schemamphoras.
Questo
discorso è equivalente, in virtù della legge delle corrispondenze,
alla Teurgia basata sui sistemi delle divinità pagane, egizie,
greche o romane ecc... o sul sistema sephirotico. Ma il fine non
muterà perchè l'operare comporta l'acquisizione nell'ascenso
progressivo dell'essere, di virtù sempre maggiori a quelle possedute
dall'uomo comune, e risalire quindi dalla molteplicità dei
sottomultipli in cui ci troviamo, verso quella unità a cui
aspiriamo. Dice un Maestro: "Quando sarai giunto ad acquisire una
parte delle loro virtù, ti sarai avvicinato di un passo alla
divinità unica, perch'essi non sono che le immagini delle sue
manifestazioni". Far nascere il Fuoco dentro di noi, farlo crescere, ingigantire come fiamma che salga divampi e bruci ogni scoria per riunirsi al fuoco primo, questo sì che è possibile e che rappresenta il coronamento dell'opera di qualsiasi iter operativo! E su cui qui si deve tacere. Non posso esimermi dal concludere sull'iter ch'esso sfocia necessariamente dapprima con un fugace contatto con il daimon o con l'Angelo o con il Cristo o con il Sole, contatto che deve poi essere reso stabile sino alla scomparsa della propria personalità (non ho detto individualità) che per i kabbalisti coincide con il famoso salto dell'Abisso. Questo è l'iter operativo del Martinismo così come lo ha indicato, sia pur con le sue grandi lacune, il suo primo Maestro Martinez de Pasqually, come l'hanno praticato, indipendentemente dalle tecniche di volta in volta prescelte, i suoi discepoli e quell'evocazione del Cristo - cui prima accennavo - sotto questa luce appare nella sua piena significazione.Ai pronti il realizzare
Sito di riferimento per ulteriori approfondimenti "O.M.U."
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