Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza MARTINISMO
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«INIZIATI» E «PROFANI» di GIOVANNI ANIEL S.I.I. (FABRIZIO MARIANI) GRAN MAESTRO PASSATO DELL'ORDINE MARTINISTA UNIVERSALE
Prima osservazione: se ci facciamo orientare dalle piccole cose di tutti i giorni, non solo siamo in tutto e per tutto simili a quelli che sbrigativamente siamo soliti definire «profani», ma a volte, addirittura, giungiamo a collocarci un gradino più in basso, specie se ci confrontiamo con persone che, per altre vie, sono giunte all'analisi di se stesse, delle proprie motivazioni, delle proprie pulsioni e si sforzano di essere migliori con gli strumenti che hanno a disposizione e che sono di gran lunga meno sofisticati dei nostri. Una cosa allora appare scontata: o usiamo male i nostri strumenti, o non li usiamo affatto. Ci si può domandare allora perché abbiamo chiesto con tanta insistenza di entrare a far parte di un Ordine tradizionale che dispensa un'iniziazione reale e non virtuale e che schiude a tutti i suoi membri la possibilità di realizzarsi al cento per cento. Non è infrequente il caso di Martinisti che al primo ostacolo, dopo qualche mese o qualche anno di attività, scoprono la disillusione e ci abbandonano per cercare altre e più facili (o più difficili) vie. Il fatto è che non gli abbiamo dato quello che si aspettavano che gli dessimo (e che, a onor del vero, non ci eravamo sognati di promettergli). Seconda osservazione: quando una cosa del genere accade, significa che l'Iniziatore non ha fatto bene il suo mestiere, oppure che nel recipiendario affiora l'impazienza, o entrambe le cose; in ogni caso si tratta del fallimento di un esperimento. (Ricordate il rituale di associazione? «Vuoi tu conoscere e attendere?» e ancora: «Vuoi veramente conoscere e attendere?» Non possiamo certo dire che non siamo stati messi in guardia!). Noi, lo ripeto, abbiamo strumenti che possono portarci molto lontano: se non usiamo questi strumenti o non lo sappiamo fare, la responsabilità ricade unicamente su noi. Una delle colpe più gravi delle quali possiamo macchiarci davanti alla nostra coscienza consiste nel trasferire all'interno del nostro ambito e della nostra azione sacrale le connotazioni e le modulazioni del mondo profano, che possono essere sintetizzate in una formulazione unica: gestire l'eternità con i parametri del tempo invece di gestire il tempo con i parametri dell'eternità. È un fatto inoppugnabile: nel momento in cui sollecitiamo lo spirito a prendere coscienza di se stesso attraverso gli strumenti dell'iniziazione tradizionale, noi decidiamo di muoverci in un ambito che trascende il tempo e approdiamo alle rive di un altro mare, ponendo il piede incerto sul limitare dell'eternità. Non usciamo dal tempo, questo è inteso: come potremmo? di certo, però, sperimentiamo un modo di essere che, se le cose sono state fatte a regola d'arte, ci apre a prospettive mai prima intraviste: la coscienza si espande, la sensibilità si affina, di certo aumenta la percezione del dolore, che è sempre però compensata dalla luminosità di una gioia immota che, incorporatasi in noi, ci sospinge ad azioni che vanno ben oltre i miseri propositi e i meschini calcoli affioranti dal piccolo uomo e dalla piccola donna che è il nostro spirito guida e ai quali benevolmente si accompagna. Il piccolo uomo e la piccola donna muoiono soltanto quando il corpo muore: questo non va mai dimenticato, proprio per non essere esposti al vento della disillusione e della frustrazione; lo spirito, però, che è stato reso attivo dall'iniziazione, ha il potere di circoscrivere e tenere sotto controllo i fastidi e le noie quotidiane che dal piccolo uomo e dalla piccola donna inevitabilmente scaturiscono. E questo potere si fa sempre più ampio via via che si espande la consapevolezza di agire nell'eternità e non nella soggezione del tempo, di agire cioé per quello che realmente siamo, creature immortali che esistono da sempre ed esisteranno sempre. Come possono, a questo punto, prevalere la fretta e l'inquietudine?
Da Atti del Congresso Martinista - 1993 - Edizione riservata E' vietata la riproduzione
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