Il dio
sconosciuto
Una
favola per adulti
Relazione portata nell'anno sociale
del Centro di Astrarmonia del 2003
Clara Negri
Chi è il dio – planetario o celeste - che l’uomo conosce meno di
tutti? Chi è questo dio, tanto temuto, odiato o amato, in cui ci
imbattiamo sia facendo astrologia sia studiando archeologia o
religioni? Perché gli si attribuiscono significati tanto
controversi?
Per parlare di un dio occorre per prima cosa staccarsi dal razionale
e riduttivo modo di pensare, e iniziare così:
C’era una volta, circa 400.000 anni fa, un gruppo di alieni, o
celesti, che sbarcarono sul nostro pianeta. Li comandava Enlil,
inviato da Anu, suo padre, chiamato anche l’Antico dei giorni,
rimasto nel suo luogo d’origine a governare i suoi sudditi.
Gli alieni o celesti scesero quaggiù per due specifici motivi: in
primo luogo perché avevano urgente bisogno di alcuni metalli che
scarseggiavano nel loro pianeta d’origine, fra cui l’oro che serviva
a rendere nuovamente idonee le acque che stavano prosciugandosi. In
secondo luogo perché, essendo tecnicamente e scientificamente molto
più evoluti di noi, il loro compito era quello di stimolare, con i
grandi mezzi a loro disposizione, incluse le manipolazioni genetiche
mirate, l’evoluzione della vita sui pianeti dove già si erano
formate le prime specie animali intelligenti dando ad esse quel po’
di insegnamenti necessari a divenire base morale, etica e spirituale
per la crescita dell’anima.
Tutto lo staff dei più esperti prendeva ordini da Enlil, sebbene
ognuno avesse anche una notevole autonomia personale e, assieme al
loro capo, governava le milizie di Anu, chiamate Anunnaki, che
sbarcarono quaggiù per lavorare nelle miniere ed estrarne i vari
metalli, fra cui l’oro, indispensabile alla vita del loro lontano
corpo celeste. Il lavoro però era tanto gravoso che, a un certo
punto, essi non ce la fecero più e scioperarono!
I capi, essendo al vertice della loro scala gerarchica e quindi
troppo in alto per aiutarli di persona, si trovarono costretti a
creare delle creature che potessero svolgere il ruolo degli Anunnaki
però senza mai lamentarsi o stancarsi.
Osservando le specie già presenti sul nostro pianeta, optarono per
la creatura pelosa che, al contrario delle altre, talvolta riusciva
anche a camminare sulle due zampe posteriori, e stabilirono che,
modificando opportunamente la sua struttura genetica, e
riproducendola in abbondanza, avrebbero potuto avere tutti i
lavoratori necessari per svolgere il lavoro delle loro milizie senza
mai protestare, e quindi per divenire dei servi efficienti e
sottomessi.
Furono così catturate varie scimmie e fatti svariati tentativi per
renderle idonee alla bisogna ma ogni volta esse dovettero essere
distrutte perché non venivano bene. A un certo punto gli alieni o
celesti presero la grande decisione: mescolare direttamente il loro
DNA con quello dell’animale terrestre e vedere se ne veniva fuori un
ibrido che faceva al caso loro. (saprete certamente tutti che il DNA
di ogni specie vivente sulla terra è quasi identico)
Fu così che nacquero Adamo ed Eva, ominidi dotati di grande forza
fisica ma di potenza psichica intenzionalmente ridotta dai celesti
affinché obbedissero senza obiezioni ai loro comandi. Ed ecco
spiegato perché ancora oggi l’uomo medio sfrutta soltanto il 10% del
suo potenziale mentale, il genio ne sfrutta il 20 e noi non possiamo
neanche immaginare come sarebbe l’uomo che ne sfruttasse almeno il
50%.
Questo celesti, certamente più evoluti di noi - ma non al punto da
farceli confondere con l’Ain Soph, l’Altissimo, il Tutto-Uno da cui
anch’essi dipendevano – avevano, come detto, compiti diversi e,
diciamo pure, soprattutto animi diversi. Uno di essi, appunto, il
cui nome è proprio quello del nostro dio sconosciuto, non soltanto
era lo scienziato più esperto e più saggio di tutti – negli antichi
testi sumeri egli venne definito “il dio che fece le cose” - ma,
essendo il responsabile della mente dei primi antropoidi
geneticamente manipolati dal suo staff medico - cominciava ad
affezionarsi e a impietosirsi per il destino delle sue creature.
Cosicché, quando un esperimento non riusciva a dovere, e i suoi
colleghi erano subito pronti ad eliminare i deformi, il nostro dio
sconosciuto cercava il modo per rendergli la vita egualmente
sopportabile; e se un uomo nasceva cieco gli insegnava un mestiere
in cui la vista non era necessaria, come il canto, il suonare la
lira e così via.
Gli uomini, frattanto, crebbero e si moltiplicarono, divenendo d’un
aspetto tanto piacevole che molti dei nostri celesti si scelsero le
loro donne più belle e si accoppiarono con esse, generando figli.
Leggiamo poi nel Pentateuco di Mosè: “E queste donne partorirono i
giganti, i Nefilim, i potenti dell’antichità”. In realtà Nefilim
deriva dal verbo ebraico naphal dov’è tradotto cadere, scendere,
quindi dèi caduti quaggiù, “dèi del basso”, quelli che scesero sulla
terra e si stabilirono sul nostro pianeta.
Nondimeno gli uomini modificati non riuscirono ad adeguarsi alle
leggi morali, etiche e spirituali impartite dai nostri alieni e a un
certo punto Enlil, arrabbiatissimo, decise di sterminarli. Il nostro
dio sconosciuto invece vi si oppose e garantì che avrebbero
decisamente migliorato nel futuro.
Nella zona terrestre dove vivevano i celesti, assieme agli uomini e
alle donne divenuti servi docili e obbedienti, vi erano due grandi
costruzioni o torri in cui si trovavano custoditi tutti i segreti
tecnici e scientifici dei nostri alieni, nonché le conoscenze
mediche e i laboratori in cui essi effettuavano le operazioni
genetiche che modificavano la vita, rendendola tanto lunga da
sembrare eterna. Enlil, chiamato anticamente anche Y H, ne era
gelosissimo e proibì agli uomini di mangiare il frutto della
conoscenza del bene e del male, cioè di entrare nella prima torre e
conoscere quel che c’era dentro, ingiungendo loro che, se l’avessero
fatto, indubbiamente sarebbero morti. Questa frase, così tradotta
dall’antico ebraico non specifica ai lettori che, ancora oggi,
“mangiare un frutto” nella loro lingua significa sia cibarsi di
qualcosa sia “nutrirsi di conoscenze”, come vien detto anche nel
Libro di Giona in cui si legge “mangia di questo rotolo e va’ ’”.
Quindi Enlil semplicemente non voleva che gli uomini accedessero ai
loro segreti.
Ma il nostro dio sconosciuto, che svolgeva il ruolo di Demiurgo,
cioè regolamentava le prime forme di vita intelligente del pianeta,
ancora una volta fece il bastian contrario, si presentò ad Adamo ed
Eva che si trovavano vicino a una delle due torri e disse alla
donna:”mangiate pure perché positivamente non morrete ma i vostri
occhi si apriranno e voi sarete simili a dèi, conoscendo il bene e
il male”.
Queste parole in tutti voi richiameranno alla memoria il serpente,
il tentatore per antonomasia, l’animale che in numerose
raffigurazioni sumere viene chiamato Bur o Buzur, parola che in
quell’antica lingua significa “dio che scioglie i segreti”. Nella
Genesi, invece, Eva viene tentata da Nahash, parola tradotta come
serpente ma che, guarda caso, ancora una volta significa: “colui che
scioglie i segreti”.
Dopo l’attenta valutazione di tali letture è giocoforza accettare le
teorie più avanzate di quest’ultimo mezzo secolo secondo cui gli
antichi dèi non sarebbero che uomini e donne di civiltà appena un
po’ più evolute di noi che, attraverso l’utilizzo del loro e del
nostro DNA, hanno creato gli esser umani a propria immagine e
somiglianza. Forse il loro compito, o il loro hobby se preferite,
era di elevare il livello spirituale di altri mondi e il Serpente,
come sappiamo connesso anche con Lucifero, era colui che osò
sciogliere i segreti degli dèi, quindi il coraggioso e nobile
astronauta che “aprì gli occhi all’automa” creato da lui e dai suoi
colleghi e superiori, divenendo in tal modo l’avversario di Dio, o
Satana.
Cosicché Satana è semplicemente il dio che precipitò, o per meglio
dire, scese quaggiù per creare la vita e per dare agli uomini
conoscenze che altri dèi volevano serbare esclusivamente per loro.
Questa provenienza aliena viene anche confermata dalla falsa
minaccia di morte promulgata da Eloim Yawè perché Eva e Adamo non
morirono affatto dopo aver mangiato il frutto proibito e la loro
progenie si è tanto moltiplicata che oggi ha raggiunto il numero di
quasi otto miliardi!
Ma non solo. Le varie mitologie dei popoli antichi confermano tutte
la lotta fra diversi dèi a favore o contro l’umanità e la punizione
terribile inferta a uno di essi. Eccone qualche esempio:
Nel mito Ariano abbiamo Shiva, chiamato il Distruttore, che
precipita Brahaman negli abissi delle tenebre. Shiva fa parte,
assieme a Brahama e a Visnù, della Trimurti indiana, e viene
soprannominato anche Sabbaoth, nome che rassomiglia allo Shabbath
ebraico, in analogia con Satana e col sabato, il giorno dedicato a
Saturno.
Nel mito greco Zeus-Giove, figlio di Krono-Saturno, precipita il
padre nelle profondità del cosmo e Prometeo, amico degli uomini e
quindi già mal visto da Zeus, allorché con l’aiuto di Atena ruba il
fuoco celeste per donarlo all’umanità, viene da costui messo in
catene su una vetta del Caucaso dove ogni giorno un avvoltoio gli
divora il fegato che poi gli ricresce durante la notte. Nella nostra
religione l’arcangelo Michele, dopo che Lucifero viene vinto da
Geova, lo precipita nel Tartaro, dove il fuoco ancora lo divora.
Questa succinta narrazione ci costringe ad affrontare un’altra
verità: fin quando vorremo considerare i miti come semplici fantasie
dei nostri progenitori, e non come cronache di fatti realmente
accaduti, troppe cose ci resteranno incomprensibili. Purtroppo
“nella storia delle religioni abbondano le interpretazioni
unilaterali e di conseguenza aberranti” mentre invece sembra proprio
che tutte le più recenti scoperte dell’uomo non facciano altro che
confermare le verità insite nei miti pagani.
Ora però sembra giusto analizzare un po’ la parola Satana
cominciando ad osservarne le prime tre lettere.
La S, sinuosa proprio come un serpente, ricorda proprio il sibilo
del temuto rettile, che da alcuni è visto come la Tentazione e il
Male (vedi la Genesi biblica) da altri come la Sapienza (Vangeli:
Gesù: siate saggi come serpenti).
Nella nostra lingua sia Sapienza che Saggezza e Scienza iniziano
proprio con la S e ciò non possiamo attribuirlo al caso.
Se alla S aggiungiamo una a troviamo l’inizio della parola Shakti o
energia creatrice indù e quella di Sani, l’Essere, la Causa
Principale e Shadu, ancora in sanscrito, che vuo dire buono, giusto.
Se a questo Sa uniamo una “t”, formiamo la radicale sanscrita Sat
che “contiene tutto il mistero della vita” perché è causa ed energia
creatrice. Asat è la menzogna ma Sat è la Verità. Sat è il
participio presente del verbo As= essere; Sai Baba, il mistico indù
considerato da milioni di persone un’incarnazione divina o avatar,
asserisce che Sat “è la base fondamentale della vita, la realtà.
Senza Sat non può esservi Cit o la consapevolezza. Quando Sat si
combina con Cit ciò che risulta è la beatitudine”. Sat è ciò che
era, ciò che è e ciò che sarà. Tale radicale si trova anche nel nome
di Brahama Sattyan, di cui Sat è radice di ciò che è immobile, e la
seconda T di tutto ciò che è mortale. Sanat è poi ancora un altro
nome di Brahama, il dio creatore indù.
Sanare, render sano, proviene quindi dal sanscrito Sanat, e la
radicale di Satana, Sat, sempre in sanscrito, significa Verità.
Possibile che questa verità col tempo sia stata considerata
menzogna?
Ma non basta: aggiungendo a Sat le due lettere “ur” abbiamo la
parola quasi completa del secondo nome di Satana che, come oramai
avrete tutti capito, non è altri che Saturno.
Molti anni addietro, quando cominciai a interessarmi quasi mio
malgrado di quest’oscuro pianeta dalla fama tanto sinistra, scrissi
un articolo così titolato: Esorcizziamo questo Saturno!
Continuando però nei miei studi, spinta dalla mia insaziabile
curiosità, la mia opinione su di lui si è gradualmente modificata,
grazie anche a specifiche letture di autorevolissimi testi
archeologici e religiosi.
Sappiamo che in astrologia Saturno ha fama di Grande Giustiziere
perché si porta dietro un significato privativo, punitivo, catartico
per cui, assieme a Marte, suo fratello astrale, è il dio e il
pianeta più temuto dello zodiaco. Gli Ermetici lo chiamavano anche
Nemesi, perché come dio celeste, discende periodicamente sulla terra
per punire gli uomini e sanare l’umanità. Ermete Trismegisto lo
definiva Guardiano della Porta, ossia guardiano dell’altra
dimensione che, di norma, ci è vietata.
Per i sumeri e i babilonesi Saturno è l’astro della giustizia e del
diritto ed egli viene raffigurato con una bilancia e la spada, (gli
emblemi del segno zodiacale in cui egli si trova in esaltazione,
ossia la Bilancia) poiché “a lui sono affidati il Peso, la Misura e
il Numero”. Da qui si evince che Sanat, sanare, render sano,
risanare, guarire, purificare è il vero simbolismo di questo
emblematico dio costretto oramai per l’eternità a mettere in riga
noi esseri umani. Per conseguenza è da Saturno che abbiamo il
massimo della vita spirituale e, per la legge di polarità, è da lui
che abbiamo il massimo della materialità. Persino le sue figlie, nel
mito greco venivano chiamate Aim la Durata, e Dikè, la Giustizia,
nomi che spiegano il clima di sofferenza creato dal loro padre
quando passa sui punti sensibili del nostro oroscopo. Cosicché l’Ade
o l’inferno in cui è stato gettato, anzi è disceso tanto tempo fa,
non è altro che il nostro pianeta.
Perciò, se accettiamo Satana-Saturno come un’entità, un dio, un
extraterrestre a mezzo fra lo spirituale e il materiale, se egli è
stato condannato perché altri “dèi” non volevano trasmettere le loro
conoscenze alla razza umana considerata da essi inferiore, e se
davvero ha commesso uno sbaglio nel dare all’uomo la conoscenza
proibita, perdoniamo questo Saturno-Satana visto che, anche secondo
molti esoteristi, esistono, e devono esistere insuccessi nelle Razze
superiori che noi troppo affrettatamente definiamo Dèi. Satana molto
probabilmente è davvero “il dio del nostro pianeta e il solo Dio, e
questo senz’alcuna allusione metaforica alla sua depravazione e
malvagità. Infatti egli è uno col Logos.” scrive la Blavatsky nel V
volume della Dottrina segreta.
Anna Kingsford, autrice del libro La via perfetta, dedica a Satana
un intero capitolo del suo libro e scrive: “ Dio diede a Satana
molti nomi, poiché Satana è il magistrato della giustizia...(e) il
dio del nostro pianeta e il solo dio è Satana”, egli è il Demiurgo,
quindi il costruttore, l’ordinatore del mondo e non il creatore,
responsabile però del bene e del male della terra. E porta una
cintura intorno ai suoi lombi (i famosi anelli) e “il nome di questa
cintura è Morte” per cui “cinge di catene e limita tutte le cose”.
I Greci definivano Saturno Figlio de tempo o Krono perché le forme
create dall’unione dello Spirito con la Materia sono eternamente
divorate, appunto, da Krono, il Tempo, mentre l’uomo vorrebbe
l’eternità.
I Kabbalisti fanno notare che il vero nome di Satana-Saturno è
quello di Giove capovolto, cioè del suo avversario, e che Giove
greco e Geova ebraico, dal suono troppo simile per essere casuale,
sarebbero in realtà una sola persona. In effetti, se vogliamo
analizzare il glifo di Krono-Saturno e quello di Zeus-Giove, nome
che proviene da Deus e dal sanscrito deva che significa luminoso,
lucente, abbiamo l’impressione che sia lo stesso ideogramma,
semplicemente messo sottosopra. La radicale De è poi rimasta in
quasi tutte le lingue posteriori, anche come inizio della parola
demonio. Ma non solo. Il nome Geova, traduzione di Yahweh, risale
all’antico egizio Eove o Eova, parola che definiva il sommo
sacerdote del tempio.
Tutte le tradizioni ermetiche considerano quindi Satana come un
secondo nome di Saturno, principio della Materializzazione dello
Spirito o della sua caduta nella Materia. Interessante notare che la
stessa caduta di Lucifero o Luce, nella materia sempre più densa che
fa parte delle nostre limitate tre dimensioni, è un concetto oramai
indirettamente confermato dalla moderna scienza della particelle in
seguito alla constatazione che, dividendo e rimpicciolendo sempre
più una piccola parte di questa Materia, si arriva all’elemento
finale, non più scindibile, il fotone, che è semplicemente Luce.
Perciò Lucifero non è più tenebra bensì lo Spirito
dell’Illuminazione e della libertà di pensiero, come afferma
giustamente la Blavatsky nella sua Dottrina segreta.
Ecco perché possiamo dire che Satana o Saturno è il dio che ha
sacrificato se stesso per l’indipendenza intellettuale dell’umanità.
Indipendenza che ha trasmesso prima alla donna e poi all’uomo,
tramite i segreti che altri dèi non volevano fossero svelati. Se dal
punto di vista astrologico o religioso lo vediamo come il Male o la
Punizione ciò dipende dal suo ruolo nel karma individuale, perché
essendo oramai unicamente preposto alla giusta retribuzione delle
nostre azioni egli diventa un’arma, benché terribile, della Legge
karmica.
Eccoci finalmente arrivati all’astrologia e ai pianeti che noi
conosciamo bene, simboli di forze o energie cosmiche che chiamiamo
Luna, Venere, Mercurio e così via. Ogni pianeta è in rapporto con
qualcosa del nostro carattere e quindi del nostro destino. Saturno
ha il ruolo di esaminatore periodico, pronto, forse perché oramai
irrimediabilmente costretto da chi è sopra di lui, a bocciarci senza
pietà se ci trova impreparati.
Nell’oroscopo egli può indicare, per posizione nelle case o per il
governo di esse, e per l’eventuale rapporto disarmonico con altri
corpi celesti, in che modo e quando ci scontreremo, e pagheremo il
nostro debito, se non abbiamo imparata la lezione.
Sulla scorta delle tante cose trovate su Satana-Saturno che qui per
brevità non riporto, sono andata intenzionalmente a guardare alcuni
gruppi di oroscopi da me già analizzati in passato, fra cui quelli
estremi di spiritualisti e criminali, per vedere se le mie
intuizioni avevano un riscontro con la biografia di questi esseri
eccezionali nel bene o nel male.
Ve ne elenco qualcuno: Alessandra David-Néel, facente parte delle
donne di cui ho parlato l’anno scorso, e morta, come ricorderete,
all’età di 101 anni dopo una vita di grandi soddisfazioni morali e
spirituali, presenta Saturno in Sagittario in aspetto unicamente
positivo, trigono a Marte e Giove e sestile alla Luna.
Krishnamurti, il grande spiritualista indù, morto all’età di 93
anni, sempre calmo, sereno e sorridente, presenta Saturno Maestro
d’Ascendente Acquario in IX al trigono di Venere e Giove.
Aurobindo, altro grande spiritualista indù, possiede Saturno in
Capricorno al trigono di Plutone e di Mercurio, privo, ovviamente,
di qualsiasi dissonanza.
Martin Luther King, il leader politico che ha combattuto una vita
per i diritti civili della sua razza ed è morto per essa, ha Saturno
in IX, trigono sì a Giove e a Nettuno ma opposto a Marte primo
Maestro dell’VIII e quadrato alla Luna, Maestra della III (gli
spostamenti) e della IV, la patria, la famiglia, quindi la razza.
Era in questo campo che doveva pagare il suo karma negativo ed egli
ha obbedito. Se nel 1964 gli viene conferito il Premio Nobel per la
pace, il 4 aprile del 1968, alle ore 19, essendosi recato a Menphis
per partecipare a una marcia a favore degli spazzini di quella
città, mentre s’intratteneva fuori alla veranda dell’albergo con
alcuni suoi collaboratori, fu ucciso da un cecchino che gli sparò
contro vari colpi di fucile. Se guardiamo i pianeti di transito,
nell’anno del Premio Nobel Urano e Giove trigonavano sul suo Sole in
Capricorno mentre, nel giorno della morte, la Luna in Toro quadrava
Mercurio Maestro dI III; il Nodo, il Sole e Saturno si trovavano in
Ariete, suo campo XII, al quadrato del Sole; Venere, Maestra di VI e
di I passava in Pesci al quadrato di Saturno radix, Urano a 26
Vergine formava quadrato perfetto con Saturno radix in Sagittario e
assieme a Plutone,opposizione alla Luna radix.
Luigi Schiavo, l’assassino di Nunzia Minuzzi e Barbara Sellini, a
Ponticelli, presenta Saturno Maestro del segno solare in V, gli
amori, opposto alla Luna e quadrato a Nettuno.
Charlie Manson, l’assassino di Sharon Tate, ci offre Saturno in
Acquario al quadrato di Venere e Sole; la prima è Maestra di VI e il
secondo è Maestro di V.
La scrittrice Oriana Fallaci, attualmente tanto contestata per il
libro La rabbia e l’orgoglio, ha nel suo tema Saturno in X, trigono
sì a Marte e Nettuno ma opposto a Mercurio, gli scritti, la parola,
e quest’ultimo pianeta governa proprio il campo III. Sul piano
simbolico Saturno ha funzionato benissimo.
Gli esempi che potrei portare sono davvero troppi ma non debbono
spaventare nessuno. Considerando che la grande maggioranza degli
oroscopi possiede Saturno sovente mal messo anche in cieli di
persone che, apparentemente, non hanno fatto niente di male, ora
occorrerebbe soltanto mettere in luce in quale misura il loro karma
è, o è stato, in relazione con il simbolismo espiativo di questo
misterioso pianeta che rappresenta il difficile, l’arduo, il
faticoso ma che forse è davvero il più intrigante e interessante
dell’antico Pantheon da noi ereditato. Questa ricerca, se volte, e
possiamo farla insieme in un prossimo futuro. Grazie.
Clara
Negri
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[1] Blavatsky vo. V Dottrina S. pag. 20
TRATTO DAL SITO "ASTRARMONIA"
http://www.astrarmonia.com/ |