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CRONACA DI UN INCONTRO

CON IL DALAI LAMA

 

 

28 febbraio 2008

 

(elogio dell’imperfezione)

 

di Massimo Taddei

 

18° giorno- 27 febbraio-. Delhi/Amritsar - Al mattino tempo libero   o visite per Delhi   nel  pomeriggio sei ore di treno per Amritsar, capitale del Punjab e della religione sick. ( posto poltrona  in treno , comodo , meglio del nostro pendolino insieme ai  sick che amano  attaccare discorso con noi) . Arrivo  alle 22  e pernotto ad Amritsar  ( alla lettera città  della immortalità).

19° giorno. Al mattino andiamo al  Golden Temple ( Hari Mandir  , il tempio  di Dio nella forma di  colui  che cancella la  ignoranza)  , lunga e amabile visita  .  Centro  della vita dei sick . Al pomeriggio  si possono vedere la cerimonia del cambio  della guardia al confine con il Pakisthan o altri luoghi interessanti  di  cultura sick. Chi vuole torna alla suggestiva cerimonia della sera  al Hari Mandir (Golden Temple) in cui il libro  sacro  viene rimesso  a letto per la  notte. La cerimonia anche se Sick , denota la sua derivazione hindu . Anche nei  templi shivaiti infatti  alla sera le divinità vengo poste a riposo con una  piccola processione e al mattino  risvegliate e  poste di  nuovo  al loro posto .   Secondo pernottamento  ad Amritsar. Il cibo del Punjab è fra  i più raffinati  dell’India.

20° giorno. – 29 febbraio -In  treno al primo mattino torniamo  a Delhi  . Abbiamo un po’ di tempo  a disposizione  per tempo libero o visite varie possibili fra cui il  Museo Nazionale Indiano o  per mercati sempre con la nostra guida  locale . Andiamo  a  cena   in hotel che ci  fornisce anche qualche camera per rinfrescarci , poi andiamo  in  aeroporto nei divani lunga sosta in attesa del check in per Roma.

21° giorno   - 01 marzo - Check in  alle 03:20 e  volo alle 06:20 -  Delhi – Amman – Roma  arrivo previsto  a Fiumicino  alle 14:15 .

 

E’ vero. Questo riportato  sopra sarebbe stato  il programma del nostro viaggio, distribuito ai miei amici viaggiatori. La sera del  26 febbraio eravamo infatti in hotel  a Delhi provenienti  da Varanasi e l’autista mi chiede per l’indomani mattina. Io tranquillo decido una partenza per le 09:30 . Lo vedo sospettoso , poi mi fa firmare l’ora e dopo dieci minuti mi chiama il mio agente indiano Darren. Mi dice : Massimo  ma guarda bene i biglietti del treno per e da Amritsar , tu parti domattina alle 7 e torni alle 17 del 29 febbraio , forse hai invertito gli orari. Esatto, così era.  Eravamo quasi  a letto quando informo gli altri  e decidiamo la sveglia alle 6 per andare in stazione a Delhi. Stazione, trattativa con i portatori , carico delle valige sul treno e iniziano a servirti varie colazioni.  Per fortuna anche questo viaggio India Nord stava andando piuttosto bene e i viaggiatori soddisfatti commentavano la mia tendenza al rilassamento organizzativo… (imperfezione) con simpatia. L’India tuttora non è la Svizzera dal punto di  vista della apparente organizzazione ma nei fatti poi le cose vengono fatte … un  caos organizzato lo ha definito Edward Luce del Financial Times India. ( citando il suo matrimonio con la sua attuale moglie indiana , i suoi genitori vestiti britannici, e tutto l’occorrente che ancora mezz’ora prima della cerimonia non esisteva, poi uno alla volta al momento dell’entrata in scena apparivano ,  la cordicella, il fuoco, gli incensi, il brahmana, etc… e tutto si svolgeva un po’ prima o un po’ dopo).

 

In treno  abbiamo tempo per riprogrammare il nostro tempo  ad Amritsar. Chiacchiere e carta geografica , due  ipotesi e cerchiamo  di  verificare se usando le due mezze giornate per Amritsar possa rimanere una intera giornata libera ed essendo  a duecento chilometri dalle pendici dell’Himalaya non ci sia la possibilità di farsi una escursione. O meglio per l’esattezza andare a Dharamsala , un paesino  sotto la prima faglia della catena montuosa , stato dell’Himachal Pradesh ,sede dal 1959 del governo tibetano in  esilio. Il luogo ove vivono migliaia di monaci tibetani e il loro leader , il Dalai Lama. His Holiness the Dalai Lama. Luogo accordato  agli esuli tibetani da parte del governo  indiano  all’indomani  della azione militare di annessione da parte di Mao . Chiamo il mio agente al fine di cambiare  il programma , l’uso  delle auto verificare  i tempi  e la qualità delle strade e se ci sia la possibilità di incontrare il Dalai Lama o se sia  in  sede o quale sia  il calendario  dei  riti  del tempio. Il destino  della imperfezione organizzata vuole che per dieci giorni il Dalai Lama sia a Dharamasala e tenga personalmente due sedute di rito e insegnamenti al giorno , una alle 09:30 ed una alle 13. Non sarà facile partecipare a causa della presenza di molti monaci. Decidiamo di tentare. Dobbiamo farci delle foto per chiedere il pass l’indomani mattina una volta arrivati in montagna e dobbiamo farlo adesso che siamo  ad Amritsar e stiamo andando al confine con il Pakisthan a vedere la cerimonia dell’ammaina bandiera del tramonto. Gli autisti ( abbiamo due Toyota Qualys) ci fermano  ad  un  foto  studio e per 80 centesimi di  euro  ci fanno 64 fototessera a testa ( basteranno per un po’) . Adesso orario fissato per l’indomani partenza alle cinque e mezza del mattino.

 

Il viaggio è stato del tutto tranquillo e gradevole e alle 11 eravamo  a Dharamasala , per l’esattezza 10 km oltre , a McLeodGanji , frazione di Dharamsala, ove ha sede il tempio centrale il Namgyal , il Gompa , il Dalai Lama , al secolo il signor Tenzin Gyatso . Una bella luce siamo  a 2000 mt .  Facciamo il pass ma l’uomo dell’ufficio ci avverte che potrebbe essere difficile trovare posto , in caso  di non  arrabbiarsi con lui. Fatto il pass andiamo  dentro al tempio a dare  una  occhiata e questo ci ha permesso poi di  rimanere e trovare in qualche modo un posto .Tempo libero  e relax all’interno di  questo edificio semiaperto all’aria fresca di montagna e alla luce . Vado a dare una passata alle ruote del Dharma , poi a sedermi insieme a centinaia di monaci nel Gompa ove stanno  salmodiando le scritture.

 

Si è fatto mezzogiorno  e se vogliamo  assistere alla cerimonia che durerà due ore dobbiamo cominciare a cercare posti . Siamo indipendenti. Non vedo più Ugo, Gabriella, Carlo, Angela e Rachele che si sono già seduti per terra. Ove tento di  sedermi io con due amiche del gruppo Danila e Monica ci invitano a cambiare due o tre volte posto eccetto Danila che continua fin dall’inizio del viaggio  a collezionare successi e gentilezze dagli uomini indiani. Pertanto lei è sistemata. Io e Monica veniamo invitati con sorrisi e gesti da dei tibetani tipici con cappelli di pelo a grandi orecchi a sedere vicino  a loro. Sarà la nostra fortuna. Quei tibetani con quelle fessure per gli occhi  che  non  sono  altro che una delle varie rughe che hanno sul viso. Per una ora continuano  ad arrivare monaci e monache vestite di  rosso sangue , Rosso India si chiama a Prato quel colore,  una sfilata interminabile, e vanno  a sedersi per prepararsi al  rito. Ci sono  anche pochi occidentali . Saranno stati almeno tremila monaci . Prima dell’ una arriva il Dalai Lama  con altri monaci , saluta tutti a mani congiunte va a sedersi sul suo scranno a meno di dieci metri da noi  e da qui condurrà, reciterà il rito e gli insegnamenti per le  successive due ore. Tutto in tibetano.  Il rosso tibetano  e  il giallo zafferano dominano la scena , l’inizio delle montagne himalayane fanno da sfondo.

 

Il rito  condotto  da lui va avanti  per due intense ore ininterrottamente. Il tempo  scivola via velocemente . Inizia con una corale calda preghiera da parte di tutti i monaci . Poi letture da uno dei libri  sacri , quei libri costituiti di pagine di forma lunga rettangolare tenute  insieme da una cordicella e conservati dentro due tavolette di legno.  Recitazione di testi e  preghiere a cui fanno  eco le risposte ritmate dei monaci . Periodi di spiegazioni e riflessioni relative ai testi appena letti  riguardanti sempre le varie vie che  portano alla purificazione della mente dalle impurità esterne , tecniche di serenità , aneddoti  della vita di Siddartha  o sue citazioni . Un uso continuo di  quelle vocalizzazioni tipiche della recitazione e del canto tibetano , dal gutturale al tono basso al bassissimo. Canti  dialogici con risposta ripetizione  da parte del pubblico , il ritmo è calmo ma continuo. Il Dalai Lama intermezza i periodi con aspersione di una benedizione usando un ramo di  albero Pippal , l’albero ove il Buddha ebbe la illuminazione sempre con quel sottofondo di  recitazione baritonale. Tutto in tibetano , ovviamente non ho capito il contenuto , l’impatto simbolico è superbo. Per due  o  tre volte al suono di una campana da parte del Dalai Lama arrivano fra di noi una ventina di monaci con altrettante teiere giganti a servire il chai  ( tè/latte bollente) , molto gradito visto che avevo saltato il pasto . I tibetani nostri vicini attaccano  ad aprire contenitori che avevano portato. Frutta secca, pane , dolci e ce li danno . Che brava gente. Viene distribuita anche acqua benedetta. Nel frattempo il Dalai Lama gira  un po’ di pagine del libro la lettura rinizia  e i canti , le  preghiere , il commento , la aspersione  e il tè. Il tutto condito da un certo umorismo visto che il primo a ridere è lui seguito dal pubblico . L’ambiente è leggero , non solenne , una routine a cui i monaci sono  abituati con sbadigli . Noi siamo alla sua sinistra a meno di dieci metri, possiamo cogliere ogni singolo attimo della cerimonia . Una corale intensa preghiera di tutti i monaci e la seduta è terminata , lui saluta tutti semplicemente e gentilmente. E torna alle sue stanze.

 

Noi torniamo  a far due passi in paese abbiamo una oretta prima di dover riprendere la strada. La viuzza che attraversa il paese è piena di bancarelle. Assaggio più o meno tutti i tipi di cibo cucinato bello caldo. Mi compro una bella sciarpa-coperta di quelle rosse che adoperano loro. Mi compro un libro tibetano . Gli altri del gruppo sono in giro. Trovo Carlo e Angela a sedere dentro una bancarella rilassati come fossero  al bar al loro paese  in Sicilia che si  gustano cibo e tè .  Il rientro è abbastanza lungo per Amritsar.

 

Massimo Taddei

marzo 2008

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