Le Scuole Iniziatiche dell'Antica Saggezza LA GNOSI
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La reincarnazione di Massimo Cogliandro I. Gesù e la reincarnazione Molti studiosi, a partire dalla metà del XIX° secolo, in seguito alla grande diffusione delle dottrine spiritiste negli ambienti Cattolici, hanno messo in rilievo come nel Vangelo di Giovanni, l’unico dei Vangeli Gnostici accolto nel Canone Cattolico, sia riportato in maniera chiara ed inequivocabile il pensiero di Gesù in merito allo scottante problema della reincarnazione:
Gli rispose Gesù: “In verità, se un uomo non nasce di nuovo, non può entrare nel Regno di Dio”. Gli disse Nicodemo: “Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?”. Gli rispose Gesù: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da spirito, non può entrare nel Regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito. Non ti meravigliare se t’ho detto: dovete rinascere dall’alto” (Vangelo di Giovanni, III, 3-6). Notate la meraviglia dell’uomo psichico, rappresentato qui da Nicodemo, che non capisce che la risurrezione interiore dello spirito umano psichico, che gli apre le porte del Pleroma, cioè del regno di Dio, passa inevitabilmente per il ciclo delle rinascite. Nicodemo, nell’economia del Vangelo Gnostico, rappresenta metaforicamente i capi della Chiesa Psichica, cioè i vescovi, che avevano assunto un’atteggiamento ostile nei confronti della dottrina gnostica della reincarnazione: Replicò Nicodemo: “Come può accadere questo?”. Gli rispose Gesù: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose? In verità, in verità ti dico, noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto; ma voi non accogliete la nostra testimonianza” (Vangelo di Giovanni, III, 3-6). Gesù risponde a Nicodemo usando il “noi”, cioè la prima persona plurale. E’ evidente che qui non si tratta di un plurale maiestatico, ma dell’uso del tutto inconscio di una forma espressiva inappropriata ma rivelatrice inserita dagli autori del Vangelo in chiave polemica. La frase “noi parliamo di quel che sappiamo e testimoniamo quel che abbiamo veduto” non è evidentemente una frase del Salvatore, che non aveva bisogno di vedere alcunché, ma una delle frasi che normalmente gli gnostici della comunità che ha espresso il Vangelo di Giovanni usavano con i loro detrattori “ortodossi” per avvalorare quanto essi avevano visto e sentito nel corso di evocazioni spiritiche. In quasi tutte le comunità gnostiche si dava grande importanza alle evocazioni spiritiche e quasi ovunque la figura del medium, che veniva chiamato “profeta”, godeva di grande considerazione, perché permetteva alla comunità di entrare in contatto con lo Spirito del Salvatore e con gli altri spiriti superiori. Molti Vangeli Gnostici riportano gli insegnamenti che lo spirito di Gesù ha rivelato ai membri di questa o quella comunità gnostica dopo essere stato evocato dal profeta, cioè dal medium, della comunità. Da quando i moderni teorici dello spiritismo hanno messo in rilievo l’importanza data dal Vangelo di Giovanni al principio della reincarnazione, la burocrazia clericale cattolica, vedendo chiaramente i pericoli che tale concezione comporta per il mantenimento del proprio ruolo di “avanguardia religiosa” del popolo cattolico, ha sempre combattuto come false e tendenziose tutte le interpretazioni reincarnazioniste del messaggio evangelico. II. Giovanni Battista, lo spirito reincarnato del profeta Elia Il Salvatore ha parlato ai suoi discepoli di un caso emblematico di reincarnazione di uno spirito superiore: quello del profeta Elia. Nel Vangelo di Matteo e in Pistis Sophia Gesù dice apertamente ai suoi discepoli che il profeta Elia si è reincarnato in Giovanni Battista: «Se volete accogliere Giovanni Battista, egli è l’Elia al quale mi riferivo allorché dissi che sarebbe venuto» (Mt., 11,4)
«In luogo dell’anima degli arconti che (Giovanni Battista) era destinato a ricevere, trovai - negli eoni della sfera – l’anima del profeta Elia: presi lui, tolsi la sua anima, la portai alla vergine luce, lei la passò ai suoi ricevitori, questi la portarono alla sfera degli arconti e la spinsero nel seno di Elisabetta. La forza del piccolo Jao, che è nel mezzo, e l’anima del profeta Elia sono unite nel corpo di Giovanni Battista» (Pistis Sophia, Libro I°, 7,7-8).
La stessa affermazione torna in altri passi del Vangelo di Matteo e del Vangelo di Giovanni, dove però è esposta con un linguaggio non facilmente comprensibile da uno spirito psichico. In Pistis Sophia Gesù spiega ai suoi discepoli il senso delle sue affermazioni: «Quando vi dissi: “Giovanni ha asserito: io non sono il Cristo”, voi avete dubitato e mi rispondeste: “Nella scrittura è scritto: quando verrà il Cristo, sarà preceduto da Elia che preparerà la sua via”; e io vi risposi: “Elia è già venuto, ha preparato ogni cosa - come sta scritto – ed essi [i ricevitori] lo trattarono a loro piacimento”. Visto che voi non capivate che io mi riferivo all’anima di Elia, la quale è unita a Giovanni Battista, mi rivolsi a voi con un linguaggio chiaro, faccia a faccia: “Se volete accogliere Giovanni Battista, egli è l’Elia al quale mi riferivo allorché dissi che sarebbe venuto”» (Pistis Sophia, Libro I°, 7,8-9). Troviamo un’altra prova dell’importanza che il messaggio evangelico attribuisce ai temi della incarnazione e della reincarnazione umana in un antico Libro Sacro Gnostico attribuito all’apostolo Giovanni, il “Libro di Giovanni Evangelista”: «Ma Satana,il Principe di questo mondo, conobbe che io ero venuto per cercare e salvare quelli che erano perduti e mandò un suo messaggero, cioè il profeta Elia, che battezzava con l’acqua ed era chiamato Giovanni Battista» (Libro di Giovanni Evangelista, 10).
La tradizione gnostica vede in Giovanni Battista la reincarnazione dello spirito del profeta Elia! Non è difficile scorgere in questo passo anche un atteggiamento polemico nei confronti delle posizioni della Gnosi Ebraica delle primitive comunità mandee che si rifacevano all’insegnamento di Giovanni Battista. III. Reincarnazione e teologia gnostica Il corpo in cui si reincarna nel ciclo delle rinascite lo spirito umano non diventerà mai parte della natura dello spirito perché “quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è Spirito” (cfr. Vangelo di Tomaso, Loghia 87 e 112) I Maestri Gnostici attribuivano grande importanza a questo aspetto dell’insegnamento del Salvatore, perché ritenevano che la resurrezione interiore dell’anima umana e il suo viaggio verso la liberazione dalle catene dello “spirito di opposizione”, cioè del perispirito materiale, difficilmente si conclude nel corso di una sola vita, perché lo pneuma divino che costituisce l’anima umana può liberarsi dai condizionamenti della materia in cui è imprigionata unicamente prendendo coscienza della propria vera natura e della triste sorte a cui l’ha destinato l’eterno conflitto tra la Luce e le Tenebre. La coscienza nasce dalla percezione angosciosa della esistenza di una alterità tra il Sé divino presente in ogni essere umano e l’infinita molteplicità del mondo sensibile. L’anima umana che non ha completato il proprio processo di Liberazione e che resta a lungo disincarnata decade lentamente nell’oblìo e conduce un’esistenza priva di significato nel mondo delle Tenebre Esteriori, cioè della Materia, sempre più lontana dal Pleroma. Tertulliano, polemizzando con gli gnostici del suo tempo, senza volerlo ci ha illustrato proprio il motivo per cui l’anima umana, imprigionata nei lacci dello spirito corporeo (il perispirito), spinta dal senso di vuoto e di incompletezza che la tormenta dal momento stesso in cui si è ritrovata imprigionata nel mondo sensibile, sente la necessità di superare i limiti tipici della capacità percettiva dello spirito di opposizione e giunge alla decisone di reincarnarsi: «(L’anima) avrà bisogno (della carne) […] non perché le sia impossibile provare sensazioni senza la carne, ma perché è necessario che le provi unita a lei. L’anima, infatti, è capace di soffrire autonomamente nella stessa misura in cui è capace di agire: ma per l’azione presenta qualche carenza, in quanto con le proprie forze è soltanto in grado di pensare, volere, desiderare, disporre, ma per condurre l’azione ad effetto deve attendere l’opera della carne. In modo analogo, dunque, richiede che la carne le sia compagna anche per patire, così da poter soffrire, attraverso di essa, con la stessa pienezza che non avrebbe potuto avere, nell’agire senza la sua presenza» (Tertulliano, La resurrezione dei morti, XVII/3-5). Tertulliano pone giustamente l’accento sul fatto che anche il pensiero è una realtà che difficilmente viene portata ad effetto nell’anima psichica priva di un corpo e, quindi, di un sistema nervoso: «Il pensiero, anche privo di azione e di effetto, è un atto della carne. Ma anche se la sede principale dei sensi, che è chiamata hegemonikon, è stata collocata nel cervello o nello spazio che separa le sopracciglia, o in qualsiasi posto vogliano i filosofi, anche in tale ipotesi ogni possibile sede del pensiero sarà la carne» (Tertulliano, La resurrezione dei morti, XV/4-5). Anche nelle sedute spiritiche gli spiriti disincarnati utilizzano il sistema nervoso del medium per comunicarci in maniera codificata i propri pensieri. L’anima pensa anche quando è disincarnata, ma non può comunicarci tali pensieri in maniera codificata e comprensibile senza l’uso del sistema nervoso di un essere umano: «Continua pure a chiederti se è la carne a portare ad effetto i pensieri: ma se è lei che li rende conoscibili esternamente!» (Tertulliano, La resurrezione dei morti, XV/6) L’anima psichica che vaga priva dei sensi del corpo umano vive nella confusione e nell’oblìo, non può prendere coscienza né del mondo sensibile, cioè del Regno delle Tenebre, né tanto meno della sua negazione, cioè della Pienezza del Regno di Dio (Pleroma). IV. Lo spirito umano si può reincarnare negli animali? In Pistis Sophia troviamo scritto che gli appartenenti a ciascuna specie animale presentano un tipo di spirito corporeo che è loro peculiare e che tali spiriti possono reincarnarsi solo in individui della stessa specie.Gli spiriti degli animali non sono né superiori né inferiori a quelli degli esseri umani, sono semplicemente diversi perché diverso è il tipo di spirito corporeo o «spirito di opposizione» che imprigiona in essi lo pneuma divino.Quando un uomo o un animale muore, la morte scioglie l’anima dalla schiavitù del corpo, ma non dalla schiavitù della materia, perché l’anima dopo la morte continua a vivere imprigionata nelle tenebre dello spirito di opposizione, cioè dell’involucro materiale che media l’incarnazione dell’anima in questo o in quel corpo. Questo vuol dire che per gli gnostici è impossibile che uno spirito umano psichico o ilico si incarni nel corpo di un animale e viceversa. Negli Árya Śūra buddisti leggiamo che lo spirito del Buddha, uno degli spiriti inviati da Gesù di Splendore presso i popoli d’Oriente per rivelare loro la strada che conduce alla Gnosi come ci ha rivelato l’Apostolo Mani, nelle sue vite precedenti si è potuto reincarnare persino in animali come il corvo. Questo è potuto avvenire perché uno spirito umano avviato lungo la strada che conduce alla Gnosi, cioè alla «Illuminazione» e al distacco dai fallaci bisogni della vita nel mondo sensibile, non è condizionato dalla natura del proprio perispirito e può scegliere di reincarnarsi in qualsiasi specie vivente se ritiene che questa scelta gli possa essere utile per proseguire lungo la strada che lo porterà alla liberazione del proprio Sé Vivente, perché non è la materia in sé a rendere prigioniera l’anima, ma l’amore dell’anima per la materia: «La nostra lotta non è contro il sangue e la carne, ma contro le potenze del mondo e contro gli spiriti del male» (Natura degli Arconti, Introduzione). Roma, 8/4/2002
Tratto dal sito SOCIALISMO, GNOSTICISMO E LIBERTA' http://digilander.libero.it/maximusmagnus/
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